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The Walking Dead: tra tendenza storica ed universo umano

Con la crisi le persone si sentono depotenziate, guardare serie tv come “The Walking Dead” fornirebbe possibili vie di sfogo a sentimenti di frustrazione.

Di Laura Lambertucci

Pubblicato il 26 Nov. 2013

Aggiornato il 08 Set. 2015 10:12

 

 

The-Walking-Dead. - Immagine: Locandina. © AMC 2013

Quando si verificano crisi economiche, la maggior parte delle persone si sentirebbe depotenziata, per cui sia travestirsi da “non morti” che guardare serie tv come “The Walking Dead” fornirebbero possibili vie di sfogo a sentimenti di frustrazione.

The Walking Dead è una serie televisiva americana nata nel 2010 e giunta ormai alla quarta stagione, a testimoniare il grande successo riscosso negli Stati Uniti e non solo (tanto che è stata comunicata la notizia di una quinta stagione in programma).

La serie, basata sull’omonimo fumetto di Robert Kirkman, si sviluppa sullo sfondo di un mondo post-apocalittico.

Lo sceriffo Rick Grimes si risveglia dal coma in ospedale e si trova immerso in un mondo radicalmente cambiato dove a dominare lo scenario sono rovine, cadaveri, creature letali e spaventose. Dopo la paura, l’incredulità ed il forte disorientamento iniziale, grazie all’incontro con un padre e suo figlio (le prime due persone con cui entra in contatto), Rick apprende che, mentre si trovava ricoverato in stato di incoscienza, una terribile epidemia ha infettato e trasformato le persone in cannibali privi di ogni caratteristica umana (the walkers – gli erranti).

I sopravvissuti si trovano pertanto a dover vivere sotto la minaccia di queste creature che non solo possono ucciderli e divorarli, ma con un solo morso possono infettarli avviando il processo irreversibile di mutamento.

Alla minaccia alla propria sopravvivenza si aggiunge anche il profondo dolore e il lutto per gli affetti persi, morti realmente o “non morti”, che i loro stessi cari sono a volte costretti ad uccidere per difendersi o anche solo per impedire che conducano un’esistenza da erranti.

Presa consapevolezza di quanto successo, Rick si lancia alla ricerca di sua moglie e di suo figlio nella speranza che siano ancora vivi. In seguito li ritroverà aggregati ad altri superstiti unitisi per cercare riparo. Rick assumerà il ruolo di leader con la missione di condurre il gruppo (a cui si aggregheranno via via nuovi personaggi) verso un posto sicuro.

Ben presto, Rick si troverà a confrontarsi con situazioni in cui la minaccia maggiore non sarà costituita dagli erranti ma dai superstiti stessi, con gruppi in lotta tra loro, in assenza di ogni forma di istituzione, dove il potere viene assunto da singoli che costituiscono forme di società regolate da leggi personali.

Il successo di questa serie rappresenta un esempio di quanto gli zombie abbiano “infettato” la cultura popolare, diventando protagonisti di film, serie tv, libri, fumetti e videogiochi. Tale popolarità è stata oggetto di studio da parte di Sarah Juliet Lauro, professoressa di inglese alla Clemson University (South Carolina). 

Al fine di comprendere la natura di questo fenomeno, la Lauro ha esaminato film, programmi televisivi, videogames e, in modo particolare, lo “zombie walk”, ossia un raduno organizzato di persone vestite e truccate da “non morti” che si ritrovano in luoghi pubblici e procedono con la tipica camminata barcollante. Secondo Lauro, tutto ciò non costituirebbe una semplice ossessione per la morte e la decadenza, ma parte di una tendenza storica che rispecchia un livello di disaffezione, di insoddisfazione culturale e di sconvolgimento economico.

In altre parole, è come se si trattasse di un’allegoria del tipo “ci sentiamo, in qualche modo, come fossimo morti”. Pertanto le persone si vestirebbero come zombie per rendere visibile la loro disaffezione verso un governo che credono non li stia ascoltando o verso un sistema economico che li rende consumatori “cerebralmente morti” e come incapaci di scelte e decisioni personali.

Lo zombie walk è un fenomeno iniziato nel 2003 a Toronto e la sua popolarità è aumentata negli Stati Uniti di pari passo ad un incremento dell’insoddisfazione per la guerra in Iraq. Secondo la Lauro, questo è stato il modo attraverso cui le persone hanno cercato di esprimere il loro sentirsi non ascoltati dall’amministrazione Bush su una guerra che non volevano si scatenasse.

Dal 2000 si è registrato un aumento di questa globale popolarità degli zombie, probabilmente favorita in parte dall’uscita di film come “Resident Evil”, “L’alba dei morti viventi” e “28 giorni dopo”. Dagli Stati Uniti, lo zombie walk si è poi largamante diffuso in altri stati, raggiungendo anche l’Italia. In base al Guinness World Records, il più grande raduno si è tenuto il 5 ottobre 2013 ad Asbury Park in New Jersey con 9.592 partecipanti.

La prof.ssa Lauro afferma quindi che si è maggiormente interessati agli zombie in tempi in cui ci sentiamo impotenti come civiltà.

Quando si verificano crisi economiche, la maggior parte delle persone infatti si sentirebbe depotenziata, per cui sia travestirsi da “non morti” che guardare serie tv come “The Walking Dead” fornirebbero possibili vie di sfogo a sentimenti di frustrazione. Tuttavia la Lauro specifica come ciò non sia sempre un atto consapevole e come non tutti i partecipanti di questi raduni abbiano una cognizione chiara di quanto stiano comunicando.

Concludendo, la passione per gli zombie potrebbe essere quindi considerata un segno dei nostri tempi come afferma Sarah Lauro, ma in realtà nelle vicende di “The Walking Dead” c’è anche dell’altro. Esse vedono infatti protagonisti non solo gli erranti ma anche un gruppo formato da un’ampia galleria di personaggi con varie caratteristiche.

Per citarne alcuni: Rick, la guida carismatica e coraggiosa; Shane, nella duplice veste di suo amico e di primo antagonista della serie, rivale in amore e nella leadership; Lori, moglie di Rick ed affettuosa madre di Carl, che si prende cura emotivamente del gruppo; Carl, il bambino alle prese con la sfida evolutiva di crescere in un mondo radicalmente mutato; Daryl, una sorta di cavaliere oscuro impegnato in un processo di emancipazione dal fratello maggiore; Carol, la donna vessata dal marito che rivela poi grande forza e determinazione; Andrea, testarda, impulsiva e pronta ad impugnare le armi per la difesa del gruppo; Dale e Hershel, i saggi anziani e depositari dei valori perduti della società civile.

Questi personaggi sono in grado di far scattare processi di identificazione tali per cui gli spettatori rivedono e riconoscono in essi aspetti di sé e si appassionano alle loro vicende.

La serie inoltre stimola una riflessione critica sull’uomo posto in condizioni estreme di vita, sulla varietà dei comportamenti che possono essere messi in atto, dai gesti egoistici e volti ai propri interessi, ai comportamenti prosociali fino ad arrivare ai grandi gesti eroici. In pratica, l’uomo nelle sue innumerevoli sfaccettature, nei suoi dilemmi, nelle sue debolezze e nei suoi punti di forza.

LEGGI:

MORTE TELEVISIONE E TV SERIES ANTROPOLOGIA & SOCIETA’ 

The Big Bang Theory – Analisi psicologica di Sheldon e compagni

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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Laura Lambertucci
Laura Lambertucci

Psicologa clinica, Psicoterapeuta in formazione

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