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Le Psychiatric Band nella Riabilitazione Psichiatrica – Prima Parte

Psychiatric Band: gruppi musicali formati da utenti, operatori, musicisti che nascono all’interno di percorsi di riabilitazione psichiatrica

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 10 Lug. 2012

Aggiornato il 24 Ott. 2012 11:21


La nostra sofferenza non è mica un problemino da curare con ricette

 scritte in un cioccolatino…

Impariamo a volare, Fermata Fornaci, 2009

 

Le Psychiatric Band nella Riabilitazione Psichiatrica - Prima ParteIl cosiddetto stigma in ambito psichiatrico è un’attitudine negativa nei confronti delle persone affette da disagio psichico, frutto di dannosi pregiudizi (pericolosità sociale, rischio di “contagio”, sottovalutazione delle capacità). Lo stigma non è privo di conseguenze molto negative che possono portare all’esclusione sociale delle persone che soffrono di patologie psichiatriche e all’allontanamento delle stesse dai percorsi di cura.

Nel 2008 è decorso il trentennale della Legge Basaglia (1978), che ha portato alla chiusura dei manicomi e alla nascita di una psichiatria più moderna. Per ricordare tale data storica, in collaborazione con il Comune di Modena ed altri enti socio-assistenziali locali abbiamo organizzato il concorso “Oltre il muro, una canzone a trent’anni dalla legge Basaglia”, in cui abbiamo invitato gruppi musicali e cantautori della zona a scrivere una canzone ispirata ad alcuni pensieri del grande psichiatra veneziano.

Hanno risposto all’appello più di quaranta band ed è lì che per la prima volta ho sentito parlare di psychiatric band. Quattro dei gruppi partecipanti erano nati infatti nell’ambito della riabilitazione psichiatrica e comprendevano utenti, operatori e talvolta musicisti volontari. 

Da tale iniziativa è nato un CD e un libretto con i testi delle canzoni, scaricabile

Musica & Terapia: "La prossima volta porti la chitarra". - Immagine: © RA Studio - Fotolia.com
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La definizione psychiatric band non ha una sua ufficialità scientifica, o per lo meno non ho trovato ancora nulla in letteratura, ma credo sia un termine simpatico ed efficace per definire gruppi musicali formati da utenti (musicisti e non), operatori (musicisti e non) e musicisti volontari che nascono proprio all’interno di percorsi di riabilitazione psichiatrica pubblici, privati convenzionati o nell’ambito del volontariato sociale (Centri diurni, Day Hospital, Associazioni famigliari di pazienti psichiatrici). 

Le psychiatric band si esibiscono pubblicamente ove possibile in contesti “protetti” (feste interne dei centri riabilitativi allargate ai famigliari, settimane della salute mentale) e “non protetti” (rassegne, locali, piazze, etc.). I gruppi possono interpretare covers o scrivere canzoni originali (il cosiddetto songwriting).

La zona modenese, oltre a vantare una nota tradizione musicale cantautorale (Guccini, Bertoli, Caselli, Equipe 84, etc.) ha dato vita già tanti anni fa ad esperienze di questo tipo con il lavoro di Claudio Cavallini, pioniere della musicoterapia che favorì lo sviluppo di gruppi corali  (Corale Arcobaleno) o strumentali di integrazione che avevano finalità di “individuare condizioni favorevoli ad un graduale e progressivo sviluppo della indipendenza e dell’autonomia del soggetto rispetto alle tutele e alle sicurezze rappresentate dal servizio”, e ancora “costruire una esperienza non psichiatrica in un gruppo finalizzato alla espressione e alla produzione culturale, …eventuali esibizioni pubbliche, da valutarsi volta per volta, in accordo tra i responsabili del servizio e il maestro conduttore…all’occorrenza, favorire il passaggio e sostenere lo sforzo in prospettiva professionale o semiprofessionale” (Albano F. et al, 2004).

Dal 2002 si svolge a Viterbo il Festival nazionale delle psychiatric band, promosso dal Centro Diurno “Luna piena” del DSM di Viterbo, coordinato dal Dr. Venanzio Venanzi, psicologo e chitarrista (degno del migliore Dave Gilmur dei Pink Floyd). 

Nel 2009 ho avuto il piacere di partecipare all’edizione del Festival accompagnando una psychiatric band nata in un Centro Diurno di Sassuolo, i Darkiska. Dividere il palco con gruppi provenienti da diverse parti d’Italia e che si sono esibiti in generi così eterogenei (dal rock, al rap, al folk) è stata un’esperienza che ricordo con molto piacere. Oltre alla parte prettamente musicale dell’esperienza, credo che la cosa che mi ha colpito di più siano stati il viaggio e la convivenza per due giorni con i componenti del gruppo.

