I siti RIP sono legittimi santuari virtuali che consentono a più persone (tra loro estranee), di identificarsi nel provare il dolore del lutto, proprio come deporre fiori sulla scena di una morte tragica.
Subito dopo la morte di qualcuno è sempre più frequente vedere il susseguirsi di messaggi pubblici di dolore di massa su Facebook. L’articolo pubblicato sulla rivista New Review of Hypermedia and Multimedia indaga la portata mediatica della morte e la sua relazione con la pubblica espressione del dolore attraverso il crescente utilizzo dei media.
La società contemporanea è lontana dall’idea di morte: poche persone muoiono in casa e gli ospedali e le cappelle funerarie ne affrontano le conseguenze, i rituali funebri sono privati, molti dei quali non sono socialmente supportati fuori dai confini di casa. Recentemente, la pubblica espressione del dolore quotidiano per la morte di qualcuno diventa dominio pubblico da un punto di vista mediatico, grazie alla massiccia presenza di fiction, film, notizie di cronaca che costantemente ci raccontano notizie diverse su questo tema.
Molte persone considerano i memoriali online come canali destinati ai “turisti del dolore”, ma è giusto considerare la mediatizzazione della morte come un canale per soddisfare la curiosità di occasionali utenti?
Klastrup afferma che le pagine RIP forniscono uno spazio comune per condividere il dolore e sentirsi più uniti di fronte alla morte. I siti RIP sono legittimi santuari virtuali che consentono a più persone (tra loro estranee), di identificarsi nel provare il dolore del lutto, proprio come deporre fiori sulla scena di una morte tragica. L’autrice ha osservato diverse pagine RIP in cui si omaggiano i malcapitati al punto di diventare delle “celebrità” post mortem.
Si è visto che maggiore era la copertura mediatica maggiori erano i messaggi inviati soprattutto da parte di persone estranee al defunto.
E’ emerso che molte persone tendevano a indirizzare i propri messaggi direttamente alle persone scomparse, probabilmente questo rappresenta un tentativo di mantenere in vita la persona e la memoria. Una mancanza di spirito collettivo si osservava in individui che lasciavano messaggi di dubbia simpatia come lasciare una candela o un fiore senza poi tornare a visitare la pagina.
Le pagine RIP hanno cambiato la velocità, la portata e la forma di vivere il lutto. I mezzi di informazione aumentano la consapevolezza del singolo individuo stimolando l’espressione del dolore pubblico e l’empatia.
Abbiamo bisogno di più studi che approfondiscano la relazione tra i media e le piattaforme sociali digitali, e bisognerebbe infine indagare il ruolo che entrambi i tipi di media svolgono come mediatori o come creatori di un nuovo modo di intendere il lutto.
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BIBLIOGRAFIA:
- Klastrup, L. (2014). “I didn’t know her, but…”: parasocial mourning of mediated deaths on Facebook RIP pages. New Review of Hypermedia and Multimedia. DOWNLOAD