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Psicologia del Perdono: Azioni & Parole

Rimediare tramite azioni può sicuramente facilitare il perdono, ma a volte può non bastare per compensare il danno che è stato arrecato.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 24 Lug. 2012

Aggiornato il 04 Apr. 2016 11:37

Non sempre i fatti contano più delle parole, almeno quando si tratta di perdono.  Le persone sarebbero più propense ad attuare concretamente  un comportamento indulgente se destinatarie di un’azione riparatoria concreta, ma sarebbero anche più inclini a perdonare sinceramente se ricevono anche delle scuse verbali, secondo la ricerca della Baylor University pubblicata sul Journal of Positive Psychology.

La ricerca ha coinvolto 155 studenti universitari di psicologia. Ai partecipanti veniva detto che sarebbero stati consegnati loro, per tre volte, dei biglietti della lotteria per un valore totale di 50 dollari: ogni volta avrebbero ricevuto dieci biglietti da dividere con un compagno che non conoscevano (in realtà un collaboratore dei ricercatori). I partecipanti venivano informati del fatto che la suddivisione dei biglietti sarebbe stata gestita dal loro compagno. Di fatto la prima volta i soggetti ricevevano solo due biglietti. In un caso alcuni partecipanti in occasione della seconda distribuzione ricevevano un biglietto di scuse da parte del loro compagno che più o meno recitava: “Mi dispiace per quanto successo l’altra volta. Mi son portato via quasi tutti i biglietti e ora mi sento veramente male per quello che ho fatto” oltre che il numero di biglietti mancanti; in un altro caso invece i soggetti ricevevano un numero maggiore di biglietti, destinatari di una azione riparatoria rispetto al precedente danno subito ma senza alcun accenno di scusa verbale. Arrivati al terzo turno di distribuzione dei biglietti, le parti si invertono: è ora il soggetto esaminato che si deve occupare di distribuire e dividere i biglietti tra sé stesso e il compagno.

I ricercatori hanno analizzato l’associazione tra scuse verbali, comportamenti riparatori di restituzione dei biglietti, e il perdono, misurato sia attraverso indici comportamentali (quanti biglietti della lotteria il soggetto ha dato al compagno al terzo turno di distribuzione) e indici self-report in cui i partecipanti autovalutano la propria motivazione autentica al perdono.

I risultati mostrano che i soggetti che avevano ricevuto nel secondo turno delle scuse verbali dimostravano maggiori motivazioni a un perdono autentico del trasgressore, mentre i soggetti che avevano ricevuto da parte del compagno soltanto una riparazione materiale presentavano un comportamento equo distribuendo in egual misura i biglietti, ma con una bassa motivazione al reale perdono del compagno colpevole. Dunque, rimediare mediante delle azioni può sicuramente facilitare il perdono, ma ciò a volte può non bastare per compensare totalmente il danno che è stato arrecato.

Le scuse verbali sembrano essere altrettanto indispensabili, proprio perché il comportamento riparatorio in sé (ad esempio, la  restituzione concreta di ciò che è stato sottratto) senza riconoscimenti verbali può parimenti portare la parte offesa a settarsi su un livello puramente comportamentale, a un “falso perdono” in cui il trasgressore viene in qualche modo solo “comportamentalmente” ma non autenticamente perdonato.

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Redattrice di State of Mind

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