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Il significato negativo degli eventi: il laddering

L’accertamento del significato negativo degli eventi temuti, di qualunque tipo essi siano, va sotto il nome di Laddering.

Di Giovanni Maria Ruggiero, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 27 Feb. 2012

 

Il significato negativo degli eventi: introduzione al Laddering. - Immagine: © Slavomir Valigursky - Fotolia.com -L’accertamento del significato negativo degli eventi temuti, di qualunque tipo essi siano, va sotto il nome di laddering. Occorre però ricordare che il termine laddering può essere confusivo. La tecnica del laddering nasce nell’ambito della teoria dei costrutti personali di George Kelly (1955). Per Kelly i contenuti cognitivi hanno un significato positivo o negativo in base a catene di implicazioni, i cosiddetti costrutti.

George Kelly è una figura parzialmente laterale nella storia del cognitivismo clinico. Particolarmente amato e studiato in Italia e in Inghilterra, egli è conosciuto anche nell’ambito del cognitivismo internazionale. Kelly si distingue da Beck perché definisce il pensiero negativo di vario tipo (ansioso o depressivo o rabbioso che si voglia) non tanto in termini di pericoli o minacce o disavventure (per non dire sciagure) percepite o temute, ma in termini di significato negativo attribuito agli accadimenti, esterni o interiori che siano. Un evento è negativo perché per me lo è, per i miei tic personali, o per la mia scala di valori, se volete. Una sorta di cognitivismo che spinge molto sugli aspetti soggettivi della persona.

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Qualcosa che possiamo paragonare non a un’eruzione vulcanica o a una strage terroristica, ma piuttosto all’avvento di Facebook o, un tempo, dei telefonini. Comportamenti di massa che inizialmente generavano qualche difficoltà in molti. Difficoltà per un vago, ma negativo, significato sociale. Inizialmente iscriversi a Facebook o possedere un telefonino sembrarono atti bislacchi o ridicoli o perfino un’insostenibile resa alla volgarità di massa. Poi gradualmente sono diventati qualcosa di divertente, di brillante e seducente e perfino di utile. Si tratta di significati percepiti più che di eventi oggettivamente catastrofici.

Il principio del laddering è analizzare le implicazioni (negative, nel caso dei pazienti) degli eventi, delle situazioni o degli stati d’animo temuti. Per questo esso è utile come concetto introduttivo generale per comprendere cosa sia l’accertamento cognitivo della sofferenza psicologica. Insomma, la domanda che si fa per accertare un laddering é: cosa c’è che non le va in questo?

 

P.: Il mio problema è parlare in pubblico. Devo farlo, il mio lavoro lo richiede. Ma ogni volta è sempre difficile.

T.: Riflettiamo. Può darsi che lei percepisca nel parlare in pubblico qualche aspetto che lei disapprova. Che significa per lei questo? C’è qualche significato negativo nel parlare in pubblico?

P.: Talvolta mi sorprendo a pensare che chi sa parlare bene in pubblico è una persona falsa. Qualcuno che recita. Un politico. E forse anche un po’ arrogante, dietro il suo sorriso accattivante. Oggi ho letto sul giornale una vecchia dichiarazione del presidente Reagan. Diceva più o meno che ogni politico deve aver fatto l’attore.

 

Nella teoria di Kelly queste implicazioni negative si organizzano secondo coppie dicotomiche di opposti che si illuminano a vicenda. Per esempio, nel caso appena riportato della paziente parlare in pubblico implica anche falsità, inautenticità e perfino arroganza. Ne consegue che per lei il contrario di “timido” è “arrogante”. Tuttavia organizzare i significati per coppie dicotomiche in un colloquio clinico può essere farraginoso. In un buon laddering è sufficiente cercare le implicazioni di significato negative.

Occorre ancora sottolineare che per Kelly si tratta di significati e non di eventi oggettivamente catastrofici o comunque negativi nel senso che producono un danno materiale. È vero che, almeno in alcune forme di sofferenza ansiosa, ci sono vere e proprie catene di eventi negativi temuti. È la cosiddetta catastrofizzazione (catastrophizing). In questo caso, chiedendo cosa ci sia di male in una certa situazione, otteniamo effettivamente la descrizione di minacce o pericoli che possiamo definire oggettivi:

 

P.: Evito sistematicamente di entrare negli ascensori

T.: Perché non le piace?

P.: Temo che possa fermarsi.

