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Report dal convegno “Gioco d’azzardo patologico: adolescenti e famiglie” – Roma

15 novembre: conferenza sul Gioco d’azzardo patologico: Adolescenti e famiglie. Convegno di informazione ed approfondimento sul gioco d’azzardo patologico

Di Manuela Pasinetti

Pubblicato il 27 Nov. 2013

Aggiornato il 13 Gen. 2014 13:37

Manuela Pasinetti.

Report dal convegno

 “Gioco d’azzardo patologico: adolescenti e famiglie

Convegno di informazione ed approfondimento sul gioco d’azzardo patologico”

15 novembre – Roma

Convegno Gioco d'azzardo patologico_adolescenti e famiglieVenerdì 15 novembre si è svolta a Roma la seconda edizione della conferenza “Gioco d’azzardo patologico: Adolescenti e famiglie. Convegno di informazione ed approfondimento sul gioco d’azzardo patologico”, organizzata dalla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicosomatica dell’Ospedale Cristo Re, con la collaborazione dell’associazione Primo Consumo, il patrocinio del Consorzio Regionale del Lazio e la sponsorizzazione di Codere Italia, concessionario leader nella gestione di terminali di gioco, agenzie di scommesse, bingo, etc.

Il programma degli interventi prevede, nella prima parte della mattinata, la partecipazione di personaggi delle istituzioni, e, nella seconda, interventi prettamente clinici da parte di professori della Scuola di Specializzazione, psicologhe e psicoterapeute.

I personaggi politici si fanno un po’ attendere, tanto che il dott. Marino Nonis, direttore sanitario dell’Ospedale Cristo Re, apre i lavori con un’ora di ritardo, affiancato dal prof. Carlo Saraceni, direttore della Scuola di Specializzazione Cristo Re che sottolinea quanto il gioco d’azzardo patologico (GAP) possa essere inteso “come una malattia psicosomatica da affrontare con spirito di gruppo”.

I primi due interventi saltano, poiché sia il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin sia l’onorevole Paola Binetti non si presentano. Il Ministro Lorenzin invia però una lettera in cui porge le sue scuse per l’assenza obbligata da un consiglio dei ministri, e sottolinea come il GAP sia una tematica di estrema rilevanza oggigiorno, anche per il carattere sociale che sta avendo. Apre la prospettiva a politiche e azioni di prevenzione e propone l’idea di misure più restrittive per la pubblicità del gioco. Doveroso farlo, come sottolineano successivamente tutti i relatori nel corso della mattinata. Doveroso almeno proporlo, a sentire i numeri che vengon letti dall’avvocato Marco Polizzi, presidente dell’associazione Primo Consumo: la ludopatia coinvolge attualmente circa 1 milione di persone in Italia, 300.000 sono i giocatori a rischio e 170.000 gli adolescenti a rischio.

Tutti sottolineano l’importanza della prevenzione: l’avv. Polizzi ci elenca una lunga lista di proposte che dovrebbero essere avanzate in Parlamento, comprendenti sanzioni, divieti e campagne di prevenzione; il dott. Ricardo Agostini, consigliere della Regione Lazio, mette in luce le problematiche regionali in questa operazione di prevenzione e cura, date soprattutto dai tagli finanziari a livello sociosanitario. Interviene poi il senatore Riccardo Pedrizzi, intervento non previsto, ma necessario data la sua presenza in sala, che evidenzia come il gioco d’azzardo sia una ricchissima fonte di guadagno per lo Stato italiano – impossibile e impensabile, quindi, rinunciarvi -, ma una cosa che si potrebbe invece fare è destinare parte di queste entrate proprio alla cura del GAP.

Ancora, il dott. Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi, si sofferma sulla situazione scolastica attuale e sulle problematiche che si riscontrano nella scuola, anche queste per la maggior parte dovute ai pochi fondi economici disponibili e alla mancanza di servizi di psicologia scolastica all’interno degli istituti, ma anche – e soprattutto secondo lui – nelle famiglie degli adolescenti di oggi.

Segue il dott. Massimo Ruta, country manager di Codere Italia, che si sofferma sull’importanza della promozione del gioco responsabile e della lotta al gioco illegale, che affligge una grossa percentuale di giocatori; chiude questa prima parte l’onorevole Margherita Miotto che ci ricorda gli impegni raccolti dal governo per regolare l’offerta del gioco, date le sue pesanti ricadute sociali e sanitarie, e invertire la rotta rispetto alla tendenza a promuoverlo degli anni precedenti.

Tante proposte insomma, più o meno concrete ma non troppo innovative, accomunate dall’idea che il GAP sia diventato effettivamente un problema, al pari, o forse più, delle dipendenze da sostanze.

