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Esercizio fisico in gravidanza e sviluppo cerebrale del bambino

Esercizio fisico: bambini nati da mamme fisicamente attive hanno un'attivazione cerebrale più matura. I loro cervelli si sono sviluppati più rapidamente

Di Viviana Spandri

Pubblicato il 27 Nov. 2013

Aggiornato il 17 Feb. 2014 10:15

Viviana Spandri

 

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Esercizio fisico in gravidanza-  In occasione del congresso Neuroscience 2013 a San Diego, gli autori della ricerca, concludono:”I nostri risultati mostrano che i bambini nati da mamme fisicamente attive hanno un’attivazione cerebrale più matura, e ciò suggerisce che i loro cervelli si sono sviluppati più rapidamente“.

E’ ormai noto che l’attività fisica influisca positivamente sullo stato cognitivo nei bambini, negli adulti e negli anziani.

Recentemente, studi condotti sugli animali, hanno dimostrato effetti positivi dell’esercizio fisico durante la gravidanza sullo sviluppo cerebrale del neonato, favorendo la neurogenesi ippocampale.

Nell’uomo, Clapp e collaboratori hanno confrontato bambini nati da donne che spontaneamente mantenevano una vita attiva o sedentaria: i primi, a 5 giorni di vita, mostravano un punteggio superiore alla Brazelton Neonatal Behavioral Assesment Scale nelle sottoscale dell’orientamento e dell’autoregolazione, ad un anno ottenevano punteggi superiori nella valutazione psicomotoria della Bayley Scales of Infant Development, e addirittura a 5 anni raggiungevano punteggi più elevati di intelligenza generale e linguaggio.

I risultati incoraggianti di questo studio però si scontrano con i limiti del suo disegno: non è stata eseguita nessuna misurazione dell’attivazione cerebrale e l’assegnazione volontaria al gruppo attive/sedentarie può riflettere uno stile relazionale differente della madre con il proprio figlio. Le Moyne e collaboratori hanno quindi progettato un protocollo di intervento randomizzato (RCT=randomized controlled trial) per suddividere le gestanti in gruppo “attivo” e “non attivo”, verificandone gli effetti attraverso la misurazione diretta dell’attività elettrica corticale (EEG=elettroencefalogramma).

Nello specifico, sono state reclutate 60 donne sane nel primo trimestre di gravidanza, con età compresa tra i 20 e i 35 anni, indice di massa corporea pre-gravidanza compreso tra 18 e 25 con un’anamnesi negativa per uso di droghe, alcolici o fumo. Di queste, 30 donne sono state assegnate al gruppo “attivo” che prevedeva esercizio fisico (nuoto, camminata, bicicletta, ellittica, aerobica, pattinaggio, tennis e wii sport) a partire dal secondo trimestre di gravidanza, per almeno 3 volte alla settimana, della durata minima di 20 minuti, con un’intensità superiore al 55% della capacità aerobica massima (Vo2max); le altre 30 donne sono state assegnate al gruppo “non attivo”. Dall’inizio del secondo trimestre tutte le donne hanno compilato un questionario giornaliero on-line indagante l’esercizio fisico eseguito, la qualità del sonno ed eventuali trattamenti farmacologici e hanno indossato un podometro.

Inoltre, con cadenza mensile hanno compilato questionari relativo al loro stato di salute, stile di vita e ansia (Beck Anxiety Inventory), in quanto negli studi animali è stato dimostrato che l’ansia materna diminuisce l’effetto dell’esercizio fisico. L’outcome primario nel neonato era costituito dall’ampiezza della MMN (mismatch negativity), una componente dei potenziali evento-correlati (ERP) uditivi che si ricava dal tracciato EEG in seguito alla percezione di un suono nuovo all’interno di una sequenza sonora ripetitiva standard; la MMN è attualmente ritenuta una misura oggettiva dello stato cognitivo del neonato: più precoce e più ampia è l’onda, più è avanzato lo sviluppo cognitivo del neonato, al contrario, nei bambini autistici ad esempio, è stata osservata una maggiore latenza di comparsa e una minore ampiezza.

La registrazione dell’EEG è stata effettuata tra il giorno 8 e il 12 del neonato con il montaggio di 124 elettrodi secondo il Sistema EGI. In questi giorni, in occasione del congresso Neuroscience 2013 a San Diego, gli autori hanno presentato i dati di questa ricerca, concludendo: “I nostri risultati mostrano che i bambini nati da mamme fisicamente attive hanno un’attivazione cerebrale più matura, e ciò suggerisce che i loro cervelli si sono sviluppati più rapidamente“.

Il gruppo di ricerca sta ora verificando se questi effetti sullo sviluppo cognitivo, motorio e linguistico si mantengano ad un anno di vita del bambino. 

LEGGI:

GRAVIDANZA & GENITORIALITA’ ATTIVITA’ FISICA BAMBINI

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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