Il setting del colloquio e l’atteggiamento del professionista dovranno trasmettere fin dall’inizio una certa quota di freschezza, apertura e disponibilità a parlare di sessualità e gli altri ingredienti fondamentali sono la riservatezza, il rispetto e il focalizzarci sul tema.
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La data del 15-09-2012 segna la ripresa delle danze del Master di Sessuologia presso Studi Cognitivi di Modena. Le luci inizialmente sono puntate sul tema del trattamento delle disfunzione sessuali femminili affrontato dalla Dr.ssa Anna Franca. Una disfunzione sessuale è caratterizzata da un’anomalia del processo che sottende il ciclo di risposta sessuale (desiderio- eccitazione- orgasmo- risoluzione) o dal dolore associato al rapporto sessuale. In sessualità parliamo di disfunzioni, di alterata funzionalità e non di disturbo.
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DISTURBI SESSUALI – AMORE & RELAZIONI SENTIMENTALI –
Durante questo primo incontro viene messa il luce l’importanza di come parlare di sessualità voglia dire parlare di aspetti fisici, affettivi, intellettivi e sociali della persona. Si pone quindi l’accento su come costruire le varie fasi di un’anamnesi sessuologica.
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L’anamnesi sessuale implica un uso di termini e di un linguaggio da parte del terapeuta che deve ben scegliere per evitare connotazioni di banalizzazione, negazione, tecnicizzazione e psichiatrizzazione. Si parte con il creare attraverso il colloquio terapeutico una fotografia della situazione attuale del sintomo e poi si costruisce la storia di vita del soggetto e della coppia. I soggetti solitamente si sentono imbarazzati, temono il giudizio, hanno sentimenti di colpa e vergogna, di inadeguatezza, di ansia che creano una barriera alla comunicazione. Nelle prime fasi l’obiettivo è ridurre l’ansia e l’imbarazzo, trasmettendo comprensione per la difficoltà che affronta il paziente nell’esaminare col medico aspetti delicati e intimi della propria vita. Ostacoli più specifici nascono dall’età e dal sesso dell’assistito. Fattori importanti per il formarsi di disfunzioni sono le precedenti esperienze, la presenza di aspettative negative, l’ansia da prestazione, la tendenza al controllo, rimuginii, depressione e dolore. Il setting del colloquio e l’atteggiamento del professionista dovranno trasmettere fin dall’inizio una certa quota di freschezza, apertura e disponibilità a parlare di sessualità e gli altri ingredienti fondamentali sono la riservatezza, il rispetto e il focalizzarci sul tema. Come consuetudine va restituita la sua diagnosi al singolo o alla coppia attraverso una lettura integrata degli elementi organici, emotivi, cognitivi, comportamentali e relazionali.
La diagnosi deve specificare se si tratta di una disfunzione permanete (se la disfunzione è presente fin dall’inizio dell’attività sessuale) o acquisita, se è caratterizzata da un sintomo generalizzato o situazionale (legato a particolari attività, situazioni) e se è dovuta a fattori psicologici, fisici o una combinazione dei due elementi. Vengono definiti alcuni fattori predisponenti (ad es: un’educazione repressiva, l’inadeguatezza delle informazioni sulla sessualità, esperienze sessuali precoci e traumatizzanti), i fattori precipitanti (ad es.: la nascita di un figlio, le discordie coniugali, l’invecchiamento, le disfunzioni del partner) e fattori di mantenimento (ad es.: le ansie da performance, anticipazione di fallimenti, scarsa comunicazione della coppia, la paura dell’intimità) (Hartow, 1985).
Nell’analizzare in dettaglio i vari tipi di terapie possiamo riassumere che per quanto riguarda l’inibizione dell’ eccitazione sessuale lo scopo è quello di ridurre l’ansia durante le fasi dell’eccitamento che inibisce la donna, per quanto concerne l’inibizione dell’orgasmo femminile l’obiettivo è modificare la tendenza ad osservare le sensazioni pre-orgasmiche in modo ossessivo, incrementare sentimenti erotici e ampliare le fantasie erotiche. Per il vaginismo funzionale lo scopo è di evitare spasmi involontari della muscolatura del terzo esterno vaginale attraverso una desensibilizzazione sistematica in vivo. Quando parliamo di vaginismo dobbiamo capire e far descrivere alla persona cosa intende per il dolore, e cosa pensa possa accadere.
Si apre poi il sipario anche sul tema handicap e sessualità. Le persone con handicap hanno pulsioni, sensazioni di natura sessuale come la maggior parte delle persone li differenzia solo l’espressione, la traduzione in comportamento con cui le persone cercano di soddisfare i loro bisogni. Vi sono poi persone con handicap fisici o psichici che non hanno problemi sessuali.
In base al tipo di handicap possono presentarsi più o meno problematiche in tale sfera. Si sottolinea nei soggetti con handicap una possibile difficoltà di comprensione degli impulsi, una difficoltà da parte di operatori/familiari ad accompagnare le persone in questa crescita.
L’obiettivo di un intervento è fare maturare la persona con handicap per quanto è consentito o possibile prima di tutto sul piano dell’autoconsapevolezza personale e delle capacità relazionali, in generale favorire uno sviluppo psicoaffettivo tale per cui abbia un significato pensare, sviluppare e vivere la sessualità.
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L’incontro successivo condotto dalla Dr.ssa Anna Franca è stato un viaggio all’interno della sessualità nelle diverse fasi di vita del singolo e della coppia, dal momento del concepimento fino all’invecchiamento, analizzando lo sviluppo e la variazioni della sessualità dai primi innamoramenti alle diverse fasi di cambiamento durante la gravidanza. In modo particolare vengono descritti interventi di training razionale-emotivo nella preparazione al parto precisando che la gestante non è da considerarsi una paziente quindi il percorso mira a sviluppare e acquisire le capacità di vivere le emozioni il più possibile positive in una situazione coinvolgente come quella della gravidanza e parto. Lo scopo di tale intervento è eliminare errori di percezione, interpretazioni e valutazioni che possono mantenere stati di ansia, depressione e ostilità.
Vengono organizzati in modo particolare tre moduli: modulo ristrutturazione cognitiva razionale, modulo addestramento assertivo e modulo rilassamento ( Di Pietro, 1984). Sulla scia del tema della gravidanza vengono approfondite altre tematiche associate. Si descrivono le distinzioni tra baby blues, depressione post partum e psicosi post partum (Linee Guida per la prevenzione e la cura dei disturbi psichiatrici delle donne dopo il parto a cura di Ghisletta, marzo 2004), ponendo in modo particolare l’accento sull’esperienza dell’interruzione volontaria di gravidanza e sull’interruzione spontanea di gravidanza e quindi sugli interventi adeguati. La Sindrome Post Abortiva (S.P.A) viene considerata all’interno dei Post Traumatic Distress Disorder è annoverato tra gli eventi traumatici perché produce un marcato stress tale da creare dei disturbi alla vita psichica.
A seguire viene posto il riflettore sul disturbo del desiderio maschile e femminile e sull’ intervento sessuologico di coppia, incontro condotto dalla Dr. Rebecchi e dalla Dr.ssa Chiappelli.
Il Desiderio o interesse sessuale è un sentimento che include il desiderio di avere un’esperienza sessuale, di sentirsi recettivi ai preliminari sessuali del partner e il fantasticare sul fare sesso.
La relazione intima ed intensa nella quale sono in gioco gli affetti, i desideri e soprattutto i bisogni, può essere tanto temuta da soffocare ogni slancio verso di essa, nella paura di un disconoscimento o della perdita dell’oggetto nel quale molto si è investito. Il desiderio per esistere e mantenersi deve potersi fondare su una prospettiva relazionale del piacere. In Disorders of Sexual Desire (1979), Helen Kaplan affronta il tema dell’ inibizione del desiderio sessuale da un punto di vista clinico. Le turbe del desiderio sessuale vengono così classificate in primarie e secondarie. L’Inibizione primaria è condizione rara, che si associa ad una storia di asessualità che si estende a tutta la vita del soggetto, l’Inibizione secondaria è invece caratterizzata dalla sua comparsa dopo un normale sviluppo sessuale nella storia del paziente. Vi sono persone nelle quali l’appetito sessuale è debole per caratteristiche costituzionali, cosicché esse non si sentono disturbate dalla scarsa frequenza dei loro rapporti sessuali, che avvengono per la pressione di richieste o circostanze esterne (Simonelli, 1996).
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Nell’uomo e nella donna gli oggetti del desiderio vengono condizionati e influenzati dall’esperienza personale. I disturbi del desiderio ci possono essere divisi in modo particolare in due gruppi: il desiderio sessuale basso e l’avversione sessuale.
Nel primo i criteri diagnostici fanno riferimento a carenti o assenti fantasie sessuali e desiderio di attività sessuale persistente o ricorrente. Le anomalie causano disagio o difficoltà interpersonali, possono emergere in comorbilità con stati depressivi, con disturbo d’ansia ansia, disturbi alimentari. Il disturbo da avversione sessuale rappresenta una persistente o ricorrente estrema avversione ed evitamento di tutti o quasi i contatti sessuali genitali con il partner. Il soggetto descrive ansia, timore e disgusto davanti ad un opportunità sessuale. Davanti a tali disagi bisogna indagare la percezione individuale e la valutazione del problema nella coppia. Kaplan oltre a descrivere le cause organiche parla di cause immediate, come ad esempio la rabbia per problemi situazionali e cause remote come la paura delle prestazioni sessuali, la paura del rifiuto, la paura dell’ intimità e l’ostilità. Il basso desiderio può essere sostenuto dalla difficoltà di elaborazione degli stimoli, da distorsioni cognitive, dalla mancanza di repertori comportamentali e da un ambiente stressante e scarsamente rinforzante.
