expand_lessAPRI WIDGET

Il tesoro di Risolina: una storia sul valore della diversità – Letteratura & Psicologia

La favola di Risolina rappresenta uno strumento valido per aiutare gli adulti a trasmettere ai bambini la capacità di accettare e valorizzare la diversità

Di Annalisa Bertuzzi

Pubblicato il 27 Giu. 2014

 

 

La favola di Risolina rappresenta uno strumento molto valido per aiutare gli adulti a trasmettere ai bambini la capacità di accettare e valorizzare la diversità in se stessi e negli altri; ciò permette di coltivare il valore della solidarietà e della collaborazione, prevenendo le incomprensioni che possono nascere nei rapporti interpersonali tra i bambini e le dinamiche alla base dei fenomeni di bullismo.

La diversità può essere declinata in vari modi: razza, cultura, genere, caratteristiche fisiche, come nel caso di Risolina, la protagonista di questo libro. “Ma perché le cose belle contengono sempre qualcosa che le rende anche un po’ brutte?”, ci si chiede all’inizio della storia.

Rosa e Pietro hanno avuto una figlia, una figlia un po’ speciale. Ha una chioma molto strana, fatta di seta e chicchi di riso. Quando si pettina Risolina -chiamata così dai suoi genitori proprio per via del riso che compone la trama dei suoi capelli- sparge chicchi di riso ovunque.

Alla nascita la piccola è stata accolta con amore dai suoi genitori, inteneriti e affascinati dai quei capelli così particolari. Con il passare del tempo, però, la contentezza si è trasformata in preoccupazione e dispiacere: Risolina è una bambina isolata, perchè gli altri bambini non vogliono giocare con lei. Non ha amici e i compagni di scuola la prendono in giro e la tengono a distanza.

I suoi genitori non sanno come aiutarla, mentre gli insegnanti non si accorgono del suo malessere. Del resto, lei fa finta di niente, indossando “la maschera della finta felicità”.

Risolina si sente sbagliata e considera i suoi capelli così bizzarri la sua maledizione, ma non ne parla con nessuno: non vuole far soffrire i suoi genitori e si mostra serena, anche se è triste e vorrebbe tanto essere come gli altri bambini.

Il papà e la mamma sono tanto dispiaciuti per la loro figlia, ma fanno finta anche loro di essere felici. In realtà, i due genitori si sentono molto in colpa: sono convinti che l’origine degli strani capelli di Risolina sia nel fatto che, quando Rosa aveva scoperto di aspettare Risolina, Pietro aveva deciso di festeggiare con una bella cena. Avevano mangiato un risotto alla zucca e, da quel momento e per tutti i mesi della gravidanza, Rosa aveva avuto una gran voglia di mangiare riso, tantissimo riso. Chi avrebbe mai pensato ad una simile conseguenza sulla bambina che doveva nascere?
 
Del resto, dice a se stesso e alla moglie papà Pietro, “Se il destino ha deciso che la nostra Risolina abbia sulla testa capelli fatti di chicchi di riso, forse un motivo ci sarà”.
 
In effetti, un giorno i chicchi di riso nei capelli, la maledizione di Risolina, diventano un’inaspettata risorsa, per sé e per gli altri; in quel momento Risolina comprende che ciò che ci rende diversi è anche ciò che ci rende unici, che ci rende noi stessi.
 
Attraverso la favola della bambina che non è come gli altri sono tanti i contenuti che il libro chiama in causa, riconducibili ad un denominatore comune: l’integrazione di chi è diverso -e tutti, per fortuna lo siamo, ognuno a suo modo-. Il CD allegato al testo approfondisce ulteriormente questi temi attraverso una serie di riflessioni proposte dallo stesso autore, Alberto Pellai.
 
Per questa ragione la favola di Risolina rappresenta uno strumento molto valido per aiutare gli adulti a trasmettere ai bambini la capacità di accettare e valorizzare la diversità in se stessi e negli altri; ciò permette di coltivare il valore della solidarietà e della collaborazione, prevenendo le incomprensioni che possono nascere nei rapporti interpersonali tra i bambini e le dinamiche alla base dei fenomeni di bullismo.
 
Altro tema correlato è l’importanza di una corretta educazione all’espressione e alla condivisione delle emozioni: Risolina e i suoi genitori non sono in grado di dare voce al proprio malessere, e fingono gli uni con gli altri, nascondendo i propri sentimenti. Ciò non permette di affrontare il problema e costa a tutti la fatica di indossare una maschera.
 
Anche la mamma e il papà, amareggiati dalle reazioni degli altri e dalla sofferenza della loro bambina, si vergognano della condizione di diversità di cui Risolina è portatrice e se ne attribuiscono la colpa. Non sono in grado di trasmettere alla figlia l’orgoglio e la fierezza della propria, personalissima, identità e neanche la fondamentale capacità di esigere da chiunque il rispetto della propria persona al quale ognuno di noi ha inalienabile diritto.
 
Alla fine della storia Risolina impara, e noi insieme a lei, che essere diversi può essere bello e che non impedisce di essere felici: al contrario, può rappresentare il modo per capire chi siamo davvero, andando oltre le apparenze e i luoghi comuni.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Diversità socio-culturale e apertura verso il prossimo

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Pellai, A. (2014). Il tesoro di Risolina. Una storia sul valore della diversità. Trento: Erickson. ACQUISTA ONLINE
Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Annalisa Bertuzzi
Annalisa Bertuzzi

PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA AD INDIRIZZO UMANISTICO - INTEGRATO

Tutti gli articoli
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel