Il Circolo Vizioso tra Geni, Temperamento e Famiglia
L’ ansia nel bambino rappresenta una sana reazione di adattamento e un elemento del normale sviluppo emotivo. Quando e perché diventa una condizione disfunzionale?
Le cause e i fattori di mantenimento di un quadro ansioso patologico sono molteplici e in continua interazione tra loro.
Secondo il modello di Hudson e Rapee (2004), i disturbi d’ ansia nel bambino derivano dall’incatenarsi di fattori genetici con quelli ambientali, fino a creare un vero e proprio circolo vizioso che concorre al mantenimento del disturbo.
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Per gli autori, molti bambini con sintomatologia ansiosa hanno, a loro volta, genitori ansiosi (almeno uno dei due). Oltre ad un’ereditarietà ambientale, dovuta all’imitazione da parte del bambino del modello genitoriale, è possibile parlare anche di ereditarietà genetica.
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In questi casi, i bambini presentano un temperamento ansioso, ovvero una naturale predisposizione alla preoccupazione eccessiva. Si tratta di bambini con Inibizione Comportamentale: tendenza temperamentale a mostrare paura e ritiro in situazioni non familiari. (Kagan, 1984).
Questo temperamento porterebbe ad una maggiore vulnerabiltà all’ ansia nel bambino, nonché ad una maggiore probabilità di sviluppare un disturbo d’ansia in fasi successive dello sviluppo.
Ma quando la vulnerabilità all’ansia nel bambino diventa ansia patologica? Perché si possa fare una diagnosi di disturbo d’ansia, è necessario che quest’ultima abbia un impatto sulla vita del bambino in termini di frequenza, durata e intensità, tale da diventare una vera e propria limitazione.
Ad esempio, sappiamo che uno dei tratti distintivi dell’ansia è l’evitamento della situazione ritenuta pericolosa. Anche l’ ansia nel bambino è caratterizzata da evitamenti. Quando essi rappresentano un’interferenza nello svolgimento delle normali attività quotidiane, si deve procedere con l’iter diagnostico. Eppure, il temperamento ansioso di per sé non è un fattore sufficiente per lo sviluppo di un vero e proprio disturbo d’ansia. Ecco che entrano in gioco i fattori ambientali, ovvero gli eventi esterni stressanti per il bambino e lo stile genitoriale.
A volte, può succedere che la vulnerabilità all’ ansia del bambino /figlio, crei nel genitore l’idea che il bambino sia particolarmente sensibile e indifeso e per questo tenderà a sostituirlo e a limitare la propria autonomia. In altri termini, l’ ansia del bambino fa scaturire un atteggiamento iperprotettivo da parte dei genitori (spesso ansiosi a loro volta).
I genitori che adottano questo stile, tendono a rimuovere qualsiasi frustrazione nella vita del bambino, ingigantendo la portata di ogni minimo fastidio e sofferenza. In questo modo i bambini si sentono impreparati di fronte a reazioni diverse da quelle a cui sono abituati nell’ambiente familiare. Cominceranno, così, a considerare terribili le conseguenze di eventuali azioni sbagliate e a nutrire dubbi sul loro valore personale (Kendall, Di Pietro 1995).
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Risulta evidente come questo meccanismo non faccia altro che alimentare e mantenere le risposte di evitamento, e quindi l’ ansia del bambino. Si può, quindi, ritenere che la parte fondamentale della vulnerabilità ansiosa, sia proprio il rinforzo dello stile di evitamento da parte dei genitori.
Ecco composto il complesso mosaico del circolo vizioso della vulnerabilità all’ ansia del bambino … dalla famiglia ai geni, dai geni al temperamento, dal temperamento alla famiglia.
BIBLIOGRAFIA:
- Hudson, J. L., & Rapee, R. M. (2004). From anxious temperament to disorder: An etiological model of generalized anxiety disorder. In R.G. Heimberg, C. L. Turk, & D. S. Mennin (Eds.), Generalized anxiet disorder: Advances in research and practice. New York: Guilford Publications Inc.
- Kagan J, Reznick JS, Clarke C, Snidman N, Garcia-Coll C. (1984). Behavioral inhibition to the unfamiliar. Child Development.
- Kendall, P. & Di Pietro, M. (1995). Terapia scolastica dell’ansia. Guida per psicologi e insegnanti. Centro Studi Erickson