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La noia… non più la cenerentola delle emozioni!

La noia viene concettualizzata come un’esperienza caratterizzata da un desiderio non appagato di fare-esperire qualcosa di soddisfacente. Psicologia

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 29 Lug. 2013

Aggiornato il 02 Feb. 2015 11:41

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

La noia viene concettualizzata come un’esperienza caratterizzata da un desiderio non appagato di fare-esperire qualcosa di soddisfacente.

Guardereste per lungo tempo un video di pesca o di un uomo che silenziosamente stende i panni? Questi sono alcuni degli stimoli che utilizzano i ricercatori psicologi per studiare scientificamente la noia.

La noia è un’esperienza universale e molto comune, ma finora si è data poca attenzione scientifica a tale fenomeno emotivo. Secondo Eastwood (Eastwood, Frischen, Fenske,  Smilek, 2012) la noia viene concettualizzata come un’esperienza caratterizzata da un desiderio non appagato di fare-esperire qualcosa di soddisfacente.

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Lo stesso autore la definisce uno stato di “unengaged mind”: la noia come stato aversivo che si presenta quando a) non siamo in grado di impegnare in modo efficace la nostra attenzione verso stimoli interni o esterni, b) ci focalizziamo sul fatto che non siamo in grado di impegnare la nostra mente in una attività soddisfacente, c) attribuiamo la causa del nostro stato aversivo a fattori esterni.

Inoltre la noia sarebbe caratterizzata sia da un basso che da un elevato arousal (attivazione fisiologica). In alcune situazione è una sfida anche tenere gli occhi aperti mentre in altre essere annoiati può portare a uno stato di nervosa agitazione.

Effettivamente la noia sembra proprio una faccenda di attenzione. In uno studio del 2012 è stato riscontrato che le persone più propense a provare noia ottengono prestazioni peggiori nei compiti che richiedono attenzione sostenuta con una maggiore probabilità di presentare sintomi di ADHD e di depressione (Malkovsky,Merrifield, Danckert, 2012).

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Pensando alla depressione, anche se possono avere strette somiglianze e elevate correlazioni, la noia e lo stato depressivo sono esperienze emotive distinte (Goldberg, Eastwood, LaGuardia, & Danckert, 2011):  si potrebbe speculare che le noia porti a una maggior focalizzazione sui processi ruminativi in un ciclo vizioso di mantenimento dello stato depressivo. E gli alessitimici sarebbero particolarmente propensi alla noia (Eastwood, Cavaliere, Fahlmana, Eastwood, 2007).

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Le ricerche di laboratorio si sono concentrate sugli effetti comportamentali della noia: in un recente studio condotto presso la University of Limerick studiando gli effetti della noia sul recupero mnestico hanno scoperto che le persone cui era stato indotto un elevato stato di noia richiamavano alla memoria ricordi estremamente più nostalgici (van Tilburg, Igou, Sedikides, 2013).

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In un altro studio condotto dagli stessi ricercatori i soggetti sottoposti a condizioni più noiose sarebbero anche  più aggressivi nell’infliggere pene ipotetiche più severe a criminali immaginari (Van Tilburg, Igou, 2011).

In un contesto educativo alcuni ricercatori tedeschi stanno invece studiando le modalità di fronteggiamento della noia negli studenti delle scuole superiori: alcuni utilizzerebbero strategie di re-appraisal più raffinate a livello cognitivo come ad esempio ricordare a sé stessi quanto lo studio possa aiutarli per la loro futura carriera mentre altri sarebbero più propensi a strategie di evitamento dello stimolo emotigeno (chiacchierare con i compagni di banco).

Dai risultati è emerso che l’impiego di strategie di re-appraisal facilita la diminuazione dell’esperienza di noia rispetto alle strategie di evitamento (Net, Goetz, Hall, 2011).

Questi spunti di ricerche che si stanno muovendo sia in ambito clinico che di psicologia generale suggeriscono che altro che emozione cenerentola, la noia può concorrere a una migliore comprensione di fenomeni clinici e comportamentali al pari di altre emozioni e stati mentali finora più studiati. 

LEGGI:

ATTENZIONE –  MEMORIA – RIMUGINIO (WORRY) E RUMINAZIONE (RUMINATION)

 

 

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Redattrice di State of Mind

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