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Empatia: maggiore quando a provare dolore sono i familiari!

Lo studio dimostra che la risposta empatica al dolore fisico provato dall’ altro è più forte in presenza di familiari piuttosto che di estranei - Psicologia

Di Laura Stefanoni

Pubblicato il 03 Feb. 2015

Aggiornato il 02 Mar. 2015 10:48

FLASH NEWS

I risultati dello studio hanno così messo in evidenza come, in entrambe le specie, la risposta empatica al dolore fisico provato dall’ altro fosse più forte in presenza di familiari rispetto a quando ci si trova con estranei.

Con il termine empatia ci si riferisce alla capacità di condividere e di sentire le emozioni degli altri. Facendo riferimento alla prospettiva della psicologia umanistica e in modo particolare alla definizione di Carl Rogers, per empatia si intende la capacità di utilizzare gli strumenti della comunicazione verbale e non verbale per mettersi nei panni dell’altro, in un contesto di accettazione autentica e non giudicante. Secondo Rogers, è proprio questa accettazione incondizionata e non giudicante dell’altro che permetterebbe di comprenderne realmente il vissuto, identificandosi, seppur parzialmente, con la prospettiva da cui egli vede il mondo.

Un deficit della capacità empatica è all’ origine, secondo lo stesso Presidente Obama, di molte incomprensioni, divisioni e conflitti all’interno della società. Obiettivo di un recente studio condotto da Mogil, professore di psicologia presso l’Università McGill di Montreal, e pubblicato su Current Biology, è stato proprio quello di indagare come tale capacità si sviluppi tra persone tra loro estranee.
L’empatia, sempre più frequentemente oggetto di studio alla luce del ruolo che svolge in diversi disturbi psicologici, come i disturbi dello spettro autistico, viene spesso indagata utilizzando stimoli dolorosi in quanto l’esperienza di dolore è universalmente comprensibile e facile da misurare. Lo stesso approccio è stato utilizzato anche da Mogil al fine di studiare la risposta empatica negli esseri umani e in mammiferi minori, come i topi. In modo particolare, nel corso dello studio, la risposta empatica al dolore fisico è stata indagata in diversi scenari: quando i soggetti erano soli, in presenza di familiari oppure in presenza di estranei. I risultati dello studio hanno così messo in evidenza come, in entrambe le specie, la risposta empatica al dolore fisico provato dall’ altro fosse più forte in presenza di familiari rispetto a quando ci si trova con estranei.

È emersa, inoltre, una differenza nel livello di stress dei partecipanti allo studio, più alto in situazioni in cui i soggetti si trovano con estranei rispetto a quando si trovano con familiari o sono da soli. Secondo gli autori, questi risultati permetterebbero di ipotizzare che lo stress costituisce un fattore causa della minore risposta empatica nei confronti degli estranei.
Per verificare questa ipotesi è stata valutata la risposta empatica in presenza di estranei in seguito alla somministrazione del metyrapone, un farmaco in grado di bloccare la risposta di stress, e dopo aver giocato per 15 minuti al videogioco Rock Band®, nei soggetti umani. In entrambi i casi, si è osservato un incremento della risposta empatica dei soggetti.
Secondo Mogil

“anche un’esperienza condivisa di tipo superficiale, come giocare a Rock Band® insieme ad un estraneo può portare le persone  ad uscire dalla zona-estraneo e a considerare gli altri come persone familiari, generando significativi livelli di empatia. Questi risultati fanno emergere nuove e interessanti domande sul ruolo di un deficit nell’empatia in diversi disturbi psicologici e anche nei conflitti sociali sia a livello personale che sociale; è, inoltre, piuttosto sorprendente che l’empatia sembra comportarsi esattamente allo stesso modo nei topi e negli uomini”.

 

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Laura Stefanoni
Laura Stefanoni

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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