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Un training sul reappraisal cognitivo per adolescenti con disturbi depressivi.

a ricerca scientifica su popolazione clinica, dimostrando come sia necessario portare nuove evidenze in campo psicologico

Di Alessia Offredi

Pubblicato il 06 Mar. 2014

Aggiornato il 07 Mar. 2014 18:43

 

Rome Workshop on Experimental Psychopathology

Lo sviluppo di un training sul reappraisal cognitivo

per adolescenti con disturbi depressivi.

Experimental Psychopathology Rome 2014

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Il Rome Workshop on Experimental Psychopatology ha avuto come filo conduttore la ricerca scientifica su popolazione clinica, dimostrando come sia necessario portare nuove evidenze in campo psicologico anche in situazioni e con campioni non sempre facilmente raggiungibili.

Tra i vari e interessanti interventi presentati, quello della dr.ssa Platt, ha sicuramente il merito di essere il frutto di una ricerca complessa, mirata a creare un nuovo paradigma relativo al reappraisal cognitivo, testarlo con un training creato ad hoc e misurare al contempo la risposta neurale del campione testato in una situazione realistica di stress.

Il presupposto teorico della ricerca è costituito dal Diathesis – stress Model, teoria psicologica che sottolinea l’effetto di variabili sia biologiche sia ambientali, quali stress psicosociali, nell’insorgere di problematiche psicologiche (Lazarus, 1993). Nel modello presentato, in particolare, si evidenziano gli effetti di fattori genetici e contestuali sulla disregolazione emotiva, causa della depressione in età adolescenziale.

Il paradigma del reappraisal cognitivo, elaborato grazie ad uno studio pilota, è centrato sugli effetti di tale strategia di regolazione sull’interpretazione degli eventi (maggiormente neutrale e meno negativa) e sul tono umorale, a sua volta meno compromesso.

Nella ricerca presentata, il campione dello studio era costituito da trenta adolescenti, 15 soggetti sani e 15 con diagnosi di depressione. Il compito, fortemente ecologico, consisteva nella presentazione della foto di un coetaneo attraverso una chatroom. Il soggetto, dopo aver eseguito il training sul reappraisal, dichiarava se fosse interessato o meno a iniziare una conversazione con lo sconosciuto e successivamente riceveva a sua volta un feedback (positivo o negativo) dal compagno virtuale. A feedback negativo, gli veniva chiesto di applicare le strategie di reappraisal apprese o, in alternativa, il soggetto non riceveva alcuna istruzione.

I risultati hanno dimostrato che l’umore deflesso e le credenze negative si riducevano in entrambi i gruppi: questo dimostra che il training risulta efficace, probabilmente però al netto del disagio psicologico, visto che non sono state evidenziate differenze tra i due campioni. Dal punto di vista funzionale, inoltre, gli adolescenti del campione clinico hanno mostrato un’attivazione migliore delle aree collegate alla regolazione emotiva (giro frontale superiore sinistro, amigdala sinistra e ippocampo, lobo parietale inferiore destro): tale dato è stato interpretato dalla ricercatrice come una conseguenza della grande plasticità neuronale che caratterizza la fascia d’età testata.

Le implicazioni cliniche di tale ricerca sono rilevanti; innanzitutto è stato sviluppato un nuovo strumento utile a rinforzare le strategie di reappraisal cognitivo in età adolescenziale. In secondo luogo, i dati funzionali ottenuti incoraggiano l’applicazione di tecniche di neurofeedback e possono essere d’aiuto nell’ottimizzazione dei trattamenti attualmente applicati. In generale, la ricerca conferma l’efficacia clinica di trattamenti di ristrutturazione cognitiva anche per adolescenti con disturbi depressivi.

Nonostante la ricerca presenti alcune limitazioni, quali la numerosità del campione o l’assenza di adeguate misurazioni alla baseline, i risultati presentati, ma soprattutto la metodologia seguita dal gruppo di Oxford mostrano risvolti e prospettive utili per future ricerche, da svolgersi con una procedura che garantisca, come in questo caso, validità ecologica alla procedura.

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