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L’ Invidia ai Tempi di Facebook – Psicologia dei Social Network

Facebook come fonte “d’informazioni” e come metro di giudizio, questo il pericolo, facendo di volta in volta salire il termometro personale dell' invidia.

Di Irene Giardini

Pubblicato il 03 Mag. 2013

Aggiornato il 17 Mag. 2017 12:23

 

L’invidia ai tempi di Facebook. - Immagine:© Jan Jansen - Fotolia.com Facebook come fonte “d’informazioni” e come metro di giudizio, questo il pericolo, passando da stato in stato, da foto in foto, facendo di volta in volta salire il termometro personale della frustrazione.

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In quanti oggi la prima cosa che fanno appena svegli è aprire il proprio profilo facebook, magari controllare gli aggiornamenti del fidanzato, le foto nuove, i tag, i poke.. e magari si dimenticano di farsi il caffè?Una partita a ruzzle una sola, cara, e poi faccio colazione, aggiorno lo stato e mi preparo, lasciami la camicia sul letto”.. invece ci si perde tra una foto e uno stato, una citazione e una canzone (scene di vita familiare).

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Tutti, o quasi, hanno un profilo facebook, e almeno chi usa internet spesso con altrettante frequenza aggiorna il profilo, mette dei link, inserisce alcune foto  e tagga gli amici. In poche parole una grande vetrina, certo si possono mandare anche dei messaggi privati tra utenti, si può usare la chat per accordarsi sul film da vedere la sera, ma l’attenzione di presentarsi con una “bella” pagina é comune un po’ a tutti. Si è attenti a postare le foto dell’ultima vacanza dell’ultimo acquisto di quella giornata di sole in cui eri in gita con il fidanzato al lago di Garda… quella foto in cui non si vedono le rughe e la pancetta è nascosta da un gioco di luci sapientemente studiato, poi c’è la corsa alla notizia più bella, al link piu accattivante e allo stato più popolare.

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Da Berlino ci arriva l’ennesima ricerca sugli effetti che l’uso di Facebook può “causare” ai suoi utenti più assidui.

Si parte della domanda: ma chi legge, chi “spulcia” il profilo facebook degli amici\nemici come vive tutto ciò?

A chiederselo sono stati i ricercatori dell‘Università di Darmstadt e l’Istituto dei Sistemi Informativi dell’Università  Humboldt di Berlino e si sono posti come obiettivo quello di andare ad indagare i sentimenti, i pensieri e le emozioni degli utenti di Facebook concludendo che più di un terzo degli intervistati dichiara di provare sentimenti prevalentemente negativi di fronte allo schermo, rimuginando tra invidia e frustrazione.

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Il Professor Peter Buxmann e la Dottoressa Hanna Krasnova impegnati in questa ricerca ci spiegano che nonostante sia stato inizialmente difficile per gli intervistati ammettere di provare invidia per i loro “amici social” questa emozione spiegherebbe e sarebbe sottesa a quella sorta di frustrazione pensando alla vita degli altri riportata da molti. Sarebbe l’ostentato successo in alcuni ambiti, in particolare amore vacanze e tempo libero, degli amici “virtuali” a promuovere il confronto e in un qualche modo a generare un conflitto che in alcuni casi può portare all’invidia.

Facebook come fonte “d’informazioni” e come metro di giudizio, questo il pericolo, passando da stato in stato, da foto in foto, facendo di volta in volta salire il termometro personale della frustrazione.

Spesso, poi, ci sottolineano i ricercatori si attiva una sorta di circolo vizioso, una spirale dell’invidia in cui chi prima invidiava per farsi invidiare cerca di rendere migliore il suo profilo in tutto e per tutto curando i particolari scegliendo accuratamente la foto da postare e così da suscitare a sua volta l’invidia di un altro utente facebook che per tutta risposta arricchirà anche lui il suo profilo e così via.

I ricercatori hanno dimostrato che non solo gli utenti facebook faticano a riconoscere e ad ammettere di provare invidia ma che tendono, invece, ad attribuire questa agli altri questa emozione.

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Tuttavia il campanello d’allarme, che ci portano gli autori nelle loro riflessioni conclusive è il rischio di non riuscire a gestire quella frustrazione e quel sentimento negativo d’invidia, di non essere capaci di chiuderlo in un mondo per così dire virtuale, ma di avere la tendenza a portare poi questa attivazione nella vita tutti i giorni con conseguenze spiacevoli sulle relazioni “reali”.

Forse dovremmo semplicemente tenere a mente che la maggior parte dei profili Facebook è appositamente costruita in modo da amplificare e spesso, ahimè, fingere una felicità personale.

I risultati dell’indagine sono stati presentati all’11th International Conference Wirtschaftsinformatik che si è tenuta a Lipsia, in Germania, dal 27 febbraio al 1 marzo 2013.

LEGGI: 

 SOCIAL NETWORK – RIMUGINIO – PSICOLOGIA DEI NEW MEDIA 

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