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Facebook: il confronto con gli altri può renderci depressi? – Psicologia del Social Network

Se Facebook è utilizzato per confrontare il proprio status sociale con quello degli altri può provocare invidia e quindi lo sviluppo di sintomi depressivi

Di Laura Pancrazi

Pubblicato il 19 Feb. 2015

Aggiornato il 03 Giu. 2015 14:23

FLASH NEWS

“Facebook può essere un passatempo salutare e divertente se lo si utilizza per restare in contatto con la propria famiglia o con qualche vecchio amico. Tuttavia, se esso è utilizzato per indagare il benessere economico di un conoscente o la relazione sentimentale di un amico intimo – cose che causano invidia agli altri utenti – può conseguirne lo sviluppo di una sintomatologia depressiva”.

L’utilizzo di Facebook è diventata un’attività quotidiana per molti milioni di persone, nel bene e nel male. Proprio perché l’impatto di tale social network è stato così ampio, gli psicologi sono interessati ad approfondire il vissuto emotivo a esso associato e studiare il modo in cui il suo utilizzo quotidiano può influenzare la salute mentale degli individui.

In particolare, i ricercatori dell’University of Missouri hanno scoperto che l’utilizzo di Facebook può suscitare invidia tra i suoi fruitori, portando conseguentemente allo sviluppo di sintomi depressivi. Margaret Duffy, docente di comunicazione strategica presso l’ MU School of Journalism, afferma che la modalità e gli scopi con cui si utilizza il social network determinano le reazioni emotive delle persone. Più precisamente, “Facebook può essere un passatempo salutare e divertente se lo si utilizza per restare in contatto con la propria famiglia o con qualche vecchio amico. Tuttavia, se esso è utilizzato per indagare il benessere economico di un conoscente o la relazione sentimentale di un amico intimo – cose che causano invidia agli altri utenti – può conseguirne lo sviluppo di una sintomatologia depressiva”.

Insomma, un conto è l’utilizzo intelligente di un social network in quanto tale, ovvero come strumento per mantenere attivamente una rete di contatti interpersonali; diverso è invece utilizzarlo per ficcanasare, spettegolare, scuriosare i fattacci altrui e rimanere costantemente delusi e insoddisfatti quando qualcuno dei nostri contatti pubblica le foto di una vacanza costosa in qualche luogo da favola, o immortala momenti intimi di apparente perfezione con il proprio partner o, ancora, fotografa la propria lussuosa auto nuova fiammante.

Quello che Duffy e Edson Tandoc, dottorando presso l’MU ed assistente docente presso la Nanyang Technological University a Singapore, definiscono “survelliance use of Facebook”, consiste nel servirsi di esso come strumento per confrontare la propria condizione e stile di vita con quelli altrui.

In questo studio, gli autori hanno osservato molti giovani utenti intenti nell’utilizzo del social network, concludendo che nel momento in cui se ne fa un utilizzo del tipo “surveillance” si tendono a provare sentimenti d’invidia ed una serie di sintomi depressivi ad essa associati. Queste persone dimenticano probabilmente che uno dei motivi che spinge le persone ad utilizzare i media è la possibilità di riflettere tramite questi un’immagine positiva di sé stessi. Insomma, provare invidia, oltre ad essere controproducente, è anche del tutto immotivato: nessuno pubblicherà mai foto del proprio partner colto sul fatto mentre tradisce, nessuno diffonderà un selfie scattato nel momento successivo alla comunicazione del proprio licenziamento, nessuno condividerà la foto di quel giorno che siamo tornati a casa e l’abbiamo trovata devastata dopo che degli abili topi d’appartamento vi hanno fatto visita. Sarebbe comunemente ritenuto assurdo dare un’immagine di sé stessi come traditi, licenziati, derubati … in altre parole, deboli e sfortunati. Sarebbe un colpo basso inferto alla propria autostima!

“E’ importante che si studi l’impatto dei social media” dice Tandoc.Basandoci sui nostri studi, che d’altra parte sono in linea con quanto riscontrato fino ad ora da altri ricercatori, l’utilizzo di Facebook può avere effetti positivi sul benessere personale. Ma quando causa invidia tra gli utenti, allora questa è tutta un’altra storia. Le persone dovrebbero essere consapevoli di quanto sia importante nella nostra società l’immagine che si dà di sé stessi, motivazione che spinge gli individui a postare solo foto e commenti che possano dare un’idea positiva e un aiutino all’autostima che, probabilmente, è tanto scarsa da calpestarla. Questa consapevolezza diminuirebbe senz’altro i sentimenti d’invidia e il conseguente sviluppo di tratti depressivi, dandoci modo di utilizzare Facebook come quel che dovrebbe essere, una risorsa che ci consenta di mantenere attiva la nostra rete sociale.”

 

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Laura Pancrazi
Laura Pancrazi

Psicologa clinica. Specializzanda in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale.

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