Un team di ricercatori del Canada’s McMaster Institute for Music and the Mind ha studiato come il cervello reagisce a toni bassi e acuti per spiegare come gli esseri umani rilevano il ritmo e perchè è più facile, per la maggior parte di noi, seguire suoni bassi e profondi.
I ricercatori hanno monitorato l’attività elettrica nel cervello di 35 persone durante l’ascolto di una sequenza di note di pianoforte basse e acute suonate allo stesso tempo; ogni tanto, le note sono state suonate 50 millisecondi troppo velocemente: la stragrande maggioranza delle persone riusciva a rilevare la sequenza insolita nel tono più basso.
Poi i ricercatori hanno chiesto a un altro gruppo di uomini e donne di seguire le stesse sequenze tonali battendo il ritmo con le dita. Quando si è verificato il cambiamento di tempi, i ricercatori hanno notato che le persone seguivano più facilmente la variazione del ritmo in sincronia con i toni bassi.
Successivamente, i ricercatori hanno suonato le sequenze attraverso un modello computerizzato di orecchio umano. E hanno scoperto che anche il modello computerizzato ha riconosciuto l’insolito nel tono basso più spesso di quanto ha fatto nel tono più alto, portando i ricercatori a ipotizzare che l’effetto si verifichi all’interno dell’orecchio stesso. Cioè la capacità di discriminare i tempi insoliti tra i toni emerge precocemente nel processamento cerebrale del suono; ecco perchè i bassi svolgono un ruolo cruciale nella percezione del ritmo che più amiamo.
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BIBLIOGRAFIA:
- Hove, M.J., Marie, C., Bruce, I.C.,Laurel J. (2014). Trainor Superior time perception for lower musical pitch explains why bass-ranged instruments lay down musical rhythms. PNAS vol. 111 no. 28 10383-10388.