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Abuso verbale sul posto di lavoro: esistono differenze di genere?

Gli studi hanno rilevato che tra le vittime di abusi verbali sul posto di lavoro gli uomini sarebbero più a rischio rispetto alle donne - Psicologia

Di Laura Pancrazi

Pubblicato il 04 Dic. 2014

Aggiornato il 03 Giu. 2015 14:37

FLASH NEWS

Gli studi hanno rilevato una differenza di genere tra le vittime di abusi verbali sul posto di lavoro e, nello specifico, suggeriscono che gli uomini sarebbero più a rischio rispetto alle donne.

I ricercatori dell’Institut Universitaire de Santé Mentale de Montréal e dell’University of Montreal erano interessati ad indagare se esista una prevalenza di genere tra le vittime di abusi verbali sul posto di lavoro. E’ molto importante soffermarsi sul tema degli abusi in contesto lavorativo, dal momento che essi hanno gravi conseguenze a livello psicologico. In effetti, esistono già numerose ricerche su tale tema, alcune delle quali sottolineano anche l’importanza di prendere in considerazione le variabili sociodemografiche come, ad esempio, il genere. Ad ogni modo i risultati sono spesso confusi e contraddittori e non si è ancora riuscito a definire con chiarezza se gli uomini o le donne siano soggetti maggiormente a rischio.

Per questa ragione Stephane Guay, direttore del Trauma Studies Center dell’Institut Universitaire de Santé Mentale de Montréal, nonché principale autore della ricerca di seguito presentata, ha pensato di identificare e riassumere tutti gli studi precedenti che indagavano la tematica degli abusi verbali sul luogo di lavoro, tenendo in conto nelle loro analisi del genere delle vittime.

Dopo un raffinato processo di selezione, l’autore ha deciso di prendere in considerazione 29 dei 90 studi tra quelli identificati; tra quelli prescelti, la maggior parte (24) erano stati condotti nell’ ambito del settore sanitario.

Dalle analisi di tali ricerche emerge che in circa il 50% dei casi (15 studi su 29) non viene rilevata una differenza di genere significativa, ovvero non sarebbe dimostrata una prevalenza di abusi verbali rivolti alle donne oppure agli uomini. Questa omogeneità potrebbe essere spiegata dal fatto che gli studi sono stati perlopiù condotti in ambito sanitario: gli uomini si sarebbero adattati ad un contesto prevalentemente gestito da donne adottando comportamenti che, stereotipicamente, sono considerati appartenere al genere femminile. Per esempio, userebbero più spesso comunicazioni di tipo tecnico e un approccio meno aggressivo rispetto a uomini che lavorano in altri settori.

Sorprendentemente, invece, gli studi che rilevano una differenza di genere tra le vittime di abusi verbali sul posto di lavoro suggeriscono che gli uomini sarebbero più a rischio rispetto alle donne. Infatti, 11 studi rilevano la prevalenza di tali comportamenti rivolti a personale di sesso maschile, mentre solo 4 studi rilevano la presenza di tali atteggiamenti come maggiormente rivolti a personale di genere femminile.

Sorpreso da tali risultati, Sthephane Guay cerca alcune spiegazioni a questo fenomeno. Ipotizza innanzitutto che in un posto di lavoro a maggioranza femminile ci si aspetti che gli uomini assumano un atteggiamento più protettivo, e questo li renderebbe più vulnerabili. Un’altra spiegazione potrebbe essere legata al fatto che è socialmente più accettato aggredire verbalmente un membro del “sesso forte”, considerato in grado di difendersi, piuttosto che una donna, la quale è considerata comunemente più vulnerabile. Questa ipotesi sarebbe resa ancora più plausibile dal fatto che la maggior parte dei colpevoli di abusi verbali sul lavoro sono persone di sesso maschile. Infine, la terza spiegazione proposta dall’autore sarebbe quella secondo cui gli uomini tenderebbero ad essere più arroganti se provocati, andando in questo modo a peggiorare la situazione. Le donne, invece, avrebbero maggiori capacità di negoziazione.

Ad ogni modo, alcune delle limitazioni metodologiche di tale studio ci impediscono di tirare conclusioni definitive. Il fatto che i soggetti provenissero prevalentemente da categorie sanitarie e negli studi venissero prese in considerazione poche altre categorie professionali è un limite importante. Altri fattori limitanti i risultati di questa ricerca sono, ad esempio, la mancanza di chiarezza su ciò che si intende per “abuso verbale”, o il fatto che la tolleranza della violenza verbale sulle donne sia legata soprattutto a certi contesti culturali.

Rimane comunque importante approfondire queste tematiche e continuare a lavorare in questa direzione. Infatti, molte persone passano la maggior parte del loro tempo sul posto di lavoro, e il tipo di ambiente in cui questo si svolge va in questo modo ad incidere sulla qualità della vita delle persone. Lavorare in un ambiente dignitoso, rispettoso e piacevole significa, in sostanza, migliorare la qualità del nostro umore, diminuire lo stress percepito e, in generale, vivere meglio anche fuori dal contesto strettamente lavorativo.

 

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Laura Pancrazi
Laura Pancrazi

Psicologa clinica. Specializzanda in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale.

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