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Terremoto dell’Aquila: depressione e alessitimia le conseguenze emotive del trauma

In una ricerca svolta presso l’Università De L’Aquila si sono valutate le reazioni emotive della popolazione in seguito al terremoto del 6 aprile 2009

Di Giada Costantini

Pubblicato il 30 Mar. 2015

Aggiornato il 22 Apr. 2015 09:16

In breve tempo dopo essere stati esposti a un evento traumatico estremo, questi pazienti possono cominciare a sperimentare uno sconvolgimento delle esperienze emotive: se da un lato possono sperimentare stati emotivi intensi correlati al trauma, dall’altro è frequente che i soggetti sviluppino nel tempo una marcata riduzione della capacità di provare emozioni, di entità variabile.

Con il termine “alessitimia”, che letteralmente significa “non avere le parole per le emozioni”, si indica un insieme di deficit della sensibilità emotiva e emozionale, palesato dall’incapacità di riconoscere e descrivere verbalmente i propri o gli altrui stati emotivi. Per diversi autori, una delle funzioni dell’alessitimia è costituita dell’evitamento degli affetti dovuto ad una difficoltà di elaborazione cognitiva degli stessi (Caretti e La Barbera, 2005).

Krystal (2007) ha suggerito che l’alessitimia può svilupparsi in risposta a traumi estremi per proteggere gli individui dall’esperire affetti estremamente dolorosi: disturbi dell’espressione e delle esperienze emotive sono spesso presenti nei pazienti che hanno sviluppato un disturbo post-traumatico da stress. In breve tempo, infatti, dopo essere stati esposti a un evento traumatico estremo, questi pazienti possono cominciare a sperimentare uno sconvolgimento delle esperienze emotive: se da un lato possono sperimentare stati emotivi intensi correlati al trauma, dall’altro è frequente che i soggetti sviluppino nel tempo una marcata riduzione della capacità di provare emozioni, di entità variabile, fino ad arrivare a una vera e propria “anestesia emozionale” (Stone AM, 1993). Inoltre, altre ricerche hanno dimostrato una forte correlazione tra il distrubo depressivo e quello alessitimico (Havilandet al., 1998; Honkalampiet al., 2000; Honkalampiet al., 2005; Lipsanen, Saarijarvi, Lauerma, 2004; Saarijorvi, Salminen, Toikka, 2001) evidenziando una difficoltà-incapacità della persona depressa di identificare ed esprimere i propri sentimenti.

Partendo da queste premesse teoriche, in una ricerca svolta da alcuni studiosi dell’Università De L’Aquila (citata in Costantini, 2012), si sono valutate le reazioni emotive della popolazione aquilana in seguito al terremoto del 6 aprile 2009. Allo studio hanno partecipato 1710 persone e a ciascun partecipante sono state somministrate le scale TAS-20 (Toronto Alexithymia Scale) per la valutazione dell’alessitimia, e BDI (Beck Depression Inventory) per la valutazione del livello di depressione.

Per quanto riguarda la correlazione tra disturbi depressivi e disturbi alessitimici, dall’analisi dei dati emerge un quadro coerente con la letteratura: indipendentemente dai gruppi di appartenenza le strategie di regolazione affettiva sono correlate positivamente al disturbo depressivo. Infatti, in tutte le analisi condotte, il punteggio BDI risulta statisticamente significativo, a dimostrare come gli effetti osservati sono mediati anche dal livello di depressione auto-valutata. Per quanto concerne i risultati emersi dalla scala di alessitimia, anche in questo caso si può affermare che l’effetto significativo per il fattore Genere mostra un quadro coerente con la letteratura, con una generale tendenza femminile a identificare con maggiore difficoltà le proprie sensazioni e una preponderanza maschile al pensiero orientato all’esterno (Taylor et al., 2007). Inoltre, le caratteristiche alessitimiche sembrano essere correlate positivamente con l’età: in entrambi i gruppi, sperimentale e di controllo, è evidente come, con l’avanzare dell’età, si ottengono punteggi più alti, ad indicare come diminuisca la capacità di regolazione affettiva.

Per quanto riguarda la variabile Gruppo, sono stati riscontrati dei punteggi significativamente più alti nel gruppo sperimentale rispetto a quello di controllo, ad indicare la presenza di una possibile correlazione con l’evento traumatico che possa aver influito sulle capacità di identificare, descrivere e regolare le proprie emozioni. D’altra parte è interessante notare come punteggi più alti siano stati riscontrati nei residenti a L’Aquila prima del terremoto (AQ-PRE), piuttosto che tra i residenti a L’Aquila dopo il terremoto (AQ-POST).

Questi risultati potrebbero essere correlati con modalità funzionali di coping utilizzate dai cittadini aquilani. Le caratteristiche di coping, infatti, sono di fondamentale importanza di fronte a eventi molto stressanti come le calamità naturali: gli esseri umani reagiscono con variabili individuali che attengono al loro sistema di conoscenze e di credenze e sviluppano comportamenti più o meno funzionali. Infatti, alcuni meccanismi (come l’avere una rete di relazioni sociali che sostiene l’individuo nei momenti difficili, la capacità di prevedere, di affrontare o di evitare un evento stressante) possono essere senza dubbio dei fattori positivi nell’elaborazione di una risposta.

Proprio sulle aspettative che il singolo soggetto nutre nei confronti della situazione stressante, Levine e Ursin (cit. in Garland, 2001) hanno considerato le strategie di coping come una delle caratteristiche fondamentali che determinano la reazione specifica del soggetto. A tal proposito, si potrebbe ipotizzare che, a fronte di una maggiore predisposizione a tratti alessitimici nel gruppo AQ-PRE, la popolazione aquilana presenta buone capacità di coping per fronteggiare situazioni di stress. D’altra parte, la questione del tipo e dell’efficacia delle strategie di coping utilizzate dai soggetti in situazioni simili, sono state e sono tutt’ora oggetto di grande attenzione da parte dei ricercatori. Tali conclusioni sono certamente interessanti ma sono pur sempre influenzabili da possibili errori o limiti nel protocollo sperimentale.

 

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