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L’assertività e gli stili di comportamento – Parte seconda

L’assertività é descritta da vari autori lungo un continuum comportamentale che va dalla passività all’ aggressività, estremi indicati come disfunzionali.

Di Massimiliano Iacucci

Pubblicato il 26 Nov. 2014

PARTE 2

Gli Stili di Comportamento

L’assertività viene descritta da vari autori lungo un continuum comportamentale che va dalla “passività” all’ “aggressività”, estremi indicati come negativi e disfunzionali, che rappresentano l’assenza di assertività.

Nell’ area intermedia viene individuata l’assertività quale comportamento sociale funzionale ed efficace (Anchisi, Gambotto Dessy, 1989; Campanelli, 1995).

La differenza basilare sta nel fatto che l’assertività è fondata sul rispetto e sull’ autoresponsabilità, mentre nella non-assertività questi due fattori sono assenti. Il soggetto con un comportamento assertivo è colui che è capace di avere un atteggiamento positivo verso se stesso e verso gli altri e di riconoscere, rispettare ed esprimere i propri bisogni nel rispetto di quelli altrui. Quando mancano, invece, la fiducia in sé e nell’ altro e il rispetto verso se stessi e gli altri, è molto più probabile che le persone reagiscano ad una particolare situazione con modalità non-assertive.

Comportarsi in modo assertivo vuol dire bilanciare i bisogni degli altri con i propri. È un gioco a due a variabile zero, in cui non c’è uno sconfitto e un vincente, ma entrambi gli interlocutori della relazione sono vincenti. I bisogni di entrambi vengono tenuti in considerazione e si può scegliere se dare la priorità alle necessità altrui o se considerare maggiormente le proprie necessità.

Comportamento:

Passivo

Quando si antepongono i bisogni degli altri ai propri.

Aggressivo

Quando si antepongono i propri bisogni a quelli altrui.

Assertivo

Quando si equilibrano i propri e gli altrui bisogni si agisce secondo le priorità che emergono.

Nell’ uso comune si definiscono le persone come assertive, passive o aggressive, ma è più corretto utilizzare l’espressione “stile di comportamento” assertivo, passivo o aggressivo. Sebbene le persone possano mettere in atto comportamenti assertivi, passivi o aggressivi, in realtà ciascuna di esse mostra una tendenza ad avere un certo stile di comportamento. Noi tutti ci comportiamo in maniera diversa a seconda delle situazioni: a volte siamo passivi, altre volte aggressivi, altre ancora assertivi (Hare, 1988).

Non esistono persone sempre assertive, ma solo comportamenti assertivi, che possono essere manifestati da tutti. Ciononostante, è vero che esistono persone che tendono ad essere aggressive, passive o assertive nella maggior parte delle situazioni” (Giannantonio, Boldorini, 2002).

Stili anassertivi

Nelle dinamiche interattive, quindi, è possibile delineare due modalità comunicative in netto contrasto l’una con l’altra, ma entrambe anassertive: quella passiva e quella aggressiva.

Sebbene le persone non siano mai sempre e solo aggressive, passive o assertive, ciascuno di noi protende verso un determinato stile relazionale o tende ad adottarlo in particolari circostanze esterne o interne.

Lo stile comunicativo stesso può differenziarsi sulla base di alcune variabili insite nella situazione specifica o relative allo stato psico-fisiologico della persona in un determinato momento. Un esempio di ciò può essere costituito dal silenzio, il cui valore assertivo, aggressivo o passivo è strettamente vincolato alla situazione specifica.

E’ pertanto da sottolineare che per rendere più agevole la comprensione dei concetti verranno illustrate esclusivamente le modalità comunicative poste ai poli del continuum relazionale, nonostante vi siano molte sfumature comportamentali e la stessa persona può adottare stili comportamentali diversi in contesti situazionali o psico-fisiologici diversi.

La stessa persona può essere, infatti, remissiva e passiva con i propri genitori, ma allo stesso tempo aggressiva con il partner o con i propri figli. I concetti a cui ci riferiamo, pertanto, si riferiscono a comportamenti e non a personalità ed essendo comportamenti possono essere appresi o modificati.

Per comodità espositiva si parla di un continuum che va dal comportamento passivo al comportamento aggressivo e nell’ area intermedia si situerebbe il comportamento assertivo.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

L’assertività e gli stili di comportamento – Parte Prima

 

BIBLIOGRAFIA:

  •  Galeazzi A. (1994), Personalità e competenza sociale. Pordenone, ERIP.
  • Anchisi, R., Gambotto Dessy, M. (1989). Non solo comunicare (teoria e pratica del comportamento assertivo). Cortina, Milano. ACQUISTA ONLINE
  • Bonenti, D., Meneghelli, A. (1992). Assertività e training assertivo. Franco Angeli. Milano ACQUISTA ONLINE
  • Campanelli, M. (1995). Affermatività ed abilità sociale – Repertori differenti e costitutivi della competenza sociale. Terapia del comportamento, 5, 3-16. 
  •  Giannantonio M., Boldorini A.L. (2002). Autostima, Assertività e Atteggiamento positivo. Ecomind, Salerno.  ACQUISTA ONLINE
  • Hare B. (1988). Be assertive, Optima, London.
  • Sanavio, E (1998) Psicoterapia cognitiva e comportamentale, Carocci ed.  ACQUISTA ONLINE
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Massimiliano Iacucci
Massimiliano Iacucci

Psicologo della salute, clinico e di comunità. Specializzando in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva di Roma. Counsellor Gestaltico.

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