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Correlati neurali della disregolazione emotiva nel Disturbo Borderline di Personalità: Effetto del trattamento ed eventi avversi infantili

Lo studio esamina i correlati neurali della disregolazione emotiva del distrubo, valutando gli effetti del trattamento e gli eventi avversi in infanzia

Di Redazione

Pubblicato il 21 Apr. 2015

Questo articolo ha partecipato al Premio State of Mind 2014 Sezione Junior

Correlati neurali della disregolazione emotiva nel Disturbo Borderline di Personalità: Effetto del trattamento ed eventi avversi infantili

Autrice: Benedetta Vai (Università Vita-Salute San Raffaele – Milano)

 

Abstract

Introduzione: Compromissioni nelle abilità di social cognition e di processing emotivo giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel mantenimento del Disturbo Borderline di Personalità (DBP). Diversi studi hanno identificato una disregolazione dell’attività di aree frontali e limbiche durante compiti di social cognition in questo disturbo: un’iperattivazione dell’amigdala e un’ipoattivazione di aree frontali potrebbero rappresentare un correlato neurale del DBP, associato in particolare alla disregolazione emotiva. Sebbene un’alterata risposta funzionale di questo circuito possa identificare un possibile biomarker per il DBP, nessuno studio ha mai valutato, in termini di correlati neurali funzionali al processing emotivo,  le differenze tra questo disturbo e altri disturbi psichiatrici, nè l’effetto di un trattamento e di eventi avversi infantili (ACE – fattori spesso considerati nell’eziopatogenesi del disturbo) sulla risposta neurale. Questo studio ha quindi lo scopo di comparare le riposte funzionali durante un compito di processing implicito di emprimenti emozioni negative tra soggetti sani, pazienti affetti da DBP, disturbi bipolare e schizofrenia, e d’indagare l’effetto di ACE e di 6 mesi di psicoterapia e trattamento farmacologico con clozapina a bassi dosaggi sull’attività neurale di soggetti affetti da DBP. Metodi: Acquisizioni fMRI a 3.0 Tesla sono state usate per studiare i correlate neurali in risposta alla elaborazione implicita di volti esprimenti paura e rabbia in 45 soggetti di sesso femminile: 11 controlli sani, 11 pazienti affetti da DBP, 10 da schizofrenia e 13 pazienti depresse con disturbo bipolare I. Un’Analisi della Varianza a una via (ANOVA) è stata effettuate per esplorare le differenze in termini di diagnosi. Un’ANOVA a due vie ha invece permesso di valutare l’effetto di due fattori: diagnosi (sani vs DBP) e ACE (alti vs bassi). Infine, un’ulteriore ANOVA è stata effettuata in 10 soggetti (5 DBP, testati prima e dopo il trattamento, e 5 controlli sani abbinati) per indagare l’effetto del trattamento combinato. Risultati: I pazienti affetti da DBP hanno mostrato un’iperattivazione dell’amigdala rispetto agli altri gruppi, mentre i pazienti depressi e schizofrenici un’ipoattivazione di quest’area. Inoltre, pazienti borderline hanno mostrato un carico significativamente maggiore di ACE rispetto a soggetti di controllo. In entrambi i gruppi un alto carico di ACE è stato associato a una minore attivazione dell’amigdala e a una maggiore risposta della corteccia prefrontale dorsolaterale. Soggetti borderline, tuttavia, hanno riportato un’iperattivazione basale dell’amigdala e un’ipoattivazione delle regioni prefrontali rispetto ai controlli. Nel DBP il trattamento integrato ha causato un ampio miglioramento sintomatico, affiancato dalla normalizzazione dell’attività dell’amigdala. Conclusioni: I risultati suggeriscono che l’iperattività dell’amigdala potrebbe discriminare soggetti con DBP da altre condizioni psichiatriche. Per quanto riguarda gli ACE, una maggiore attivazione nella corteccia prefrontale dorsolaterale suggerisce la richiesta di un controllo cognitivo maggiore sulle aree limbiche che ha portato, dopo un trattamento clinicamente efficace, a una normalizzazione della reattività dell’amigdala agli stimoli avversi. Cambiamenti di misure fMRI di attività cortico-limbico potrebbero essere di rilevanza clinica nel DBP e potrebbero fornire marcatori biologici affidabili per l’efficacia del trattamento.

English abstract

Background: Impairments in social cognition skills and emotional processing play a key role in the development and maintenance of borderline personality disorder (BPD). Several studies identified a dysregulation of limbic and frontal areas during social cognition tasks. A greater activation of amygdala and hypoactivation of frontal areas may represent a neural biological underpinnings of the disorder, associated with emotional dysregulation, might suggest an inefficient mutual modulation of frontal and limbic areas. Although abnormal renpose in fronto-limbic circuitry may identify a possible biomarker for BPD, no previous study explored the differences, in terms of functional response to emotional stimuli, between this disorder and other psychiatric conditions nor the effect of treatments and of adverse childhood experiences (ACE – factors often considered in the etiopathogenesis of the disorder) on this circuitry. Thus, this study is aimed at comparing the functional brain responses, during emotional processing, of healthy controls, borderline, bipolar depressed and schizophrenic patients, and at investigating the effect of ACE and of 6 months of psychotherapy and pharmacological treatment with clozapine, an atypical antipsychotic, on neural activity in BPD. Methods: A 3.0 Tesla fMRI acquisition was used to study the neural correlates of the passive view of emotional fearful and angry faces in 45 female subjects: 11 healthy control (HC), 11 BPD patients, 10 subjects affected by schizophrenia and13 depressed females with bipolar I disorder. Firstly, a One-Way ANOVA was used to explore the differences in terms of diagnosis. Furthermore, an ANOVA with two factors: diagnosis (BPD vs. HC) and ACE (high vs. low) was performed. Finally, another ANOVA was performed in 10 subjects (5 BPD, tested  before and after treatment, and 5 matched controls) to explore the effect of the combined treatment. Results: BPD subjects showed an hyperactivation of the amygdala compared to other groups, whereas depressed and schizophrenic patients a reduced response. BPD patients showed a significantly higher burden of ACE compared to HC. In both groups higher ACE were associated with a lower activation of amygdala and hyperactivation of dorsolateral prefrontal cortex. Borderline subjects, however, reported a basal increased activity of the amygdala and a reduced response of prefrontal regions compared to HC. Integrated treatment caused a broad symptomatic improvement, paralleled by a normalization of amygdala activity in BPD. Conclusion: Results suggest that the hyperactivity of the amygdale may differentiate BPD from HC and other psychiatric conditions. Concerning ACE, a greater activation in dorsolateral prefrontal cortex suggests a request for a higher control on limbic areas which resulted, after successful treatment, in a normalization of amygdala reactivity to aversive stimuli. Changes of fMRI measures of cortico-limbic activity might be of clinical relevance in BPD and might provide reliable markers for treatment efficacy.

ALLEGATO 1ALLEGATO 2ALLEGATO 3

 

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