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Emetofobia

L’emetofobia consiste nella fobia di vomitare o di vedere qualcun altro farlo, essa fa parte delle fobie specifiche

Aggiornato il 1 ott. 2025

Emetofobia: una fobia specifica

L’emetofobia consiste nella fobia di vomitare o di vedere qualcun altro farlo, essa fa parte delle fobie specifiche. 

Le fobie specifiche, sono state tra i primi fenomeni psicopatologici ad essere osservati e descritti. Gia nel 1700 Benjamin Rush (1798) definì le fobie come “paure di demoni immaginari, o paure indebite di cose reali” arrivando a classificare diverse specie di fobie tra cui fobia dei gatti, fobia dei topifobia degli insetti, fobia degli odori, e cosi via.

La fobia specifica, dunque, è una paura, intensa, persistente e duratura, provata per una specifico stimolo trigger (oggetto, animale, luogo, situazione, etc). Si tratta di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia. Si instaura un processo che fa provare alla persona stati di ansia e terrore spropositati nei confronti dello stimolo fobico (il particolare elemento che causa la paura), tanto da farle mettere in atto comportamenti di evitamento delle situazioni nelle quali è probabile trovarsi faccia a faccia con lo stimolo. Lo stimolo fobico varia molto da persona a persona: molte fobie specifiche sono consolidate e comuni (altitudine, animali pericolosi, siringhe) mentre in certi soggetti può instaurarsi una fobia specifica per stimoli molto insoliti come alimenti particolari, tonalità di colore o suoni specifici, il che spesso crea in queste persone una sensazione di vergogna rispetto al loro timore.

Le fobie specifiche sono dunque paure sproporzionate rispetto a qualcosa che non rappresenta un reale pericolo, ma la persona percepisce questo stato di ansia come non controllabile, anche mettendo in atto strategie comportamentali o rimuginii utili per fronteggiare la situazione.

I sintomi fisiologici provati da chi soffre di fobie specifiche sono: tachicardia, vertigini, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. Ovviamente, tali manifestazioni patologiche si attuano solo alla vista della cosa temuta o al pensiero di poterla vedere.

Questi sintomi relativi a un’iperattivazione fisiologica si alleviano se la persona ritiene di aver evitato lo stimolo, di essersene allontanata o di essere in un ambiente che giudica sicuro. In altre persone può viceversa attivarsi a livello fisiologico una risposta opposta, con un forte abbassamento della pressione sanguigna e decelerazione del battito cardiaco, fino a provocare mancamenti o svenimenti. Tali reazioni sono tipiche di fobie legate alla paura delle iniezioni, alla vista del sangue o ferite.

Generalmente la persona che soffre di fobia specifica riconosce che la propria paura è eccessiva percependo tale reazione eccessiva come egodistonica.

A livello comportamentale chi soffre di una determinata fobia specifica tende a evitare le situazioni associate alla paura, ma alla lunga questo meccanismo diventa una vera e propria trappola, similmente a quanto accade per i disturbi d’ansia in generale. Infatti, l’evitamento non fa altro che andare a confermare la pericolosità della situazione evitata e prepara all’evitamento successivo. Si crea, così un circolo vizioso, che da una parte porta a essere sfiduciati nelle proprie capacità e dall’altra compromette le relazioni sociali, perché pur di evitare la cosa temuta si è pronti a rinunciare a una cena con gli amici ad esempio.

Emetofobia: la paura del vomito

L’emetofobia consiste nella fobia specifica di vomitare o di vedere qualcun altro farlo.

Ogni sintomo di malessere viene subito interpretato come un segnale che porterà di lì a poco la persona a vomitare. Spesso la persona controlla ossessivamente tutto ciò che mangia per paura di ingerire cibi che potrebbero provocare il vomito.

A differenza di altri disturbi del comportamento alimentare che implicano il controllo del cibo, l’emetofobia non è causata da insoddisfazioni legate al proprio corpo ma da una repulsione verso il vomitare.

La diagnosi di emetofobia

Per una corretta diagnosi di emetofobia (come quella di qualsiasi altra fobia specifica) è necessario valutare una serie di sintomi che la persona sperimenta in presenza dello stimolo fobico (nel caso dell’emetofobia, la possibilità di vomitare o di vedere qualcuno farlo). Anzitutto deve essere presente nella persona una paura e ansia marcate nei confronti della situazione (vomitare). Inoltre è fondamentale, al fine della diagnosiche siano presenti le seguenti condizioni:

  • Il vomito o il vomitare causano quasi sempre paura e ansia immediate
  • Molti cibi vengono attivamente evitati o vissuti con paura e ansia marcate
  • La paura e l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dal vomitare
  • La paura e l’ansia sono sempre presenti e durano più di 6 mesi
  • La paura e l’ansia causano significativo disagio e compromissione del funzionamento relazionale, lavorativo e in altre aree importanti

E’ inoltre essenziale verificare che il disturbo non sia meglio spiegato dai sintomi di un altro disturbo mentale, tra cui la paura, l’ansia e l’evitamento di situazioni associate a sintomi simili al panico o ad altri sintomi invalidanti (come nell’agorafobia); oggetti o situazioni legate a ossessioni (come nel disturbo ossessivo-compulsivo); ricordi di eventi traumatici (come nel disturbo da stress post-traumatico) o separazione da casa o dalle figure di attaccamento (come nel disturbo d’ansia da separazione).

Se l’emetofobia sorge in seguito ad un forte evento traumatico è necessario verificare che non si tratti di disturbo da stress post-traumatico. In questo caso la sensazione è quella di avere impresso nella mente il grave trauma subito, mentre nella fobia spesso non c’è un ricordo preciso del momento in cui si è iniziato a temere lo stimolo fobico.

Come affrontare l’emetofobia: il trattamento delle fobie specifiche

La psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenta il trattamento più efficace per il trattamento dell’emetofobia e di tutte fobie specifiche in generale. La tecnica maggiormente utilizzata in tale ambito è l’esposizione graduale agli stimoli temuti: il soggetto viene avvicinato in modo progressivo allo stimolo, fino ad arrivare ad avere contatto diretto con esso, che diviene neutro ai suoi occhi grazie a un processo parallelo di ristrutturazione delle idee irrazionali relative allo stimolo (ad esempio, “se vomito potrei morire”).

Per la terapia psicologica vengono raccomandate unicamente la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) e il training di rilassamento in quanto queste terapie hanno evidenziato prove di efficacia.

Nelle fobie specifiche la letteratura ha ampiamente dimostrato come il trattamento psicoterapico cognitivo-comportamentale dia ottimi risultati. Il trattamento farmacologico rappresenta una soluzione a breve termine per controllare eventuali crisi ed episodi di ansia acuta. Principalmente nella terapia farmacologica si utilizzano benzodiazepine (ansiolitici) e antidepressivi. Anche i betabloccanti possono essere utilizzati per contrastare tremori e palpitazioni. Tuttavia le benzodiazepine tendono a dare dipendenza e se ne viene interrotta l’assunzione i sintomi generalmente ricompaiono. Dunque i farmaci per curare la fobia specifica hanno l’importante funzione di agire sui sintomi della fobia in modo efficace, ma non eliminano la causa prima dell’esistenza del disturbo: per questo scopo è necessaria la psicoterapia.

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