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Tutta colpa di Freud (2014) di Paolo Genovese – Cinema & Psicologia

Tutta colpa di Freud: commedia piacevole, coinvolgente, in cui comicità e ironia si mescolano, dove non mancano battute significative tese alla riflessione

Di Marianna Palermo

Pubblicato il 04 Feb. 2014

Aggiornato il 26 Feb. 2018 11:53

 

 

Tutta colpa di Freud (2014)

di Paolo Genovese

 

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Tutta colpa di FreudTutta colpa di Freud è una commedia piacevole, mai banale, coinvolgente, in cui la comicità e l’ironia si mescolano, sebbene non manchino battute tese alla riflessione e tematiche significative.

“Tutta colpa di Freud, dei suoi sordidi inganni, degli incontri imprevisti, delle scelte sbagliate, dei dolori pregressi, dei peccati commessi una sera d’estate, delle mille promesse mancate”.

Così Daniele Silvestri canta nella colonna sonora dell’ultimo film di Paolo Genovese, una commedia divertente, ironica che ruota attorno alle storie amorose di Marta (Vittoria Puccini), Sara (Anna Foglietta) ed Emma (Laura Adriani), figlie di Francesco (Marco Giallini), uno psicoanalista freudiano divorziato, un padre moderno coinvolto in una relazione amorosa platonica con una donna sposata (Claudia Gerini), alle prese con le vite sentimentali complicate delle figlie e che non si esime mai dal dispensare consigli e suggerimenti.

Dopo il successo della commedia agrodolce “Una famiglia perfetta”, Paolo Genovese scende in campo con una nuova trama centrata sulle relazioni familiari, ma questa volta il filo conduttore che muove tutta la commedia è l’amore con tutte le sue sfaccettature perché si sa, come dice lo stesso Marco Giallini, “è la malattia più diffusa che ci sia al mondo” e purtroppo “l’amore ha i denti, i denti mordono; fanno male, lasciano cicatrici e quelle cicatrici non svaniscono più”.

Il film esordisce con la presentazione delle tre figlie di Francesco, ognuna delle quali rappresenta un prototipo della donna attuale, ognuna con le sue contraddizioni e peculiarità. Marta è una libraia, molto dolce, innamorata della letteratura, in attesa del principe azzurro e che, dopo tante storie fallimentari con poeti e scrittori, si innamora di Fabio (Vinicio Marchioni), un cleptomane sordomuto permaloso; Sara è una “ventinovenne da 3 anni” con la paura di varcare la soglia dei 30 anni, che dopo l’ultima delusione amorosa avuta con una donna, decide di provare ad essere eterosessuale; infine, Emma è una diciottenne che si innamora di un uomo (Alessandro Gassman) più grande di lei di 32 anni e sposato con Claudia, la stessa donna di cui Francesco si è invaghito.

Essere al contempo sia analista che genitore non è certo un’ impresa semplice, soprattutto se le proprie figlie sono un po’ sopra le righe e, a volte, viene spontaneo domandarsi dove abbiamo sbagliato; i figli sono sicuramente i pazienti più difficili, in quanto tocca chiedersi continuamente se sia meglio preservarli da futuri fallimenti e delusioni o lasciarli liberi di scegliere e lo psicoanalista Francesco questo lo sa bene; nonostante i suoi tentativi di evitare sofferenze ed errori alle proprie figlie, queste ultime proseguono per la propria strada curandosi poco dei consigli paterni, che pur ricercano continuamente stendendosi sul lettino. Centrale nella trama è, dunque, il rapporto padre-figlie, un rapporto che, come dichiara lo stesso protagonista, non dovrebbe sovrapporsi ad un’amicizia (“I padri devono fare i padri, non gli amici!”).

Una commedia piacevole, mai banale, coinvolgente, in cui la comicità e l’ironia si mescolano, sebbene non manchino battute tese alla riflessione e tematiche significative: la paura di crescere che ritroviamo in Sara, la quale non accetta di aver superato i 30 anni e si dichiara ancora ventinovenne; la sindrome di Peter Pan sempre più frequente negli uomini di oggi e rappresentata appieno dal fidanzato cinquantenne di Emma; l’incontro spesso piacevole e arricchente tra persone con differenze di età, genere e orientamento sessuale.

Momenti densi di dolcezza e di romanticismo caratterizzano soprattutto il rapporto tra Marta e il ragazzo sordomuto, una relazione che svela come i sentimenti possano andare al di là delle parole, la comunicazione non verbale possa essere più profonda e come ancora una volta le differenze possano unire anziché dividere.

Un cast eccezionale capitanato dal protagonista Marco Giallini, perfetto nel ruolo di padre permissivo e moderno, ma al contempo preoccupato delle complicate storie delle figlie, al quale spettano le battute più profonde della commedia. Straordinaria anche Anna Foglietta nel ruolo della lesbica che cerca di cambiare orientamento sessuale con le sue battute spesso ironiche sulla sessualità.

Ebbene sì l’amore è la malattia più diffusa al mondo, ma tranquilli, secondo Paolo Genovese, non è mortale e soprattutto la maggior parte delle volte è solo una specie di influenza che col tempo passa, sebbene continui ad essere ciò che muove continuamente le nostre vite.  

 

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Marianna Palermo
Marianna Palermo

Dottoressa in Psicologia Clinica

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