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Stereotipi, Pregiudizi ed Euristiche

Le euristiche, se da un lato semplificano il lavoro della nostra mente, dall’altro possono portare a conclusioni errate o semplicistiche.

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 24 Apr. 2012

Aggiornato il 02 Ago. 2012 12:51

Stereotipi, Pregiudizi ed Euristiche. - Immagine: © 1012 Costanza Prinetti.
Immagine: Stereotipi © 1012 Costanza Prinetti.

 

Nella società contemporanea sempre più spesso sono propinati dai media stereotipi di qualsiasi genere, basti pensare che nel linguaggio comune spesse volte si parla facendo riferimenti a immagini viste in pubblicità o motti proposti da fantomatici comici. Nel lungo periodo tutto questo si riflette sulle nostre abitudini fino a non farci distinguere cosa è realmente giusto da cosa non lo è, e lo stereotipo diventa un pregiudizio, che se non sottoposto a critica induce a comportamenti classisti e razzisti. Entrando nel vivo del discordo è opportuno effettuare delle precisazioni.

Il concetto di stereotipo proviene dall’ambiente tipografico ed indica la riproduzione di immagini a stampa per mezzo di forme fisse. Dopo essere stato introdotto nell’ambito delle scienze sociali assunse la connotazione di mezzo atto a conoscere la realtà attraverso delle immagini mentali (apprese o fantasticate).

Una storia di Pregiudizio. - Immagine: © sunnychicka - Fotolia.com
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Tali immagini sono delle semplificazioni spesso molto rigide, e si formano facendo riferimento agli usi e ai costumi specifici di una determinata realtà culturale e possono avere valenza positiva o negativa. Sono acquisiti dai singoli individui e utilizzati per una efficace comprensione della realtà. Gli stereotipi svolgono una funzione difensiva per la persona: contribuiscono al mantenimento di una cultura e salvaguardano le posizioni acquisite.

Lo stereotipo, in molti casi, è intimamente legato al pregiudizio, poiché è una rappresentazione mentale di un preconcetto, vale a dire l’insieme degli elementi di informazione e delle credenze circa una certa categoria di oggetti, rielaborati in un’immagine coerente e tendenzialmente stabile, in grado di sostenere e riprodurre il pregiudizio nei loro confronti. Il pregiudizio come afferma la parola stessa è un giudizio che precede l’esperienza, si forma in assenza di dati empirici, per questo spesse volte errati, forzosi, affettati.

Già Bacone fornì una classificazione degli errori o illusioni dello spirito (idola mentis) che si allontanano dalla vera conoscenza del mondo. Di conseguenza si determina la tendenza ad esprimere un giudizio, su qualcuno o qualcosa, sulla base di pregiudizio che condiziona in maniera pesante le sue scelte.

Ma come si passa dallo stereotipo al pregiudizio?
Qualsiasi cambiamento, da sempre, genera ansia e intolleranza all’incertezza, che nel momento in cui diventa ingestibile determina uno schema mentale molto rigido attraverso il quale si interpreta la realtà. Quindi, accade che le persone o i gruppi creino delle rappresentazione degli altri, sulla base di inadeguate informazioni che permettono di generalizzare un comportamento, basandosi su dati reali esagerati (stereotipo). Se ad esso vengono associati giudizi, opinioni e sentimenti negativi, sostenuti persino di fronte alla prova del contrario, si genera un pregiudizio. Si può affermare che lo stereotipo è legato a un livello percettivo – mentale, ossia quell’insieme di credenze negative che un gruppo sociale ha nei confronti di un altro gruppo.

Il pregiudizio, invece, rientra nella sfera emotiva: è una valutazione a priori che un gruppo effettua nei confronti di un altro gruppo. Esso influenza le scelte e gli atteggiamenti (l’agito). Una persona è, allora, catalogata e valutata in base a tali modelli precostituiti, che hanno la funzione di allontanare da un pericolo presunto, ma impediscono una conoscenza reale della persona concreta. 

La mente umana mantiene gli stereotipi non per una deprecabile tendenza all’errore, ma per non rimanere senza schemi e senza aspettative; talvolta per ottenere la riduzione degli stereotipi è sufficiente fornire alternative. Questo processo il più delle volte diventa difficile, poiché interagendo con gli altri sulla base dei propri stereotipi si selezionano, caleidoscopicamente, solo una serie di comportamenti e azioni che confermano lo schema mentale e in quanto tale portano all’affermazione del pregiudizio, profezia che si auto-avvera.

Tutto questo, da un punto di vista cognitivo porta benefici a lungo termine, ovvero crea la possibilità di acquisire informazioni con il minimo sforzo e di incamerarne altre facendo riferimento a quanto già appreso. Si creano in questo modo delle euristiche, ossia strategie di pensiero semplificate, delle vere e proprie scorciatoie cognitive che permettono alle persone di giungere rapidamente a valutazioni e decisioni.

Si ricorre alle euristiche quando è necessario elaborare giudizi complessi e il numero delle informazioni a disposizione è troppo elevato. In questo caso la mente cerca degli escamotage che permettano di ridurre il tempo di elaborazione dei dati al fine di prendere una decisione economica in termini cognitivi. Tuttavia le euristiche, se da un lato semplificano il lavoro della nostra mente, dall’altro possono portare a conclusioni errate o semplicistiche. Sicuramente per la mente operare secondo questi stili decisionali apporta dei benefici in termini di economia cognitiva, per questo veloci e sbrigativi. E’ necessario sapere che questa modalità di pensiero potrebbe non corrispondere esattamente alla realtà dei fatti e per questo andrebbe sottoposta a una ulteriore e più approfondita valutazione.

 

 

BIBLIOGRAFIA:  

  • Mazzara, B.M. (1997). Stereotipi e pregiudizi. Il Mulino, Bologna.
  • Tversky, A., & Kahneman, D. (1974). Judgment under uncertainty: Heuristics and biases. Science, 185, 1124–1131.
  • Tversky, A., & Kahneman, D. (1981). The framing of decisions and the psychology of choice. Science, 211, 453–458.
  • Tversky, A., & Koehler, D. J. (1994). Support theory: A nonextensional representation of subjective probability. Psychological Review, 101, 547–567.
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