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Colloquio Psicologico: Cosa Fare nel Primo Colloquio #3

Colloquio Psicologico #3 - La Negoziazione assume un ruolo importante nella definizione del problema, degli obiettivi, delle priorità da affrontare.

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 12 Mar. 2013

Il Colloquio Psicologico: Cosa Fare nel Primo Colloquio – Parte 3

Il Colloquio Psicologico: Cosa Fare nel Primo Colloquio #3. -Immagine: © rolffimages - Fotolia.comDEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI

 LEGGI: PARTE I  – PARTE II DELL’ARTICOLO

IL COLLOQUIO PSICOLOGICO – MONOGRAFIA

Gli obiettivi individuati devono possedere alcune caratteristiche di base per poter essere realizzati: devono essere realistici, devono riferirsi al problema attuale, devono mirare a ridurre il dolore e devono contemplare un miglioramento del paziente anche al di fuori della terapia. 


“Un guerriero della luce studia con molta attenzione la posizione che intende conquistare.

Per quanto il suo obiettivo sia difficile, esiste sempre una maniera di superare gli ostacoli. Egli verifica i cammini alternativi, affila la sua spada, e cerca di colmare il proprio cuore con la perseveranza necessaria per affrontare la sfida.”

[Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997, p.38]

Una volta che è stata raggiunta una definizione comune del problema è necessario chiarire quali sono gli obiettivi che si vogliono realizzare e cioè occorre stabilire in modo preciso lo stato ottimale che il paziente deve presentare al termine della terapia anche relativamente ai suoi stati affettivi.Come per il problema anche in questo caso il paziente si presenta con obiettivi propri da raggiungere, dai quali il terapeuta deve avviare un processo di negoziazione simile a quello ottenuto per la definizione del problema.

Il Colloquio Psicologico: Il Colloquio Tra Rogers & Carkhuff. - Immagine: © Gina Sanders - Fotolia.com
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Può capitare anche che gli obiettivi del cliente siano avversi alla terapia, può essere ad esempio giunto dal professionista con lo scopo di provare il fallimento di qualsiasi intervento psicologico. Quando il paziente si mostra ostile alla terapia è sicuramente più arduo, a tutti i livelli, cercare di negoziare qualcosa. In linea di massima il percorso seguito per poter negoziare gli obiettivi della terapia è simile a quello eseguito per la definizione del problema tant’è che queste due mete possono essere considerate parallele. Attraverso l’insight determinato da nuove prospettive emerse nel cliente grazie alle osservazioni dello psicologo si avverte l’efficacia del colloquio che assume, a volte, tratti magici per le emozioni che il soggetto sperimenta. Questo cambio di prospettiva mostra alternative, nel problema come negli obiettivi. Chi era ostile verso la terapia, nella migliore delle ipotesi,  può osservare l’esistenza di altri traguardi, positivi, rispetto al fallimento ineluttabile di qualsiasi tentativo di aiuto. In questo modo il processo di negoziazione per la definizione degli obiettivi si realizza. Esso deve comunque tener conto e coinvolgere il paziente per l’importanza delle sue aspettative e delle sue necessità.

“Per realizzare il proprio sogno, ha bisogno di una volontà salda, e di un’immensa capacità di abbandono. Sebbene egli abbia un obiettivo, il cammino per raggiungerlo non è sempre quello che immagina.”

[Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997, p.52]

Gli obiettivi individuati devono possedere alcune caratteristiche di base per poter essere realizzati: devono essere realistici, devono riferirsi al problema attuale, devono mirare a ridurre il dolore e devono contemplare un miglioramento del paziente anche al di fuori della terapia. 

Nel corso della negoziazione possono essere individuati diversi obiettivi che richiedono interventi separati. In tal caso è necessario stabilire un ordine di priorità che deve coinvolgere anche il paziente. Tuttavia Sundel, Radin e Churchill [1985, in giallo] suggeriscono che lo psicologo tenga conto di alcuni criteri nella negoziazione per stabilire la proprietà di intervento:

 1) “La preoccupazione che il paziente esprime per prima”; occuparsi di ciò che preoccupa maggiormente il paziente appaga le sue aspettative e rafforza il rapporto di fiducia con il terapeuta, favorendo il terreno per la realizzazione degli altri obiettivi.