T.: E una volta che l’ascensore si è fermato, perché non le piacerebbe?

P.: Beh, potrei rimanerci dentro per giorni.

O peggio:

P.: Potrei morire. Magari impazzisco.

 

Ma anche questi eventi esterni e concreti possono però avere una implicazione psicologica di significato personale.

 

T: E se ci rimanesse giorni, cosa non le piacerebbe?

P: Mi sentirei sola.

T: E se fosse solo perché non le piacerebbe?

P: Solo, per me fragile, vulnerabile, paura, angoscia.

 

Iniziare una terapia cognitiva: stabilire gli obiettivi. - Immagine: © Olivier Le Moal - Fotolia.com
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Il laddering ebbe grande fortuna nell’ambiente delle indagini di mercato e di publicizzazione dei prodotti commerciali (Gutman, 1982; Reynolds e Gutman, 1984; 1988; Reynolds e Whitlark, 1995). In ambito commerciale il laddering si sviluppa come una tecnica d’intervista per analizzare la catena mentale dei mezzi-fini che sottende la decisione del cliente di acquistare un certo prodotto, tentando di ricostruire gli attributi qualitativi che hanno determinato il gradimento del prodotto, in rapporto ai bisogni e ai valori del cliente stesso.

L’applicazione del laddering all’indagine clinica implica alcune modifiche. La prima è che, mentre il laddering delle indagini di mercato è positivo, quello clinico deve essere inevitabilmente negativo. Gli scopi e le credenze di un cliente che vuole comprare un prodotto sono credenze positive. Le domande che potremmo fargli sono domande tese a chiarire le ragioni di un acquisto: perché lei potrebbe comperare un certo prodotto? Perché potrebbe piacerle? A cose potrebbe servirle?

Non così condurremo l’intervista con un paziente affetto d’ansia. Il nostro paziente non vuole acquisire qualcosa. Egli teme e non desidera, i suoi scopi non sono acquisitivi ma di evitamento. Egli intende nascondersi, proteggersi, evitare un danno. Le domande saranno quindi negative: cosa teme? Perché teme questa situazione? Cosa non le piace in questo? E perché?

Storie di Terapie - © Athanasia Nomikou - Fotolia.com
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In seguito Hinkle (1965) classificò queste implicazioni in laddering up (verso l’alto) in cui convinzioni sopraordinate e più astratte giustificano secondo regole o concetti più generali e ampi una certa idea dell’individuo; e in laddering down (verso il basso), in cui le stesse convinzioni sono giustificate ricorrendo a esemplificazioni concrete o comunque concetti più ristretti. Possiamo osservare che il laddering down in fondo è molto simile al catastrophizing, al predire eventi negativi. E così si passa dal kelliano “cosa non le va in questo?” al più beckiano “cosa potrebbe capitarle di brutto in questa situazione?”

In questa maniera chiariamo la catena dei timori della persona che ha chiesto le nostre cure. Si tratta di un accertamento, ma anche di un primo abbozzo di cura. Il laddering permette al terapeuta di capire sempre meglio qual è esattamente l’oggetto dell’ansia del paziente, ma costringe al tempo stesso il paziente a giustificare secondo una logica più stringente i suoi timori. Non si tratta più di limitarsi a riconoscere una certa situazione come pericolosa e temibile, ma di fondare più razionalmente questo timore.

Per quale ragione tu temi questo? Il paziente è invitato a rispondere, e già così comincia ad esporre una primissima forma di distacco critico dalle sue emozioni. Emozioni che fino a un momento prima erano vissute con ingenua adesione e pienezza emozionale.

 

 

BIBLIOGRAFIA: 

  • Gutman, J. (1982). A means-end chain model based on consumer categorization processes. Journal of Marketing, 60, 60-72.
  • Hinkle, D.N. (1965). The change of personal constructs from the viewpoint of a thoery of implications. Unpublished Ph.D. thesis, Ohio State University. Reviewed by Bannister and Mair (1968).
  • Kelly, (1955). The psychology of personal constructs, vol. 1. New York: Academic Press.
  • Reynolds, T. J., & Gutman, J. (1984). Laddering: Extending the repertory grid methodology to construct attribute-consequence-value hierarchies. In R. Ritts & A. Woodside (eds.) Personal values and consumer Psychology, Vol. II, pp. 11-31.
  • Reynolds, T. J., & Gutman, J. (1988). Laddering theory, method, analysis and interpretation. Journal of advertising research, 28, 11-31.
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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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