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Partecipare per apprendere

La proposta di questo articolo è quella di applicare alcune metodologie ed i principali assunti dell’approccio partecipativo al contesto della formazione.

Di Redazione

Pubblicato il 12 Ott. 2012

Aggiornato il 21 Gen. 2014 17:13

Marcella Offeddu.

Partecipare:

Partecipare per apprendere - FIgura 1
Schema della Partecipazione

Se partecipare, nel senso più ampio dato dall’approccio della democrazia deliberativa al termine, è questo, allora come può essere utilizzato un approccio partecipativo?

1. Può essere utilizzato per il cambiamento organizzativo (change management): l’approccio partecipativo serve in momenti di cambiamento, o che richiedono di definire strategie specifiche, per garantire che le decisioni assunte si trasformino in azioni effettive. È utile dunque in questo ambito per superare i rischi legati al ‘falso consenso’ o alla non piena comprensione delle diverse prospettive e opzioni.

2. È ormai molto utilizzato per affrontare questioni rilevanti per la comunità. Da molti anni anche in Italia (cfr. in primis l’esperienza della Regione Toscana – cha ha istituito una vera e propria Autorità per la partecipazione e della Regione Emilia‐Romagna, tra altre) i metodi partecipativi vengono utilizzati per coinvolgere i cittadini in decisioni che hanno un elevato impatto sulla comunità locale (su tematiche come ad es. la costruzione di infrastrutture sul territorio).

Una riflessione più approfondita su metodi ed ambiti è rintracciabile nell’articolo Partecipazione e cittadinanza: uno sguardo metodologico. La proposta di questo articolo è quella di applicare alcune metodologie ed i principali assunti dell’approccio partecipativo al contesto della formazione. Ci porremo dunque due questioni fondamentali a cui rispondere in questa riflessione.

Partecipazione e Cittadinanza: uno Sguardo Metodologico. - Immagine: © AMATHIEU - Fotolia.com
Articolo consigliato: Partecipazione e Cittadinanza: uno Sguardo Metodologico

Perché l’approccio partecipativo nella formazione? Cosa dell’approccio partecipativo può essere utile in un contesto formativo, e a quali condizioni?

Rispetto alla prima domanda, l’approccio partecipativo è utile nella formazione perché consente di affrontare alcune problematiche storiche di tale ambito, tra le quali due fondamentali e tra loro connesse:

• La percezione di utilità: la formazione rappresenta un costo, dunque è importante per l’organizzazione che lo sostiene poter predire un certo ritorno dell’investimento (il ROI). Rispetto alla definizione e quantificazione di tale ‘ritorno’ al lavoratore e all’impresa, in termini di competenze e professionalità, si sollevano molte problematiche. Il ROI della formazione è infatti difficilissimo da quantificare. La domanda che si pone è: perché pagare un servizio che non so se mi è utile e rispetto ai cui esiti non possiedo parametri chiari di valutazione? Diverse tipologie di intervento formativo, sulla base della filiera in cui si collocano, del target, dei contenuti, dei metodi, hanno risposto in modo vario a tale domanda.

L’utilizzo dell’approccio partecipativo permette a mio avviso di rispondere: realizzo un percorso formativo perché l’applicazione di questo metodo mi garantisce che al termine otterrò un prodotto definito. Appiclare principi della partecipazione deliberativa implica in primo luogo che fin dalla fase di progettazione viene definita la tipologia di prodotto che ci si attende in esito al percorso. Il prodotto può consistere in una decisione, in linee guida, in proposte, ma può anche essere prodotto tangibile (cfr. esperienza UCMAN a seguire).

• L’effettività degli esiti. Gli esiti di un percorso partecipativo hanno un aspetto in comune, pur nella differenza di contenuti e interlocutori: sono sempre condivisi. Il metodo stesso è pensato per far emergere le diverse prospettive, tutte, e creare la migliore mediazione possibile tra esse, in modo da ottenere un risultato condiviso. Il fatto che il risultato/prodotto nasca dal contributo attivo di tutti i partecipanti aumenta esponenzialmente il livello di coinvolgimento di ciascuno rispetto ad esso. Non è un prodotto. È il mio prodotto, anche il mio. Sarà importante progettare, per percorsi formativi che utilizzino anche metodi partecipativi, momenti di follow up per verificare la persistenza nel tempo di tale coinvolgimento, e dunque l’effettività del cambiamento prodotto.

In merito alla seconda domanda, Cosa dell’approccio partecipativo può essere utile in un contesto formativo, e a quali condizioni?

Ritengo che i metodi partecipativi possano essere utili in ogni fase di un progetto formativo, e in particolare:

PArtecipare per apprendere. Tabella 1
CLICCA SULLA TABELLA PER VISUALIZZARE LA VERSIONE ESTESA

UN ESEMPIO:

Un esempio di utilizzo sperimentale di un metodo partecipativo nella formazione è dato dall’esperienza portata avanti nei primi mesi di quest’anno dall’Unione dei comuni modenesi (UCMAN) e dalla sua agenzia formativa Iride formazione, con mia consulenza (nell’anno precedente un intervento differente ma sempre realizzato con metodi partecipativi era stato portato avanti con la consulenza di A. Cacciani).

In questa occasione, il metodo è stato utilizzato prevalentemente nella fase centrale dell’erogazione formativa. Il prodotto/obiettivo finale era la co‐costruzione, con gli attori presenti sul territorio nei settori commercio e cultura, di un cartellone che comprendesse tutti gli eventi in previsione per il 2012 nei 9 Comuni dell’Area. Il committente aveva dunque chiaro fin dall’incontro preliminare il prodotto desiderato: anzi, la progettazione dell’intervento formativo e partecipativo è stata realizzata in vista di quel prodotto/obiettivo. Il lavoro di formazione e condivisione è servito per arrivare al prodotto e ‘riempirlo’ di contenuto.

L’esperienza presentata ci illustra come una condizione fondamentale perché tali metodi possano essere usati nella fase di erogazione della formazione è che il gruppo di apprendimento possieda già delle conoscenze/competenze in merito all’oggetto dell’approfondimento. In questo caso il metodo partecipativo permette di far circolare le conoscenze già presenti tra i partecipanti (eventualmente col supporto di esperti esterni, ma senza che il facilitatore della discussione entri nei contenuti oggetto del corso: il ruolo del facilitatore è proprio quello di far emergere dai partecipanti le opinioni e le riflessioni). Questa condizione non è necessaria invece nel caso in cui il metodo sia utilizzato per rilevare le aspettative dei partecipanti.

Infine, una seconda ed ultima condizione fondamentale è che il percorso formativo preveda effettivi ed ampi margini di libertà per il progettista: se l’analisi del fabbisogno è già stata realizzata, o gli obiettivi sono ormai definiti, utilizzare un metodo partecipativo solo come attivatore dell’attenzione rischia di farlo assomigliare ad un gioco. Perdendo dunque la componente metodologica, e molti dei risultati. Infatti, se un importante risultato dell’utilizzo di questi metodi è il coinvolgimento attivo dei partecipanti nelle decisioni assunte insieme, questo risultato decade laddove al termine dell’incontro partecipativo non si vedano esiti concreti (che si tratti della ridefinizione dei contenuti del corso, o delle strategie formative, o altro ancora…).

 

 

 

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