expand_lessAPRI WIDGET

Felicità (2023) di Micaela Ramazzotti – Recensione del film

"Felicità" racconta le vicissitudini di una famiglia disfunzionale, in cui i ruoli di figli e genitori si confondono per proteggere il concetto di famiglia

Di Teresa Colaiacovo

Pubblicato il 05 Apr. 2024

Famiglia e confini

Attenzione! L’articolo può contenere spoiler!!

…Quando un figlio sarà in grado di dire a se stesso ‘Non sono esattamente quello che mamma pensa che io sia’ sarà allora in grado di definirsi… (Byng-Hall, 1998, PP.69).

Il  film “Felicità” di Micaela Ramazzotti mette in scena il percorso e le vicissitudini  di quella che è una famiglia disfunzionale.

Due figli e due genitori i cui ruoli si confondono e sovrappongono per proteggere il concetto stesso di famiglia.

In questa famiglia dai confini diffusi e labili, laddove per confine si intendono le regole del sottosistema sia genitoriale che filiale che definiscono chi partecipa e come partecipa, si sovrappongono le esigenze di ciascuno che, anziché essere ri-elaborate, sembrano essere messe a tacere da qualcosa di più urgente.

La funzione dei confini è proprio quella di proteggere la differenziazione del sistema; ogni sottosistema familiare ha specifiche funzioni e fa specifiche richieste ai suoi membri (Minuchin, 1976).

Nel guardare il sottosistema dei figli vediamo Desirè  (la protagonista) che per proteggere la famiglia usa il suo corpo, più o meno consapevolmente, dall’infanzia; poi c’è Claudio, il fratello etichettato dal familiare come bello, a cui non manca nulla, che nasconde la sua omosessualità proprio per proteggere l’omeostasi del sistema.

In nome di questa apparente stabilità Claudio diventa per la famiglia il paziente designato, colui che è la persona portatrice dei sintomi dell’intera famiglia e viene identificata come la causa stessa dei problemi del sistema.

Il momento in cui Claudio, dopo le sue implosioni interne, esplode, manifestando il disagio di cui è portatore, la famiglia si concentra sull’insabbiare quello che è il problema manifesto al fine di proteggersi dall’esterno (Bateson, 1977).

Il sintomo di Claudio è vissuto come estraneo; la crisi, l’inizio di tutto avviene in genere con la rottura di un equilibrio precedente, con la sensazione di non riconoscersi più del soggetto agli occhi degli altri, di non sapere cosa realmente sia accaduto e quindi, di non ritrovarsi nei propri panni.

Il non riconoscimento della sintomatologia di uno dei membri della famiglia è una caratteristica propria delle famiglie centripete che tendono ad allontanare l’esterno e ad auto-conservarsi per preservare il mito familiare (Bowen, 1977).

Felicità: i Sistemi Familiari Coesivi

La trama di questa famiglia rispecchia le dinamiche dei Sistemi Familiari Coesivi in cui i membri sono orientati verso l’interno, perché l’esterno è percepito come minaccioso ed i figli si staccano relativamente tardi dai genitori (Canevaro, 1978).

Desirè, pur avendo un lavoro, si occupa della famiglia e dei problemi stessi del fratello, non riesce a costruire la sua storia con Guido perché è ancora dentro la famiglia di origine.

L’adultizzazione precoce della protagonista insieme ad eventi abusanti traumatici hanno fatto sì che la stessa utilizzasse il suo corpo come merce di scambio nel rapporto di coppia, in cui il partner sembra rappresentare quello che Lacan definisce l’oggetto piccolo come traccia di godimento perduto che, però, mantiene, ancora una certa attualità con il presente congiungendo l’intimità all’esteriorità (Lacan, 1968).

Guido per Desirè rappresenta il partner, il Pigmalione e l’uomo che le potrebbe offrirle un riscatto sociale, se solo la stessa non “tradisse” la coppia con la famiglia nucleare, ma riuscisse a vedere l’uomo nei suoi limiti e nelle sue vicissitudini che porteranno poi a una storia dal mancato finale.

Uno dei tradimenti nella coppia è proprio quello del mancato svincolo dalla famiglia d’origine, quando attraverso atteggiamenti e comportamenti uno dei due partner o entrambi minacciano il rapporto a due, inficiando, talvolta, l’intimità del rapporto stesso (Ghezzi, 2004).

Desirè, quindi, tradisce il suo rapporto di coppia prendendosi cura del familiare e forse proprio questa dedizione porta il fratello a prendere quel “treno” che diventa metafora di un nuovo inizio, di un nuovo percorso per lui, un cammino che parte da se stesso per poi ri-scrivere la scena finale.

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Teresa Colaiacovo
Teresa Colaiacovo

Psicologa clinica e della riabilitazione

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • BATESON G., Verso un’ecologia della mente., Adelphi., 1977
  • BYNG-HALL J., Le trame della famiglia, Raffaello Cortina Editore, Milano 1998
  • BOWEN,M.,Family Therapy in Clinical Practice, Jason Aronson, New York 1977.
  • CANEVARO,A.A., “Un modelo de ficha clinica familiar”, Terapia Familiar n. 2, Buenos Aires 1978.
  • GHEZZI D., Terapia familiare, Terapia con le coppie, un protocollo consolidato. 74, 2004
  • LACAN J., Seminario XVI., Einaudi., 1968
  • MINUCHIN S., Famiglia e terapia della famiglia., Astrolabio.,1976
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Crescere con un genitore narcisista

Cosa comporta crescere con uno o entrambi i genitori narcisisti? Quali conseguenze sullo sviluppo nel bambino e nel giovane adulto?

ARTICOLI CORRELATI
Baby gang in Italia: una riflessione clinica

Le Baby Gang indicano gruppi di ragazzi che decidono di prendere parte alla vita criminale; come si spiega questo fenomeno?

Gli effetti della musica dal vivo sul cervello

La musica dal vivo riesce ad evocare nelle persone una risposta emotiva più forte della musica registrata, cosa accade a livello cerebrale?

cancel