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I risultati di questo studio – riportati nell’ultima edizione del Journal of Sexual Medicine – influenzeranno la probabilità che l’ipersexual disorder venga incluso nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Lo scopo dello studio era quindi verificare che i criteri proposti fossero validi e affidabili nell’aiutare i professionisti della salute mentale a diagnosticare con precisione la dipendenza sessuale.
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I criteri definiscono una serie di sintomi che devono essere presenti: fantasie sessuali ricorrenti, impulsi e comportamenti per un periodo di sei mesi o più, che non siano causati da altri problemi, come ad esempio l’abuso di sostanze, un’altra condizione medica o episodi maniacali associati al disturbo bipolare.
Inoltre, gli individui che potrebbero essere diagnosticati con questo disturbo devono mostrare uno schema di attività sessuale in risposta a stati d’animo spiacevoli, per esempio il sentirsi depressi, o uno schema ripetitivo di comportamenti che utilizzi il sesso come modalità di risposta allo stress. I comportamenti sessuali messi in atto devono inoltre essere fonte di disagio per chi li attua, tanto da interferire con le relazioni, il lavoro o ad altri aspetti importanti della vita personale; per questo i criteri includono i tentativi compiuti dal soggetto al fine di ridurre o interrompere le attività sessuali sentite come problematiche.
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Al fine di valutare i criteri per la dipendenza sessuale, Reid e i suoi colleghi hanno testato e intervistato 207 pazienti in diverse cliniche di salute mentale in tutto il paese. Tutti i pazienti avevano cercato aiuto per mancanza di controllo del comportamento sessuale, abuso di sostanze o un’altra condizione psichiatrica, come la depressione o l’ansia.
I ricercatori hanno scoperto che i criteri proposti per l’ ipersexual disorder classificavano accuratamente 88% dei pazienti con una dipendenza sessuale; i criteri sono stati anche accurati nell’identificare risultati negativi nel 93% dei casi. In altre parole, i criteri sembrano adatti a discriminare tra i pazienti che soffrono di dipendenza sessuale e i pazienti che cercano aiuto per altre condizioni di salute mentale come l’abuso di sostanze, l’ansia o la depressione.
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Un altro dato significativo dello studio è che i pazienti che hanno soddisfatto i criteri per ipersexual disorder hanno sperimentato conseguenze negative significativamente maggiori a causa della loro attività sessuale,
rispetto agli individui che facevano abuso di sostanze o soffrivano di una condizione medica generale; infatti dei 207 pazienti esaminati, il 17 % aveva perso il posto di lavoro almeno una volta, il 39% ha terminato una relazione affettiva, il 28% ha contratto un infezione a trasmissione sessuale e il 78% ha avuto interferenze con la normale attività sessuale.
Lo studio ha mostrato inoltre che l’aumento della dipendenza sessuale, che nel 54% dei casi aveva iniziato ad essere problematica prima dei 18 anni e nel 30% dei casi tra i 18 e i 25 anni, era legato a maggiori disturbi emotivi, impulsività e incapacità di gestire lo stress.
Questi dati fanno pensare che la dipendenza sessuale sia un disturbo che emerge in adolescenza o comunque in età giovanile e che sia quindi importante sviluppare strategie di intervento precoce e di prevenzione.
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BIBLIOGRAFIA:
- Rory C. Reid, Bruce N. Carpenter, Joshua N. Hook, Sheila Garos, Jill C. Manning, Randy Gilliland, Erin B. Cooper, Heather McKittrick, Margarit Davtian, Timothy Fong. Report of Findings in a DSM-5 Field Trial for Hypersexual Disorder. The Journal of Sexual Medicine, 2012; DOI: 10.1111/j.1743-6109.2012.02936.x