Dopo il coffee break, aprono la seconda parte il prof. Andrea Castiglioni Humani, docente dell’Università Salesiana e della Scuola di Specializzazione Cristo Re, seguito dal prof. Gianluigi Conte, anch’egli docente della Scuola di Specializzazione Cristo Re. Entrambi si prendono molto più dei 20 minuti previsti per ogni intervento, senza che nessuno li interrompa, il che diventa deleterio per gli interventi successivi, considerato il ritardo con cui già si è iniziato.

Il primo intervento è molto poco clinico e molto evoluzionistico; il prof. ripercorre le teorie dell’evoluzione comportamentale, in maniera molto esaustiva e raffinata, ma in 50 minuti non arriva a spiegare come questa possa sfociare in comportamenti patologici, come auspicato inizialmente.

Il prof. Conte si sofferma unicamente sugli elementi psicodinamici – alla Winnicott maniera – implicati nel GAP, definendolo come un parossismo clinico della capacità naturale di integrare operatori simbolici” e un “meccanismo volto alla saturazione illusoria del dolore, in carenza di risorse intrapsichiche”, senza però fornire alcuna indicazione su quali siano queste risorse intrapsichiche carenti o su come trattare o aiutare un giocatore patologico a superare questa “saturazione illusoria del dolore”. La parola trattamento, in realtà, non compare praticamente in tutta questa seconda parte della conferenza, al di là di qualche vaga allusione alla necessità di un trattamento effettuato da terapeuti “formati”.

Interviene poi la dott.ssa Alessandra Gatto, psicologa, psicoterapeuta sistemico-relazionale e criminologa, con la presentazione di un caso clinico; sottolinea inizialmente l’importanza del gioco nel sistema familiare, come indicato da Winnicott, e come il GAP sia un tentativo di riprodurre una sfida con l’antico paterno e materno non particolarmente buoni”. Il gioco patologico di Sonia, adolescente di 13 anni avviata al gioco dalla nonna, viene infatti illustrato come un esempio di “un paterno sfidato e desiderato e un’espiazione del materno”.

Segue l’intervento delle dott.sse Chiaralisa Lupelli e Clotilde Marinacci, entrambe psicologhe e psicoterapeute, meno clinico ma più tecnico e concreto, le quali riportano i dati del Centro d’Ascolto Game Over, progetto di informazione, sostegno e orientamento nato nel 2011 dall’associazione Primo Consumo.

Gli ultimi interventi sono una corsa contro il tempo: la dott.ssa Tiziana Ficeto, psicologa, psicoterapeuta e psicodiagnosta della ASL RM E, illustra in maniera estremamente rapida due casi clinici, una donna di 46 anni dipendente dalle “macchinette” e un adolescente dipendente dai videogiochi, presentando due diagnosi – a mio avviso ‘non diagnosi’, ma ammetto di essere forse troppo cognitivista – dove il GAP è spiegato, ad esempio nel primo caso, comeespressione della simbiosi fusionale, una difesa dall’angoscia di frammentazione e come mezzo che le garantisce il suo esserci”. Continua a restarmi l’incognita della teoria di riferimento e di come questi pazienti siano poi stati trattati.

Una presentazione interessante quella successiva della dott.ssa Ilaria Intrieri, specializzanda della Scuola di Specializzazione Cristo Re, che tratta le analogie psicofisiologiche tra adolescenza e GAP. La dott.ssa elenca una serie di fattori, tra i quali ad es. l’impulsività, i bias cognitivi, la compromissione della capacità di prendere decisioni, etc., come determinanti della condotta patologica del gioco d’azzardo. Fattori evidenziati in numerosi studi scientifici e di neuroimmagine. Dall’altro lato, studi di risonanza magnetica funzionale su adolescenti mostrano come le stesse aree cerebrali implicate nel GAP – corteccia prefrontale e sistema limbico – siano le aree che maturano più lentamente. Pertanto, in adolescenza le nostre capacità decisionali sarebbero ancora deboli e ciò sarebbe un dato a supporto del fatto che gli adolescenti siano soggetti particolarmente a rischio, a prescindere dall’avere o no una “mamma sufficientemente buona”. Davvero un peccato che, a causa dei tempi ristretti, la dott.ssa Intrieri si sia solo potuta limitare a leggere i titoli delle slides senza poter approfondire i dati, i fattori e gli studi citati.

Chiude, infine, la conferenza la dott.ssa Anna Cipriani, docente della Scuola di Specializzazione Cristo Re presentando un caso di GAP in una coppia di conviventi e sottolineando, come aveva fatto il prof. Saraceni inizialmente, l’importanza di considerare il GAP come un disturbo psicosomatico.

In sintesi, niente di nuovo sotto il sole. Un convegno di informazione ed approfondimento sul gioco d’azzardo patologico dove l’approfondimento non sembra esserci stato, così come è mancata un’informazione aggiornata su teorie, diagnosi e trattamento del GAP. Aspetteremo la terza edizione per vedere se qualcosa si muove…

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