Il sintomo sessuale è mantenuto e da diversi fattori organici, ambientale e individuali e relazionali. Nel parlare di disfunzioni sessuali di coppia bisogna capire le dinamiche relazionale oltre agli aspetti eziologici e patogenetici è necessario approfondire la comunicazione della coppia: analizzare i tre interlocutori su cui lavorare cioè i singoli e la nostra coppia (Satir, 1988). La coppia è formata da due individui ciascuno dei quali ha credenze e scopi organizzati gerarchicamente. L’assesment implica colloqui congiunti, individuali e quindi un attenta osservazione delle dinamiche relazionali. Nei colloqui individuali (Baucom & Epstein 1997; Dattilo & Padesky 1996) e relazionali, bisogna analizzare le motivazioni di entrambi i coniugi, fare un accurata anamnesi sessuale di ogni partner (Pasini) e capire l’esordio, la storia del problema e la descrizione del problema qui e ora. La funzione della terapia coppia è fare emergere le credenze teorie sulla sessualità dei soggetti, le loro emozioni rispetto a ciò emozioni al fine di costruire uno schema del circolo vizioso individuale di mantenimento e relazionale. Le coppie stressate hanno pochi scambi positivi minori, nullificano l’impatto degli aspetti positivi e si focalizzano su quelli negativi, reagendo immediatamente ( Boussod e Jacobson 1986).
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La sessualità umana è un fenomeno estremamente complesso, è necessario spaziare dall’antropologia alla biologia dalla psicologia alla etologia alla sociologia. Le disfunzioni sessuali si manifestano con forte impronta somatica, nella maggior parte dei casi il disagio è legato ad una “disfunzione” del corpo e la sofferenza provata è attribuita al deficit somatico come stato di sofferenza di un organismo in toto. Nel trattamento delle disfunzioni sessuali si pone il problema diagnostico centrato sull’aspetto biologico o psicologico o bio psicologica. Bisogna capire il legame esistente tra la manifestazione somatica e quella emotiva. Importante, quindi, la collaborazione tra con specialisti andrologi, ginecologi, endocrinologi, chirurghi. Quindi, è necessario per i terapisti oltre alla conoscenza dei processi psicologici anche dei processi biologico implicati.
Il decimo incontro del Master ha voluto infatti dare spazio al Dr. Carani, endocrinologo e al Dr. Pescatori, urologo. Si parla dell’identità sessuale e dei disordini dello sviluppo sessuale dalla prospettiva medica. Si parla si sesso cromosomico, gonatico, fenotipico, ipotalamico e psicosociale prima di addentrarci nella indicazioni e controindicazione della terapia ormonale e dell’intervento chirurgico. Il percorso psicologico parallelo e integrato con tutto il percorso di adeguamento medico chirurgico. Si sviluppa secondo modalità individuate caso per caso e mira alla verifica dell’assunzione della responsabilità della propria scelta, a sostenere e elaborare le modificazioni ormonali, somatiche nonché le esperienze relazionali e sociali del soggetto. Parallelamente si mira all’elaborazione del conflitto d’indentità e dei conflitti cognitivi ed emotivi che si presentano durante il percorso.
“L’acquisizione della nostra identità di genere è un processo che non ha mai fine, rispetto alla quale noi dobbiamo negoziare continuamente sia la dimensione intrapsichica che relazionale” ( Argentieri, 1996).
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Bibliografia:
- Kaplan, H.S. (2000). Disturbi del Desiderio Sessuale. Mondadori.
- American Psychiatric Association (APA), 2001, DSM-IV-TR
- Fenelli, A., & Lorenzini, R., (1991). Clinica delle disfunzioni sessuali. Carrocci Editore.
- Boscia, F., Simoncelli, C. (1997). Diagnosi e trattamento delle disfunzioni sessuali. Franco Angeli: Milano.
- Dèttore D. La terapia sessuale. In Galeazzi A., Meazzini P. (2004), Mente e comportamento. Trattato italiano di psicoterapia cognitivo-comportamentale. Giunti Editore: Milano.
- Di Pietro M. (1984). Il training razionale–emotivo delle gestanti come alternativa al R.A.T.. Atti del convegno La psicoprofilassi ostetrica e la sua applicazione nei servizi pubblici, Pordenone, 3 novembre 1984.