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A letto con Lacan: Del buon uso erotico della collera (2013). di Gerard Pommier

Del buon uso erotico della collera: Pommier coglie la microscopia della sessualità, esplora il coito nella fenomenologia del vissuto, conscio ed inconscio.

Di Paolo Azzone

Pubblicato il 21 Feb. 2014

A letto con Lacan: una recensione di

“Del buon uso erotico della collera e di qualche sua conseguenza”

di Gerard Pommier

 

 

DEL BUON USO EROTICO DELLA COLLERA. -Immagine: copertina Pommier dimostra in queste storie cliniche la capacità di cogliere la microscopia della sessualità, di esplorare il coito non solo nella meccanica più o meno disfunzionale dimostrata dai vari pazienti, ma nella multiforme fenomenologia del vissuto, conscio ed inconscio.

Lo confesso, il titolo mi ha suscitato un minimo di disagio. Quando, dopo un’attesa un po’ lunga, ho potuto dare un occhio alla copertina, i miei dubbi si sono fatti più consistenti. Una coppia impegnata in un coito sul pavimento. L’uomo, il torace possente nudo, schiaccia la compagna. Ma che libri mi manda la redazione di State of Mind??. Quando ho nascosto il libro nella borsa per l’evidente timore che finisse nelle mani dei miei figli, mi sono reso conto che il disagio nasceva da una sottile eccitazione.

Del resto Pommier è ben consapevole del potere attrattivo della forza esercitata nel contesto delle relazioni sessuali. Con ironia racconta come uno dei suoi libri sulla natura dell’inconscio sia stato pubblicato con una copertina decisamente osé da una casa editrice cattolica.

Nell’immaginario sessuale la violenza, o almeno la forza (bruta) rappresenta un elemento eccitante. La pornografia, ma anche la pratica quotidiana della sessualità, fanno largo uso di metafore o prassi violente od autoritarie. I – troppo frequenti – eventi di cronaca in cui la disponibilità sessuale della donna o di minori viene estorta con la violenza sono causa di un interesse in cui l’indignazione è solo una componente secondaria. Il quesito se la donna desideri essere violata o comunque forzata, l’idealizzazione di una virilità autoritaria, circolano sui giornali, così come nelle conversazioni.

Ma il lettore non si spaventi: l’interesse di questo testo sulla vita sessuale non è certo quello di un facile voyeurismo. Al contrario, Pommier va al nocciolo della questione e cerca, nella sua prospettiva squisitamente Lacaniana, di comprendere fino in fondo l’enigmatica relazione tra aggressività ed erotismo.

Pommier parte da una costatazione che può essere comune. Così spesso nelle coppie uno scontro, un violento litigio, ma anche uno stato di conflittualità più sottile, sono seguiti da un momento di intimità più accesa.

Nella prospettiva Lacaniana i comportamenti umani sono condizionati permanentemente dai residui adulti della configurazione edipica. La sessualità dell’adulto lo mette dunque in inevitabile concorrenza con il padre, immaginato come autoritario, o comunque superiore ed inaccessibile. Ecco quindi il maschio gravato dal senso di colpa o costretto a sedurre le mogli di amici, colleghi, vicini di casa in una coazione senza fine. Ecco la donna che può giungere al godimento solo quando tradisce, o comunque castra il partner ufficiale, “paterno”.

Certo, per chi è abituato a una prospettiva più relazionale, a comprendere le fantasie inconsce nel contesto di una rete relazionale reale, nell’attualità della vita affettiva del paziente, il testo risulta a prima vista riduttivo.

Pommier costruisce una sorta di meccanica edipica implacabile, in cui i partner sono del tutto intercambiabili. Nei racconti clinici le separazioni non si contano, mentre l’autore sembra non percepire la grave immaturità relazionale di alcuni pazienti, l’incapacità di radicarsi affettivamente nel partner, di costruire legami profondi. 

Oggi gli studi sull’attaccamento hanno ampiamente dimostrato come il legame tra umani, inclusi gli adulti, sia giocato solo in parte sulla dinamica pulsionale. Anche nell’amore la componente preedipica, le aree di pura fusionalità così come spazi di più adulta interattività reciproca, giocano un ruolo fondamentale.

Del resto la ricerca antropologica ha dimostrato che la sessualità umana non è solo lo strumento della riproduzione della specie. Anzi è il cemento della famiglia monogamica, predispone il terreno specificamente umano per la crescita  e l’educazione dei figli (Diamond, 2006). Il racconto biblico contiene insomma una verità innegabile: maschio e femmina sono strutturati in maniera tale da avere bisogno l’uno dell’altra.

Se il paradigma edipico della sessualità umana suona oggi un po’ obsoleto, il valore più vero del testo non è – credo – quello teorico. Il tesoro sono i casi clinici, innumerevoli, le storie umane vive e vere che incontriamo pagina dopo pagina.

Pommier dimostra qui una straordinaria capacità narrativa. Molti lettori finiranno per saltare le disquisizioni teoriche, ma resteranno avvinti alle pagine cliniche come ad un romanzo. Soprattutto Pommier dimostra in queste storie cliniche la capacità di cogliere la microscopia della sessualità, di esplorare il coito non solo nella meccanica più o meno disfunzionale dimostrata dai vari pazienti, ma nella multiforme fenomenologia del vissuto, conscio ed inconscio.

In fondo, per la maggior parte degli umani, in almeno qualche fase della vita, la sessualità è un’esperienza importantissima, ma necessariamente taciuta, spesso anche al compagno della vita.

Insomma il lettore non potrà che specchiarsi – o confrontarsi – in questi racconti e finirà inevitabilmente per interrogare la prioria vita sessuale in modo nuovo. Sono convinto che la lettura di Del buon uso erotico della collera lascerà qualche traccia nella vostra vita sessuale quotidiana. O almeno settimanale.

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Paolo Azzone
Paolo Azzone

Psichiatra, Psicoterapeuta, Psicoanalista

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