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Etnopsicoanalisi complementarista di George Devereux – Recensione

Un libro di indubbia attualità che nella società multietnica contemporanea valorizza il decentramento e la complementarietà di prospettive - Psicologia

Di Elena Caterina Ponzio

Pubblicato il 09 Giu. 2014

 

 

Un libro fondamentale per gli esperti di etnopsichiatria, ma anche affascinante per la logica e il rigore delle argomentazioni esposte.

Un testo altresì difficile e denso, fortemente stimolante e di indubbia attualità nella società multietnica contemporanea in cui il concetto di decentramento dal proprio punto di vista e di costellazione di visioni complementari e non gerarchicamente organizzate non può che essere oltre che di grande interesse anche di auspicio.

Nella collana “Scienze e Salute” di Franco Angeli Editore esce, a 40 anni dalla prima pubblicazione, una riedizione di un’ interessante e complessa raccolta di saggi ed articoli di George Devereux curata dallo psichiatra ed etnopsichiatra Alfredo Ancora dell’Università di Siena che ha conosciuto personalmente Devereux e ha potuto arricchire questo libro di commenti e osservazioni, non solo sui contenuti, ma anche sull’autore stesso.

Un aspetto affascinante di questa edizione, dotata di un’interessantissima introduzione, risiede proprio nella lettura dei testi collocati in un contesto di appartenenza che li arricchisce di elementi inerenti l’autore, come uomo storico e studioso eclettico, ed il suo tempo e l’ambiente ricchissimo di contatti e influenze, stimoli e contaminazioni che l’hanno accompagnato nello sviluppo del suo pensiero.

Nato in Ungheria, Devereux ha cambiato nome e nazionalità in un periodo storico ed in un assetto politico di grande trasformazione. Inoltre psicanalista non medico, grecista ed etnologo aveva studiato anche fisica con Bohr e chimica con Marie Curie, arrivando ad utilizzare schemi di ragionamento e persino teoremi mutuati dalle scienze matematiche applicandoli alla psicanalisi ed allo studio dell’uomo.

I testi sono quindi intessuti di riflessioni e analisi ottenute con l’ausilio e l’arricchimento di spunti provenienti dal ricchissimo patrimonio culturale e di saperi dell’autore.

Devereux cercò di sviluppare i rapporti tra psicoanalisi ed etnopsicanalisi sostenendo con forza il concetto di complementarietà in contrapposizione ad una visione dicotomica.

L’etnopsichiatria complementarista ha come obiettivo la formulazione di ipotesi su un dato fenomeno secondo prospettive esterne ( la cultura e la società di appartenenza) e interne (il soggetto) in cui la società e l’individuo sono due approcci di studio della realtà che offrono due prospettive con cui costruire dei quadri di riferimento esplicativi autonomi e validi.

Da un approfondimento sul nucleo centrale del concetto di etnopsicoanalisi complementarista l’autore esplora poi concetti di cultura e personalità, aspetti clinici e aspetti etnici, ma sempre con ragionamenti lucidi e rigore scientifico. “Il complementarismo non è una teoria ma una generalizzazione metodologica. Il complementarismo non esclude nessun metodo e nessuna teoria valida, le coordina. Tali teorie sono complementari e non opposte, attingendo dalla nozione di complementarietà del fisico danese Bohr applicato all’osservazione dei quanti e riproposto circa la complementarietà dell’approccio psicologico (l’osservatore interno al soggetto) e quello sociologico (l’osservatore esterno al soggetto).

Insomma partendo dal principio di indeterminazione di Heisenberg per cui il comportamento che un essere umano manifesta in presenza di un osservatore non è quello che avrebbe manifestato in assenza di un osservatore, Devereux costruisce la cornice di lettura per cui un fatto di per sé non appartiene ad alcuna scienza ma lo stesso fatto può essere descritto da diversi punti di vista non esprimibili simultaneamente, entrambi validi ma complementari.

In particolare interessante e stimolante la visione decentrante in cui la psicoanalisi viene interpretata come una serie di conclusioni socio-psicologiche derivanti dallo studio intensivo della classe media viennese prima della prima guerra mondiale e Freud viene visto come uno psico-sociologo particolarmente meticoloso nello studio degli indigeni di Vienna!

Questo libro presenta dieci saggi più un saggio introduttivo sull’argomento generale che spaziano dalla lettura delle patologie psichiche nelle società tradizionali fino ai segreti degli sciamani degli indiani Mohave esponendo quelli che lo stesso Devereux definisce come i grandi assi della teoria e del metodo complementarista. Un libro fondamentale quindi per gli esperti di etnopsichiatria, ma anche affascinante per la logica e il rigore delle argomentazioni esposte. Un testo altresì difficile e denso, fortemente stimolante e di indubbia attualità nella società multietnica contemporanea in cui il concetto di decentramento del proprio punto di vista e di costellazione di visioni complementari e non gerarchicamente organizzate non può che essere oltre che di grande interesse anche di auspicio.

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