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Depression as a psychoanalytic problem di Paolo Azzone – Recensione

Depression as a psychoanalytic problem. La comprensione di esperienze affettive patologiche attraversa la psicoanalisi dalle prime opere di Freud.

Di Redazione

Pubblicato il 19 Set. 2013

Diego Sarracino

 

Recensione del libro:

Depression as a Psychoanalytic Problem

di Paolo Azzone

(2012)

Depression as a psychoanalytic problem- Recensione“Depression as a psychoanalytic problem”. La comprensione teorica e clinica delle esperienze affettive, in particolare di quelle disturbanti e patologiche, rappresenta un fil rouge che attraversa la psicoanalisi sin dalle prime opere di Freud.

Affermava Freud nel saggio Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen: “Ciò che veramente conta nella vita psichica sono i sentimenti, e tutte le forze psichiche sono importanti solo per la loro capacità di risvegliare sentimenti”. Tra i “sentimenti” patologici, l’ansia/angoscia riveste un ruolo fondamentale nella teoria freudiana; spesso, negli scritti del padre della psicoanalisi, l’angoscia rappresenta il concetto fondamentale rispetto al quale viene saggiata l’affidabilità dei vari impianti teorici riferiti ai vissuti affettivi.

Diverso è stato il destino della depressione, rispetto al quale manca negli scritti freudiani una teorizzazione altrettanto complessa e soddisfacente. Freud riteneva che in questo disturbo giocasse un ruolo fondamentale un qualche fattore somatico non chiaramente identificato. Sulla sua scia, molti psicoanalisti e psicoterapeuti di orientamento psicodinamico hanno cercato nella psichiatria biologica e in seguito nelle neuroscienze una possibile spiegazione e cura del disturbo, spesso a discapito di una comprensione più profonda dell’esperienza emotiva delle persone che soffrono di questo male.

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Partendo da queste considerazioni, Paolo Azzone nel libro Depression as a Psychoanalytic Problem attinge alla sua ventennale esperienza di psichiatra e psicoanalista per proporre una nuova interpretazione psicoanalitica del fenomeno della depressione, attenta non solo agli aspetti biologici e somatici ma soprattutto alla storia emozionale del paziente e alle sue relazioni personali e familiari, come prerequisito per comprenderne la profonda sofferenza emotiva.

La prima parte del libro introduce il lettore alla bimillenaria storia della depressione, dalle sorprendentemente accurate descrizioni cliniche dei Greci e dei Romani, alle riflessioni dei filosofi medievali sul rapporto fra tristezza, colpa e peccato, fino alla genesi del pensiero scientifico moderno e contemporaneo sui disturbi depressivi. Viene inoltre proposta un’analisi sociologica del particolare ruolo che la depressione occupa nella nostra società, in aperta contestazione con l’attuale modello medico che vede nei farmaci e nella biologia la risposta a tutti i mali.

Nella seconda parte del libro, che ne rappresenta il fulcro, l’autore analizza clinicamente i sintomi della depressione. Egli cerca di dimostrare che la psicopatologia descrittiva, generalmente associata a una lettura del fenomeno in termini di disfunzione cerebrale, non è incompatibile con l’approccio psicoanalitico. I principali sintomi legati alla depressione vengono interpretati non come “caselle di una check-list”, ma per come sono vissuti dal paziente, in termini cioè di esperienza soggettiva. La realtà clinica rappresenta per l’autore una prospettiva privilegiata per comprendere il fenomeno in maniera direttamente spendibile nella pratica professionale. Quest’approccio è particolarmente evidente nel capitolo 5, che contiene vignette cliniche attinte dal contesto dei servizi di salute mentale, nelle quali l’autore esemplifica l’applicazione nella pratica clinica di alcuni concetti psicoanalitici legati alla tradizione freudiana e kleiniana (oggetto perduto, sadismo, posizione depressiva, narcisismo).

Nella terza parte, infine, Azzone propone un modello psicoanalitico della depressione. L’assunto fondamentale, e coraggioso, dell’autore è che la depressione non richiede necessariamente una spiegazione somatica, come pensava Freud, ma può essere considerato un fenomeno psichico in ogni suo aspetto clinico. Ne deriva, secondo l’autore, che è possibile e utile una comprensione psicoanalitica delle esperienze mentali inconsce all’origine del disturbo e del modo in cui vengono elaborati gli eventi dolorosi.

In conclusione, questo libro propone molti spunti interessanti su un disturbo ancora a tratti sfuggente, e può essere una lettura stimolante non solo per psicoanalisti e psicoterapeuti di orientamento psicodinamico, ma per tutti i lettori interessati all’evoluzione storica, alla descrizione psicopatologica e al trattamento del male oscuro.

LEGGI:

DEPRESSIONE – PSICOANALISISIGMUND FREUD – INCONSCIO

RECENSIONE DI TERAPIA METACOGNITIVA DEI DISTURBI D’ANSIA E DI DEPRESSIONE (WELLS)

BIBLIOGRAFIA: 

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