Congresso APA 2014: La supervisione in psicoterapia
La supervisione in psicoterapia è stata per anni la cenerentola della psicoterapia: poco studiata e poco teorizzata. La via facile voleva che il buon terapeuta diventasse senza scampo il buon supervisore, e arrivederci a tutti; ma non è così semplice.
Vado al congresso APA (American Psychological Association) 2014 e scrivo di Rational Emotive Behavior Therapy (REBT). Sono un po’ fissato, lo riconosco, e avete il diritto di esclamare: “Aha, Ruggiero è il solito monomaniaco, per lui esiste solo Albert Ellis!” Beh, dopo essermi sfogato vi parlo anche delle altre cose che ho visto.
Un simposio sulla supervisione in psicoterapia, per iniziare. La supervisione è stata per anni la cenerentola della psicoterapia, poco studiata e poco teorizzata. La via facile voleva che il buon terapeuta diventasse senza scampo il buon supervisore, e arrivederci a tutti. Non è così semplice, come ha detto Ray Digiuseppe al corso che ho fatto per diventare supervisore REBT (eh! Lo so, ci sono ricascato!)
I compiti della supervisione in psicoterapia
Nel simposio, a cura di Chun-I Li, Scott Fairhurst e Scott Liu dell’Università dello Iowa, sono stati delineati i compiti del supervisore della psicoterapia e le aspettative del supervisionato (supervisee), che sono dieci:
- aiutare l’introspezione (facilitating insight)
- riscontro e correzione (feedback and correction)
- incanalare l’eaborazione (allowing for debriefing)
- delineare le scelte (outlining options)
- impartire conoscenze generali (imparting general knowledge)
- spiegare che fare (explaining what to do)
- impostare differenze di valori (addressing differences in values)
- promuovere lo sviluppo professionale (promoting professional development)
- essere un modello (modeling)
- validare gli stati emotivi del supervisionato (validating supervisee’s feelings)
Queste variabili potrebbero essere a grandi linee raggruppabili in due aree principali: la validazione degli stati emotivi vissuti in seduta e la valutazione e correzione degli aspetti tecnici e strategici. Insomma, la carota e il bastone.
Aspettative e valutazioni dell’esperienza di supervisione nella psicoterapia
Il risultato interessante, almeno in base ai dati empirici, è che il supervisionato dichiara maggiore bisogno di correzioni e valutazioni, mentre il supervisore sembra più interessato nel fornire supporto, conferma e validazione emotiva. Questo per quanto riguarda le aspettative.
Il quadro si conferma quando si passava a come supervisori e supervisionati valutavano le loro esperienze. I supervisori, confermando la loro idea di dover dare soprattutto conforto e conferma, valutavano le loro esperienze come emotivamente appaganti e calde. Insomma sentivano di aver offerto quel supporto che pensavano di dover dare. I supervisionati, invece, valutavano più negativamente il colore emotivo delle loro esperienze, forse in parallelo con il loro bisogno di essere guidati e corretti.
L’interesse del simposio, più che nei risultati, risiede nella proposta di strumenti di valutazione della supervisione in psicoterapia. La ricerca empirica potrà aiutare la supervisione a uscire dalla sua condizione di attività trascurata e minore rispetto alla psicoterapia.