I risultati hanno evidenziato che chi dormiva per periodi più brevi e andava a letto più tardi riportava una maggiore presenza di pensieri negativi rispetto agli altri.
Secondo Jacob Nota e Meredith Coles, ricercatori alla Binghamton University, il giusto riposo non è solo una questione di quanto si dorme ma, anche e soprattutto, di quando tempo si dedica al farlo.
Da un loro recente studio risulta che chi va a dormire molto tardi la sera è sopraffatto più spesso e in misura maggiore da pensieri negativi e ricorrenti rispetto a chi rispetta gli orari più “standard” del ritmo sonno-veglia.
Che ci sia un legame tra i disturbi del sonno e pensieri negativi è noto: pensieri pessimistici che sembrano ripetersi nella mente, la sensazione di aver poco controllo sul rimuginio, la tendenza a preoccuparsi troppo per il futuro così come la tendenza a ripensare eccessivamente al passato e la presenza di fastidiosi pensieri intrusivi, oltre a essere spesso tipici di altri disturbi, si ritrovano infatti anche molto di più in chi ha problemi del sonno rispetto a chi dorme sufficientemente bene.
In questo studio i ricercatori hanno chiesto a 100 giovani adulti di compilare una batteria di test e di eseguire due compiti al computer atti a misurare quanto si preoccupassero, rimuginassero o avessero pensieri ossessivi. Oltre a questo è stato chiesto loro quali fossero le loro abitudini relative al sonno.
I risultati hanno evidenziato che, effettivamente, chi dormiva per periodi più brevi e andava a letto più tardi riportava una maggiore presenza di pensieri negativi rispetto agli altri.
Questo studio fa parte di una linea di ricerca che esamina la relazione tra i comportamenti di sonno-veglia e la salute mentale, riuscire ad approfondire la conoscenza di questo legame potrebbe portare interessanti spunti a livello clinico e aiutare i trattamenti dei disturbi d’ansia o altre psicopatologie.
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BIBLIOGRAFIA:
- Nota, J. A., Coles, M. E. (2014). Duration and Timing of Sleep are Associated with Repetitive Negative Thinking. Cognitive Therapy and Research, DOI:10.1007/s10608-014-9651-7