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Quando lo scienziato indica la cometa… La missione Rosetta e il fisico Matt Taylor: come varia la nostra capacità di comprendere un messaggio?

Ci concentriamo sul contenuto effettivo di una comunicazione quando riteniamo di avere le abilità e la motivazione per farlo - Psicologia sociale

Di Gianluca Minucci

Pubblicato il 21 Nov. 2014

Aggiornato il 10 Dic. 2014 11:24

Ci concentriamo sul contenuto effettivo di una comunicazione quando riteniamo di avere le abilità e la motivazione per farlo.

Il fisico britannico Matt Taylor, dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), il 12 Novembre ha suscitato molte polemiche per la camicia con immagini di pin-up indossata mentre descriveva le fasi dell’atterraggio sulla cometa del lander Philae staccatosi dalla sonda Rosetta.

La camicia è stata considerata sessista, poco adatta ad una diretta televisiva internazionale, ed ha deviato l’attenzione delle persone e dei media che invece di soffermarsi sull’importanza della missione hanno cominciato a parlare e scrivere articoli sull’inadeguatezza dell’outfit. Alla fine il fisico ha chiesto scusa in lacrime per il suo abbigliamento eccentrico ma le voci ancora non si sono placate.

Cosa ha portato a questo? Perché un fatto apparentemente innocuo come la scelta del vestito, ha pregiudicato un importantissimo evento scientifico, ovvero il primo atterraggio su una cometa?

La psicologia sociale ci offre un modello che descrive in che modo può avvenire il cambiamento di atteggiamento verso una persona o evento. Secondo il modello di probabilità dell’elaborazione, le persone in alcune circostanze sono motivate ed in grado di prestare attenzione al messaggio trasmesso dalla comunicazione ed altre volte no. Tale modello serve a capire come certi aspetti della comunicazione, come la validità degli argomenti o l’autorità della fonte, hanno importanza e quando invece non ne hanno.

In ogni momento ci troviamo all’interno di un continuum di probabilità di elaborazione dove la vicinanza ad una delle 2 estremità (alta e bassa) determina i processi cognitivi che mettiamo in atto per pensare e comprendere i messaggi.

In base al modello, se ci troviamo all’estremità alta del continuum siamo in grado di prestare una profonda attenzione ai contenuti del messaggio: il nostro atteggiamento riguardo il contenuto della comunicazione segue quindi la via centrale dell’elaborazione e si basa sul pensiero controllato. Al contrario, se per qualsiasi ragione non siamo in grado di capire il contenuto del messaggio, allora l’elaborazione segue una via periferica e che si basa sul pensiero automatico.

La via centrale è attiva quando si hanno le capacità e la volontà di evocare ragionamenti in risposta al contenuto sostanziale di una comunicazione. L’elaborazione segue invece la via periferica quando la persona fonda i propri giudizi su elementi che non sono relativi al contenuto specifico di una comunicazione come, ad esempio, il contesto oppure l’abbigliamento del comunicatore.

In altre parole, ci concentriamo sul contenuto effettivo di una comunicazione quando riteniamo di avere le abilità e la motivazione per farlo. Il discorso in questione era una spiegazione molto tecnica delle fasi di atterraggio di una sonda su una cometa ed è quindi facile immaginare la difficoltà di comprensione per i non addetti ai lavori. Ciò ha fatto sì che l’informazione passasse per la via periferica, portando le persone a concentrarsi più sulla camicia che sulla missione.

 

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Gianluca Minucci
Gianluca Minucci

Dottore in Psicologia Clinica e della Salute

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