Andrea Bassanini, Barbara Stefania Comerci.
Disturbi Specifici dell’Apprendimento e Attaccamento (Parte 1)

Allo stato dell’arte, le teorie più diffuse fanno riferimento ai DSA come a problematiche legate a malfunzionamenti neurobiologici e genetici che compromettono alcune funzioni di base dell’apprendimento. Esistono, però, altri modelli che considerano i DSA come una problematica multi-fattoriale, in cui anche gli aspetti relazionali hanno un peso consistente. Nonostante non siano molti, alcuni studi presenti in letteratura si sono interessati agli stili di attaccamento dei bambini dislessici, disgrafici, disortografici o discalculici.
Cerchiamo di fare una fotografia sui dati disponibili in letteratura.

Come è noto, nel caso in cui il bambino sviluppi schemi cognitivi interpersonali di sé, dell’altro e di sé con l’altro (i famosi internal working models; Aisworth et al., 1978) riconducibili a pattern di attaccamento di tipo insicuro, frequentemente il bambino sperimenta fragilità emotiva e mancanza di condizioni ambientali capaci di favorire lo sviluppo delle funzioni cognitive di base. Tale funzioni, in breve, comprendono quelle percettive, legate alla motricità e che permettono la realizzazione di una rappresentazione interna del mondo esterno, il linguaggio, che consente di descrivere tale rappresentazione e di operare su di essa, la funzione simbolica, che permette di evocare la rappresentazione mentale di un oggetto in assenza dello stesso e logica, che permette di operare con la funzione simbolica.
Tali funzioni vengono considerate prerequisiti della competenza umana ad apprendere. Un ambiente sfavorevole allo sviluppo di queste funzioni porta spesso a un disinvestimento intellettivo da parte del bambino che rinuncia a usare le proprie competenze cognitive per imparare, e che viene, a un primo sguardo, letto dagli adulti come “pigrizia” o “lentezza”. Ciò può manifestarsi, a livello sintomatologico, con rallentamento psicomotorio e con problematiche di apprendimento.
Alcuni modelli teorici, infatti, considerano il ritardo dello sviluppo psicomotorio e il DSA come manifestazione comportamentale di problematiche legate all’attaccamento, considerate concausa del carente o inadeguato sviluppo psicomotorio e psicolinguistico (Simonetta, 2007).
Come ricordano le teorie del cognitivismo evoluzionista, il sintomo assume significato in funzione del pattern di attaccamento di cui è espressione. Il sintomo entra, così, a far parte della relazione con lo scopo di “curare la relazione ferita” (Lambruschi, 2004). I significati legati al sintomo nel bambino sono di frequente di tipo emotivo/affettivo e sono alimentati dai bisogni di “cura” e di protezione, presenti nella relazione di attaccamento con i genitori, negli equilibri del loro rapporto di coppia e negli schemi interpersonali disfunzionali dei genitori.
Sulla scia di queste riflessioni, potremmo pensare ai DSA come ad un disagio multi-fattoriale, che non coinvolge solo elementi legati allo studio (focus di riabilitazioni e trattamenti logopedici) o al contesto scolastico in generale, in quanto luogo principe dell’apprendere; forse questi bambini non imparano non perché pigri, lenti o incapaci ma perché troppo impegnati dal bisogno di dire qualcosa a mamma e papà…
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BIBLIOGRAFIA:
- Ainsworth M., Blehar M., Waters E., & Wall S. (1978). Patterns of Attachment. Hillsdale, NJ: Erlbaum.
- Lambruschi F. (a cura di) (2004). Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva. Bollati Boringhieri: Torino.
- Simonetta E. (2005). La dislessia. Un nuovo approccio per la diagnosi e il trattamento. Carlo Editore Editore: Milano.
- Simonetta E. (2007). Io non imparo perché sto male. Disagio infantile e disgnosia. Carlo Amore Editore: Milano.
 
                                
                             
                   
															  													  