Per me, giovane psichiatra, è stata la prima volta che trascorrevo del tempo con i pazienti al di fuori dei contesti istituzionali (ambulatori, day hospital, reparti) e mi sono reso conto come tali esperienze ti portino davvero a vedere la malattia da punti di vista nuovi e slegati dai pregiudizi della routine clinica stereotipata. Confrontandomi su questo tema con educatori ed altre figure che frequentemente trascorrono del tempo con gli utenti al di fuori degli spazi di cura istituzionali (dai viaggi, alle vacanze, ma anche semplicemente fare la spesa o trascorrere in vari modi il tempo libero) ho ricevuto le stesse impressioni di come si scoprano aspetti delle persone che difficilmente emergono all’interno dell’istituzione.

Le Canzoni nei giardini che nessuno sa. Gruppo di Ascolto Musicale in Ospedale. - Immagine: © spiral - Fotolia.com
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Sono occasioni preziose, in cui la persona non si identifica con la propria malattia. Mi ricordo ad esempio, mentre prendevamo il treno, la domanda di un utente su come venivano fissati i bulloni alle rotaie. Ti accorgi di come l’attenzione delle persone possa focalizzarsi su aspetti esperienziali a cui tu non avresti mai pensato. E’ questa la ricchezza della diversità. 

Altre volte ti accorgi di nutrire pregiudizi anche come operatore, come quando durante un’esibizione a teatro, un paziente che aveva precedentemente sofferto di una forte depressione con idee autolesive fissò la sua attenzione sul cordame che si trova sospeso sul soffitto dietro al sipario, destando in me il pensiero automatico che quelle corde potessero fargli pensare al suicidio tramite impiccagione. Poco dopo semplicemente mi spiegò che era la prima volta che scopriva i segreti che si celano dietro il teatro e ne era affascinato. A volte con certi pazienti siamo troppo ansiosi o iperprotettivi!    

Quali sono le finalità e gli obiettivi di questi tipi di esperienze?

Secondo la mia esperienza e il confronto con i colleghi che organizzano gruppi musicali simili, le principali funzioni delle psychiatric band possono essere:

 

  • Migliorare la socializzazione
  • Favorire l’espressività e la creatività
  • Combattere lo stigma della malattia mentale
  • Migliorare l’autostima
  • Studiare le dinamiche di gruppo
  • Favorire l’ascolto reciproco
  • Migliorare la concentrazione
  • Migliorare l’autocontrollo

 

L’esperienza dell’esibizione dal vivo, sebbene non debba essere ricercata in modo esasperato, rappresenta spesso un’indispensabile fonte di motivazione per far progredire il gruppo lungo il proprio percorso di crescita. Va tenuto presente a questo riguardo il rischio della iperstimolazione che può talvolta creare scompensi in certe persone particolarmente fragili. L’equipe curante dovrebbe chiaramente tenere in considerazione il potere stimolante della musica e valutare la partecipazione al gruppo di ogni componente a seconda del proprio stato psichico.

Inoltre l’esibizione in luoghi pubblici comporta per molti vissuti di vergogna, in quanto risulta difficile (e ipocrita) nascondere che il gruppo nasca nel contesto della riabilitazione psichiatrica. In tali casi è proprio la partecipazione diretta degli operatori, che “si mettono in gioco” (cantando, suonando, ballando), che può aiutare a superare tali paure. E’ inoltre abbastanza normale per il pubblico durante le esibizioni di gruppi costituiti da operatori, utenti e volontari, non distinguere “chi sia chi”.

Il cercare e selezionare quindi due o tre occasioni per esibirsi durante l’anno diventa indispensabile per dare un senso all’esperienza. 

Psicantria - Copertina disco -
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A Modena ad esempio ogni anno teniamo un concerto in un parco (rassegna Loving Amendola) in cui si esibiscono le psychiatric band e i cantautori che hanno partecipato al concorso Oltre il muro, di cui parlavo prima, in modo tale da fare continuare l’esperienza e monitorare anno dopo anno i progressi delle band, ascoltare i nuovi brani composti e trascorrere del tempo assieme.

Un altro possibile obiettivo del gruppo può essere la registrazione dei brani che può avvenire a vari livelli di professionalità e complessità. 

A prescindere dalla metodologia di registrazione (in studio di registrazione, durante un live, con il computer nella sala prove del Centro Diurno…), la realizzazione di un CD musicale rappresenta un’impronta del passaggio del gruppo, il frutto dell’esperienza che può essere condiviso anche con amici, famigliari, altri operatori e talvolta può essere venduto ai concerti come fonte di autofinanziamento. Tanto ormai, con la crisi del discografica attuale, bisogna essere “matti” per pensare ancora di produrre dei CD…

Nella seconda parte dell’articolo racconterò la mia esperienza con i Fermata Fornaci, psychiatric band nata nel Day Hospital dell’Ospedale Privato Villa Igea di Modena. 

 LEGGI LA SECONDA PARTE DELL’ARTICOLO 

 

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