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Gli uomini vengono da Marte (ma solo gli introversi ci possono tornare)

MarsOne & Psicologia: il progetto che mira a insidiare una colonia permanente sul pianeta rosso indirizzata rigorosamente a persone introverse

Di Chiara Manfredi

Pubblicato il 08 Lug. 2014

 

  

Nell’epoca dei social network, in cui una cosa non succede davvero se non se ne lascia traccia sui vari facebook o twitter, in una società in cui i tratti narcisistici e estroversi vengono senza dubbio premiati, la scelta migliore per un compito difficile come la conquista di un nuovo pianeta sembra cadere sulle persone forti e silenziose, in una parola, introverse.

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La vecchia dicotomia che riassume l’incomunicabilità tra uomini e donne vede i primi venire da Marte e le seconde da Venere. Linguaggio diverso, impossibilità di comunicare.

C’è però chi su Marte non potrebbe proprio tornarci. Questo almeno sembra emergere da una ricerca condotta da Susan Bell della DePaul University (USA).

Mentre gli scienziati stanno pensando sempre più seriamente alla possibilità di esplorare Marte e la NASA sta lavorando su una navicella che possa sostenere questo viaggio di scoperta, il ricercatore olandese Bas Lansdorp ha fondato MarsOne, un progetto che mira a stabilire una colonia permanente su Marte, una sorta di conquista che attraverso esplorazioni preliminari manderebbe esseri umani sul pianeta rosso nel 2024, affinché ci rimangano e fondino una società parallela. Viaggio di sola andata per Marte, dunque, a cui si sono candidate duecentomila persone da tutto il mondo.

Oltre alle caratteristiche fisiche, anche l’assetto psicologico dei candidati sarà un importante aspetto da tenere in considerazione.

 

La psicologa e ricercatrice americana Suzanne Bell della DePaul University di Chicago ha presentato recentemente un poster in occasione della Association for Psychological Science a San Francisco in cui ha illustrato i risultati di una prima ricerca.

La ricercatrice ha indagato quale fosse, secondo diversi parametri, la personalità più adatta a intraprendere un’avventura come la “conquista” di Marte, analizzando diverse ricerche che indagavano la vita in ambienti isolati come le persone che lavorano in Antartide nelle stazioni di ricerca.

Nell’epoca dei social network, in cui una cosa non succede davvero se non se ne lascia traccia sui vari facebook o twitter, in una società in cui i tratti narcisistici e estroversi vengono senza dubbio premiati, la scelta migliore per un compito difficile come la conquista di un nuovo pianeta sembra cadere sulle persone forti e silenziose, in una parola, introverse.

La Bell ritiene infatti che nei contesti isolati gli estroversi potrebbero essere percepiti come intrusivi e con richieste di attenzione troppo alte, e visto il poco spazio disponibile la loro ricerca di vicinanza anche fisica potrebbe essere vissuta come invadenza.

Uno dei motivi principali che escludono la partecipazione degli estroversi è la loro tendenza a chiacchierare troppo, assieme alla facilità alla noia e al continuo bisogno di stimoli nuovi, che, va da sé, sarebbe difficile accontentare nello spazio ristretto di una navicella spaziale.

Da un punto di vista sociologico, invece, volendo fondare una nuova colonia e scegliendo solo persone estroverse, questo potrebbe essere un buon esperimento per vedere cosa succede in una socialità orientata al silenzio.

 

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Chiara Manfredi
Chiara Manfredi

Teaching Instructor presso Sigmund Freud University Milano, Ricercatrice per Studi Cognitivi.

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