
Sembra, infatti, che sia proprio la modalità con cui le persone ripensano ripetitivamente alle proprie esperienze traumatiche (e non il fatto stesso di farlo) ad essere critica nel mantenimento dei sintomi post-traumatici e al loro prolungamento nel tempo.

Così come avevamo già scritto su State of Mind (Come o Perchè? E il Pensiero Depressivo) per la depressione, anche con le persone che presentano sintomi post-traumatici una modalità di tipo concreto-esperienziale sembra aiutarle a “lasciar andare” le memorie traumatiche.
La ricerca prevede che i partecipanti ripensino a una propria esperienza negativa e di selezionare un “momento bersaglio”, che deve rappresentare il momento di maggior distress. Viene quindi chiesto loro di chiudere gli occhi e di immaginare, nel modo più vivido possibile per trenta secondi, il momento scelto lasciando “emergere” le immagini e le emozioni così come vengono, senza sforzarsi nella loro soppressione. Questo “momento bersaglio” viene scelto come trigger intrusivo (cioè come “grilletto” attivante i pensieri intrusivi) e attivante le memorie traumatiche.
Una volta scelto l’evento trigger, viene ripetuto il compito. In seguito, viene chiesto ai partecipanti di scrivere un breve resoconto della propria esperienza negativa. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, ad alcuni di loro è stato chiesto di scrivere il resoconto in modo concreto-esperienziale e ad altri di scriverlo in modo astratto-valutativo. Ad entrambi i gruppi sono state presentate delle domande preliminari volta a indurre uno stile di pensiero o l’altro (nella forma nota dei HOW e dei WHY ). In conclusione, viene svolto di nuovo l’esperimento immaginativo iniziale.
I risultati? In breve, la modalità di pensiero ripetitivo astratta (che corrisponde alla modalità WHY) ha portato a una maggior persistenza delle memorie intrusive, e tale maggior persistenza permane anche a 36 ore dopo la conclusione dell’esperimento. E pensiamo che l’esercizio immaginativo è durato 30 secondi! I ricercatori hanno, inoltre, rilevato livelli di distress moderatamente alti, nella maggior parte dei partecipanti; infine, le emozioni e le immagini elicitate dell’esercizio immaginativo iniziale ha avuto un impatto sullo stato emotivo dei partecipanti, più marcato nel gruppo “astratto”/WHY.
Sembra davvero che pensare in modo ripetitivo astratto, giudicante e focalizzato sui “perché” sia dannoso per tante persone con difficoltà e sofferenze diverse…
BIBLIOGRAFIA:
- Santa Maria, A., Reichert, F., Hummel, S.B. & Ehring, T. (2012). Effects of rumination on intrusive memories: Does processing mode matter?. Journal of Behavioral Therapy & Experimental Psychiatry. 43. 901-909.
- Watkins, E. (2008). Constructive and unconstructive repetitive thought. Psychological Bulletin. 134. 163-206.