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STILI DI PENSIERO E VARIABILI PSICOFISIOLOGICHE

E’ stato ipotizzato che il rimuginio svolga numerose funzioni, quali prepararsi all’eventualità di eventi negativi (“prepararsi al peggio”; Sassaroli & Ruggiero, 2003) e mantenere sotto controllo l’arousal fisiologico legato all’ansia (Borkovec, Lyonfields, Wiser, & Diehl, 1993). A favore di questa funzione adattiva del rimuginio esistono in letteratura prove del fatto che soggetti “rimuginatori” risultino caratterizzati dall’assenza di iper-reattività simpatica che costituisce per loro un vantaggio importante tale da portarli a mantenere questa strategia nel tempo.

Di Irene Giardini, Camilla Marzocchi

Pubblicato il 15 Dic. 2011

Uno studio per approfondire il legame tra mente e corpo, in relazione a diverse modalità di pensiero.

 

E’ stato ipotizzato che il rimuginio svolga numerose funzioni, quali prepararsi all’eventualità di eventi negativi (“prepararsi al peggio”; Sassaroli & Ruggiero, 2003) e mantenere sotto controllo l’arousal fisiologico legato all’ansia (Borkovec, Lyonfields, Wiser, & Diehl, 1993). A favore di questa funzione adattiva del rimuginio esistono in letteratura prove del fatto che soggetti “rimuginatori” risultino caratterizzati dall’assenza di iper-reattività simpatica che costituisce per loro un vantaggio importante tale da portarli a mantenere questa strategia nel tempo.

Attualmente è considerata adattiva la capacità di reagire agli eventi stressanti quando questi si presentano, tuttavia un’iper-reattvità diventa disadattiva se si mantiene costante anche quando la fonte di stress non è più presente (Brosschot, Gerin, & Thayer, 2006). Vi sono oramai numerose prove a favore del fatto che l’attivazione prolungata nel tempo sia più dannosa per la salute rispetto ad un picco di reattività più intenso ma di breve durata (Brosschot, Pieper, & Thayer, 2005).

Il lavoro di ricerca condotto dal nostro gruppo si è occupato di approfondire i correlati fisiologici associati a diversi stili di pensiero, al fine di proporre un protocollo che permetta di inserire la misurazione di questi indici sia in fase di valutazione psicodiagnostica che di follow up, da affiancare ai tradizionali strumenti di valutazione. Le ipotesi specifiche di questa ricerca sono state di dimostrare:

1) il ruolo adattivo a breve termine del rimuginio ansioso nel suo essere associato ad una ridotta reattività fisiologica in risposta a stressor ambientali e

2) le sue conseguenze disadattive a lungo termine legate alla presenza di picchi di attivazione meno intensi, a fronte di un arousal costantemente maggiore nel lungo periodo.

PROTOCOLLO:

Il protocollo scelto prevedeva la registrazione di alcuni indici fisiologici legati all’arousal del sistema nervoso autonomo, durante le 3 condizioni scelte per indurre nei soggetti sperimentali (31 patologici e 36 controlli) diversi stili di pensiero:

  • Rimuginio (“pensi intensamente ad un evento che la preoccupa molto nell’imminente futuro”),
  • Reappraisal (“ripensi allo stesso evento per cui si è preoccupato precedentemente in chiave positiva”).
  • Distrazione (“unisca i puntini nel disegno seguendo la numerazione in ordine crescente”).

La distrazione è stata studiata in base ad altre ricerche raccolte in letteratura, per riprodurre una condizione di “pensiero neutro” e con un basso carico cognitivo. Durante tutti e tre i compiti veniva somministrato uno stimolo stressogeno (rumore bianco, 105dB, durata 550 ms) ad intervalli irregolari così da non poterne prevedere l’arrivo, al fine di valutare la reattività fisiologica e le capacità di adattamento allo stress nelle tre condizioni sperimentali.

