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Isolamento sociale, solitudine e longevità: gli effetti sulla salute

Gli individui con relazioni sociali adeguate hanno una possibilità di sopravvivenza di quasi il 50% maggiore rispetto a chi mantiene relazioni insufficienti

Di Luca Scaramagli

Pubblicato il 31 Mar. 2015

Aggiornato il 14 Mag. 2015 14:46

I dati rilevati mostrano come gli individui con relazioni sociali adeguate abbiano una possibilità di sopravvivenza di quasi il 50% maggiore rispetto a chi mantiene relazioni sociali povere o insufficienti. La grandezza di questo effetto, sugli effetti per la salute, può essere comparata allo smettere di fumare e supera molti fattori di rischio ben conosciuti come obesità o inattività fisica.

Solitudine e isolamento sociale possono essere considerati condizioni rischiose per la longevità delle persone così come il fumo di sigarette e l’assunzione di alcol. È quanto affermato da Holt-Lunstad e colleghi, ricercatori della Brigham Young University, in una ricerca condotta su centinaia di studi presenti in letteratura. Gli individui non esistono nell’isolamento, i fattori sociali influenzano tutti gli aspetti della salute degli individui, cognitivi, affettivi e comportamentali, migliorandone la qualità della vita.

Da una revisione della letteratura, su 148 studi riguardanti oltre 300.000 partecipanti, isolamento sociale e solitudine sono risultati un buon predittore di rischio di mortalità al pari di altri comportamenti. Smith afferma infatti: “Fisiologi, professionisti della salute, educatori, e  i media pubblici considerano fattori di rischio il fumo di sigaretta, la dieta, e la seria attività fisica; i dati presentati qui considerano i fattori di rischio delle relazioni sociali un caso avvincente che andrebbe inserito in quella lista”.

Gli autori dello studio inseriscono infatti il rischio di mortalità causato da condizioni di solitudine nella stessa categoria di comportamenti come il fumo di sigarette o l’assunzione di alcol. Stimano inoltre che queste condizioni superino i rischi per la salute causati dall’obesità.

I dati rilevati mostrano come gli individui con relazioni sociali adeguate abbiano una possibilità di sopravvivenza di quasi il 50% maggiore rispetto a chi mantiene relazioni sociali povere o insufficienti. La grandezza di questo effetto, sugli effetti per la salute, può essere comparata allo smettere di fumare e supera molti fattori di rischio ben conosciuti come obesità o inattività fisica.

Dunque in questo studio sono state prese in considerazione tutte le condizioni dei partecipanti, partendo da età e genere fino allo status socioeconomico e alle condizioni di salute preesistenti, rilevando che, isolamento e solitudine sono un buon predittore di rischio di mortalità tra le popolazioni più giovani, indicativamente sotto i 65 anni di età.

L’effetto positivo delle relazioni sociali rimane quindi consistente attraverso un buon numero di fattori, sottolineando che l’associazione con il rischio di mortalità possa essere generale e riguardare tutto lo spettro della popolazione, e quindi gli sforzi per ridurre il rischio non dovrebbero essere limitati all’anzianità.

Forse la sfida più importante posta da queste evidenze è come effettivamente utilizzare le relazioni sociali per ridurre il rischio di mortalità.

Studi preliminari hanno dimostrato come interventi sociali formalizzati siano importanti nella riduzione del rischio di mortalità. Inoltre uno dei comportamenti degli anni moderni da tenere in considerazione è certamente l’utilizzo di internet, che, accorciando le distanze fra le persone e aumentando le possibilità di “ incontro” può ridurre l’isolamento e la solitudine; con il rischio però di causare l’instaurarsi di relazioni superficiali o poco autentiche.

Gli autori concludono suggerendo che, facilitando le persone nell’instaurare le relazioni sociali naturali di tutti i giorni e costruendo interventi basati sulle comunità, si ha molto più successo rispetto al fornire supporto sociale attraverso personale specializzato. Fanno eccezione i casi in cui le relazioni sociali degli individui appaiono essere deteriorate o assenti. Altri studi sono comunque necessari per individuare quali interventi possano essere designati e valutati per favorire le relazioni sociali.

Gli interventi basati sulle relazioni sociali rappresentano infatti un’ottima opportunità di migliorare non solo la qualità della vita ma anche la longevità.

 

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Luca Scaramagli

Dottore Magistrale in Psicologia Cognitiva Applicata

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