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Strategie e consigli utili per fare coming out in famiglia

La gestione di una relazione omosessuale richiede sostegno emotivo, soprattutto dai parenti. Per questo è necessario un efficace coming out in famiglia.

Di Angela Ganci

Pubblicato il 19 Gen. 2015

Aggiornato il 05 Ago. 2022 12:25

Il compito di gestire una relazione omosessuale, in una società prevalentemente eterosessuale, richiede forza e sostegno emotivo, ecco perché è necessario che il coming out sia efficace, perché ciò facilita la piena accettazione di sé e la felicità di coppia.

Il termine coming out è ormai entrato a far parte del linguaggio comune per indicare lo svelamento del proprio orientamento omosessuale. Pochi però sanno che l’etimologia completa del termine è coming out of the closet, dove con closet si indica armadio, ripostiglio, quel posto privato in cui si tengono generalmente le cose riservate, fuori dalla vista degli altri (Westheimer e Lopater, 2004).

Già da questa definizione si comprende come dichiarare apertamente la propria omosessualità non sia un compito facile. Da un lato, infatti, tale dichiarazione arriva di solito alla fine di un lento e complesso processo di costruzione di un’identità sessuale, fatto di scoperte, sperimentazioni e non di rado conflittualità; dall’altro, in una società in cui essere omosessuali è ancora motivo di vergogna, il pregiudizio rende spesso doloroso il momento in cui rivelarsi. C’è poi da considerare che non esiste un momento preciso in cui la consapevolezza della propria omosessualità conduce al desiderio di fare coming out. Tale presa di coscienza può avvenire tanto nell’adolescenza, quanto in età adulta, anche se è più comune che i gay facciano coming out più precocemente delle lesbiche (Butler, 2010).

A prescindere dal momento, è indubbio che le risposte ricevute possano essere determinanti nello sviluppo della scoperta di sé come omosessuale, soprattutto quando ciò implica un cambiamento nelle relazioni con genitori, amici, colleghi di lavoro, o con la propria moglie o compagna.

E’ comune nascondere la propria sessualità per il timore delle conseguenze negative conseguenti alla scoperta da parte dei familiari. E’ da tenere in conto che le loro reazioni possono essere cariche di ostilità, magari perché permeate esse stesse dai pregiudizi della società e dalla preoccupazione della ghettizzazione in cui il/la proprio/a figlio/a sarà esposto/a. Se la società non è ancora pronta ad accettare l’omosessuale, l’omosessuale, da parte sua, non sceglie di diventare tale, semmai si ritrova con il problema di dover giustificare una sessualità che sente semplicemente come parte naturale di sé.

Il compito di gestire una relazione omosessuale, in una società prevalentemente eterosessuale, richiede forza e sostegno emotivo, ecco perché è necessario che il coming out sia efficace, perché ciò facilita la piena accettazione di sé e la felicità di coppia.

Non bisogna sottovalutare il fatto che fare coming out innesca spesso una crisi a livello familiare, imperniata su alcune tipiche risposte, come Stai dicendo questo solo per metterti contro di noi oppure E’ solo una fase: vedrai che poi ti piaceranno le donne o ancora E’ colpa nostra se sei gay.

Dietro a ognuna di queste risposte si nasconde una paura, cui si può controbattere in modi che restituiscano la propria dignità e serenità.

Innanzitutto, è utile rassicurare i propri genitori, dicendo che si vuole solo essere onesti con loro, che la sincerità è espressione di amore e non potrà che migliorare il rapporto.

E’ opportuno sottolineare, con calma, ma fermezza, che non si tratta di un alcun modo di una situazione temporanea. Sempre con calma si deve rispondere a quegli attacchi manipolatori del tipo Mi farai morire dal dispiacere, oppure Che abbiamo fatto di male per meritare questo?. Più facile, a dirsi che a farsi, in molti casi! In generale, però, è sempre un’ottima arma non rispondere agli scoppi emotivi dei tuoi genitori, gridando a propria volta. Se c’è il rischio di essere colpevolizzati e si vive una sensazione di disagio insostenibile, si può prendere una pausa per pensare meglio a mente lucida.

Ancora, se il genitore si sente in colpa se il figlio è gay, è bene assumersi personalmente la responsabilità del proprio orientamento. Una tattica che i genitori apprezzeranno. Potrebbe a tal proposito essere utile leggere testimonianze di altre famiglie di omosessuali, così da diminuire il loro senso di colpa e vergogna.

In ogni caso, è necessario sempre mettere i propri sentimenti al primo posto. Perché si può essere responsabili solo delle proprie emozioni e delle proprie decisioni, non di quelle degli altri. I genitori non devono tanto capire, quanto accettare, e possono sempre scegliere di essere fieri del proprio figlio, non devono per forza sentirsi infastiditi o nascondersi dalla società che non capirebbe.

Anche chiedere aiuto a qualcuno della famiglia di cui ci si fida e a cui si è già fatto coming out è una buona strategia, soprattutto se questi ha un’influenza positiva sulla famiglia e può aiutarla a riconsiderare la sua posizione.

Solo la perseveranza e la dignità nello svelarsi può condurre gli altri all’accettazione della propria sessualità. E anche se, dopo sforzi ripetuti, i genitori si rifiutassero comunque di comprendere, si dovrebbe cercare supporto altrove. Senz’altro sarebbe meglio se in famiglia regnassero mutuo rispetto e tolleranza, ma se questo non fosse possibile, è necessario proseguire la propria strada e non lasciarsi intimorire nel perseguire la propria realizzazione.

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • Butler, C., O’ Donovan, A., e Shaw, E. (2010). Sex, Sexuality and Therapeutic Practice. New York: Routledge/Taylor & Francis Group
  • Sanderson, T. (1997). Assertively Gay. How to build gay self-esteem. London: The other Way Press
  • Westheimer, R.H., e Lopater, S. (2004). Human Sexuality. A Psychosocial perspective. Philadelphia: Lippincott Williams & Wilkins
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Angela Ganci
Angela Ganci

Psicologia & Psicoterapeuta, Ricercatrice, Giornalista Pubblicista.

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