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2) “Il comportamento che ha le conseguenze negative più gravi per il paziente, per chi gli è vicino o per la società”; è necessario affrontare realizzare prima obiettivi che consentono di placare condizioni altamente pericolose soprattutto se la persona è a rischio di suicidio o minaccia di aggredire altre persone, magari attraverso l’immediato invio per una consultazione specialistica.

3) “La preoccupazione più immediata espressa dalla fonte di invio”; riguarda principalmente i pazienti involontari inviati per risolvere specifici problemi e sono su quelli che il colloquio deve concentrarsi.

4) “Il comportamento che è più facilmente e/o efficacemente risolvibile”; se il terapeuta mostra la sua efficacia rafforza la fiducia e la disponibilità del cliente a proseguire la terapia. Questi obiettivi particolarmente semplici possono essere risolti anche solo dando le corrette informazioni al cliente al riguardo.

5) “Il problema che va affrontato prima di poterne gestire altri”; ovviamente alcuni obiettivi possono essere requisiti minimi per affrontarne degli altri e, in tal caso dovranno essere risolti per primi.

La negoziazione assume, quindi, un ruolo importante sia nella definizione del problema, che degli obiettivi, che delle priorità da affrontare nel corso dei colloqui psicologici. Questo è un processo che non si esaurisce in uno specifico momento del colloquio ma che pervade ogni momento di incontro tra cliente e terapeuta. Sia il problema che gli obiettivi, infatti, non vengono decisi una volta per tutte ma cambiano continuamente nel corso della terapia. La negoziazione è una tappa fondamentale per giungere al cambiamento.

Tribolazioni. Di Roberto Lorenzini – No Conflict. -Immagine: © olly - Fotolia.com
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VALUTAZIONE DEI PUNTI DI FORZA DEL CLIENTE

“ Un guerriero della luce conosce i propri difetti. Ma conosce anche i propri pregi. 

Alcuni compagni si lamentano in continuazione […]. Forse hanno ragione. Ma un guerriero non si lascia paralizzare da questo. Cerca di valorizzare al massimo le proprie qualità. […]. 

Allora cerca di sapere su cosa può contare. E controlla sempre il suo equipaggiamento”.

[Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997, p.39]

Oltre alle varie informazioni sul paziente, sul problema (sia sulla sua evoluzione temporale che sulle contingenze ambientali nelle quali si realizza) e sugli obiettivi, è importante che lo psicologo sia in grado di valutare i punti di forza del paziente e le risorse disponibili sia dal suo punto di vista del terapeuta che da quello del paziente.

Queste rappresentano il budget di base sul quale deve essere pianificato l’intervento, ciò che si può ottimizzare e sfruttare per raggiungere gli scopi della terapia. Questo budget si suddivide in risorse interne al cliente e risorse appartenenti all’ambiente.

Valutare i punti di forza interni al paziente vuol dire comprendere le capacità psicologiche (come la capacità di coping o di problem solving), sociali (come le capacità assertive del soggetto) ed economiche (e cioè il potenziale di investimento di denaro della persona) che possono essere utili alla terapia.

Valutare le risorse appartenenti all’ambiente implica l’analisi delle opportunità d’aiuto che lo psicologo può sfruttare all’esterno della terapia e che sono principalmente correlate alle relazioni con i membri della famiglia nucleare ed estesa, amici, vicini, enti di assistenza ecc… 

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Tutto ciò, se presente, aumenta il budget di cui dispone il terapeuta nel tentativo di aiutare il paziente e facilita il superamento di molti ostacoli.

“Un guerriero della luce non entra mai in battaglia senza conoscere i limiti del suo alleato.”

[Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997, p.133]

LEGGI ANCHE: 

ALLEANZA TERAPEUTICA – IN TERAPIA – COLLOQUIO PSICOLOGICO

 LEGGI: PARTE I  – PARTE II DELL’ARTICOLO

IL COLLOQUIO PSICOLOGICO – MONOGRAFIA


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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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