Gli indici fisiologici utilizzati per misurare la reattività simpatica e il funzionamento autonomico sono stati: conduttanza cutanea, che misura la micro-sudorazione corporea ed è un indice che permette di misurare in modo rapido il livello di attivazione del  sistema nervoso simpatico, e la variabilità interbattito (Heart Rate Variability), un indice di buon balance autonomico tra componente  simpatica e parasimpatica. Dall’analisi HRV vengono estratti alcuni indici usati poi nell’analisi dell’attivazione delle due componenti (separatamente). All’inizio della procedura sperimentale sono stati somministrati inoltre dei questionari psicometrici per un assessmento completo di ansia, depressione, rimuginio e disturbi psicosomatici (Penn State Worry Questionnaire, State-Trait Anxiety Inventory, Intolerance of Uncertainty Scale, Anxious Control Questionnaire, Beck Depression Inventory, General Health Questionnaire, Questionario psicofisiologico, Metacognition Questionnaire).

RISULTATI:

I risultati ottenuti hanno confermato entrambe le ipotesi sperimentali: dalle analisi condotte emerge infatti una correlazione significativa tra livelli di arousal durante il compito di rimuginio e i punteggi relativi alle somatizzazioni e i sintomi depressivi (QPFR e BDI), segnalando che chi rimugina di più è più depresso e mostra un maggior numero di lamentele fisiche (mal di testa, gastriti, dolori muscolari, formicolio,..).

Dall’analisi dei valori di variabilità interbattito (HRV) è emerso inoltre che controlli e patologici funzionano in modo significativamente diverso nella condizione di rimuginio: i controlli mostrano una minore attivazione simpatica media rispetto ai patologici durante la condizione di rimuginio, a fronte di una riduzione del tono vagale (componente parasimpatica) maggiore nei patologici che risultano quindi meno capaci di “spegnere” l’attivazione fisiologica suscitata dalla combinazione di stimolo stressante e rimuginio.

Questo ci ha permesso di ipotizzare che il rimuginio, come stile di pensiero stabile e molto frequente nei disturbi d’ansia, possa produrre nel lungo periodo un cronico squilibrio autonomico tra sistema componente simpatica e parasimpatica e avere un impatto negativo sulla salute cardiovascolare.

Rispetto ai valori di conduttanza cutanea inoltre, i soggetti con una più alta propensione al rimuginio mostrano un maggior picco di attivazione alla presentazione dello stimolo stressante rispetto ai controlli: rimuginare quindi non li aiuta a spaventarsi meno, né sembra ridurre l’arousal fisiologico a fronte di eventi imprevisti e percepiti come pericolosi e fuori controllo. Controlli e patologici hanno infine un’attivazione simile nel reappraisal: dal punto di vista clinico questo dato ci segnala che insegnare ai pazienti un modo di pensiero diverso abbassa i livelli generali di attivazione e riduce il rischio cardiovascolare.

CONCLUSIONI:

Concludendo, i dati ottenuti sembrano confermare il dato, già molto presente in letteratura, che ridurre il rimuginio attraverso la psicoterapia permette di diventare buoni “reappraisers” rispetto ad eventi negativi e..soprattutto di fare prevenzione sullo sviluppo di patologie cardiovascolari future legate alla cronicizzazione di uno stato di arousal costante ed eccessivo cui l’ansia spesso conduce.

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Borkovec, T. D., Lyonfields, J. D., Wiser, S. L., & Diehl, L. (1993). The role of worrisome thinking in the suppression of cardiovascular response to phobic imagery. Behaviour Research and Therapy, 31, 321_/324.
  • Brosschot, J. F., Pieper, S., & Thayer, J. F. (2005). Expanding stress theory: Prolonged activation and perseverative cognition. Psychoneuroendocrinology, 30, 1043–1049.
  • Brosschot, J. F., Gerin, W., & Thayer, J. F. (2006). The perseverative cognition hypothesis: a review of worry, prolonged stress-related physiological activation and health. Journal of Psychosomatic Research, 60, 113–124.
  • Porges, S.W.(2007). The polyvagal perspective. Biological Psychology, 74 (2), 116–143.
  • Sassaroli, S., & Ruggiero, G. M. (2003). La psicopatologia cognitiva del rimuginio (worry). Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale , 9, 31-45.

 

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