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Wishful thinking: quando i desideri influenzano le credenze e la percezione della realtà

Uno studio ha esplorato il fenomeno del wishful thinking dimostrando come i desideri influenzano le credenze e la percezione della realtà

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 26 Mar. 2025

Aggiornato il 28 Mar. 2025 10:09

Wishful thinking: come desideri e credenze si influenzano a vicenda

Mara non aveva mai conosciuto un uomo gentile e dolce come Luca, il suo compagno. Nell’ultimo periodo però Luca torna a casa tardi, non le parla più come prima e si allontana per rispondere al telefono. Mara ha faticato a comprendere il perché del cambiamento di Luca (“È  così dolce e innamorato, non può trattarsi mica di un tradimento!”), ma poi ha capito: si comporta così per nasconderle una sorpresa, le sta organizzando quel viaggio ad Aruba che lei ha sempre desiderato! 

Mara si fida davvero tanto di Luca o è vittima del bias noto come Wishful thinking?

Credenze e desideri possono essere profondamente interconnessi e influenzarsi reciprocamente. In ambito psicologico, il wishful thinking è un fenomeno che si riferisce proprio a questo, ovvero una modalità di pensiero per cui la persona tende a rafforzare alcune credenze, a crearsi dei convincimenti relativamente ad alcune situazioni o stimoli parzialmente ambigui, facendosi influenzare da ciò che maggiormente desidera, invece che basarsi su indizi di realtà e pura razionalità (Bastardi et al., 2011). 

In qualche misura il ragionamento e la formazione delle credenze possono essere viziati da un bias che orienta le credenze in modo che siano in linea con ciò che si desidera. 

Il wishful thinking richiama anche il fenomeno del wishful seeing: alcune ricerche, infatti, hanno dimostrato che alcune persone tenderebbero a categorizzare informazioni visive ambigue in accordo con i propri desideri. Si tratta del fenomeno del wishful seeing in cui sostanzialmente ciò che si percepisce viene influenzato da ciò che si desidera (Dunning, D., & Balcetis, E. 2013). Es: sono steso su un prato a osservare il cielo, ma ho fame e ogni nuvola che vedo mi sembra un’aletta di pollo!

Esperimenti di laboratorio sul wishful thinking

Alcuni studi sperimentali hanno indagato questo fenomeno in cui credenze e percezioni vengono influenzati dal desiderio e da altri fattori psicologici.  

Ad esempio, lo studio di Changizi e Hall (2001) ha voluto indagare il wishful thinking e l’influenza di propri obiettivi nel riconoscimento e attribuzione di certe caratteristiche a oggetti ambigui. In tal senso, i ricercatori hanno indotto diversi livelli di sete nei partecipanti (somministrando ad alcuni di loro un pacchetto di patatine salate) e in seguito hanno loro chiesto di definire il livello di trasparenza di un liquido (volutamente ambiguo in tal senso). I ricercatori hanno assunto che la trasparenza di un liquido è una qualità che generalmente viene attribuita all’acqua. Ebbene, i risultati hanno dimostrato una netta tendenza dei partecipanti più assetati a valutare come più trasparente il liquido in oggetto. Inoltre, i partecipanti che non erano assetati (cioè che avevano bevuto poco prima abbondanti quantità di acqua) attribuivano minore trasparenza al liquido che erano chiamati a valutare. In tal senso, l’alterazione di uno stato biologico che induce un desiderio di soddisfazione di un bisogno fisiologico può influenzare la percezione di uno stimolo visivo. 

Altri ricercatori (Bastardi, Uhlmann, Ross, 2011) hanno dimostrato gli effetti del wishful thinking presentando ad alcuni neogenitori i risultati di alcune ricerche “fittizie” sulla frequenza dell’asilo nido vs. accudimento domestico dei bambini.  Lo studio ha evidenziato che i genitori tendevano a valutare come più positivi gli esiti degli studi che supportavano la loro scelta per l’accudimento dei bambini – già pianificata a priori –  anche nel caso dei genitori la cui scelta era forzata e  opposta alla credenza originaria; ad esempio, genitori che avrebbero preferito il nido all’accudimento domestico, ma non avendo trovato posto al nido, avevano deciso e pianificato di assumere una baby sitter a casa: in questi casi, lo studio ha notato una tendenza per questi genitori a valutare come più positivamente gli esiti delle ricerche che supportavano l’accudimento domestico dei bambini.  

Anche nell’ambito delle previsioni di vincitori in ambito sportivo si verificherebbero fenomeni di wishful thinking, influenzando ad esempio le previsioni future a favore della propria squadra del cuore (Babad, Katz, 1991).

Il wishful thinking e il wishful seeing sono anche correlati al bias ottimistico, una sorta di errore cognitivo per cui la persona tende ad aspettarsi esiti positivi dagli eventi seppure vi siano poco evidenze e dati di realtà a sostegno di tali previsioni positive, in una prospettiva di ottimismo irrealistico.  

I meccanismi sottostanti al fenomeno del wishful thinking

La ricerca è ancora in progress e richiederà ulteriori studi per andare ad approfondire queste tematiche in diversi ambiti e contesti nonchè per comprendere la complessità dei fattori in gioco e dei meccanismi psicologici sottostanti il wishful thinking e il wishful seeing

Tuttavia, i ricercatori (Krizan, Z.; Windschitl, 2007) ritengono che vi siano diversi meccanismi in gioco. Da una parte, si ipotizza un bias attentivo, cioè gli individui andrebbero a selezionare e a porre l’attenzione solo su alcuni elementi che supportano e confermano i loro desideri, e a non focalizzare l’attenzione su indizi e aspetti che andrebbero in contrasto con i loro desideri.  In secondo luogo, si attiverebbe un bias interpretativo: a fronte di diversi indizi ritengo più validi, rilevanti e credibili quelli che si allineano ai miei desideri.  Infine, il wishful thinking insorge anche nel momento in cui si deve decidere come agire e cosa scegliere: è la formazione di una risposta in seguito a processi interpretativi e valutativi (Krizan, Windschitl, 2007). 

I circuiti neurali del wishful thinking

Durante i compiti sperimentali in cui veniva rilevato il wishful thinking, gli studi di neuroimaging hanno identificato l’attivazione di specifiche aree cerebrali: la corteccia prefrontale dorsomediale, il lobo parietale e il giro fusiforme nel lobo occipitale. L’attivazione specifica di aree nella zona occipitale e parietale sarebbe correlata all’attenzione selettiva per alcuni stimoli presentati (bias attentivo). Allo stesso tempo, l’attivazione della corteccia prefrontale chiamerebbe in causa i processi cognitivi a un livello più alto, tra cui anche i processi di identificazione sociale (e relativi bias di preferenza), come nel caso in cui si presenta uno stimolo rilevante per la persona, ad esempio la propria squadra del cuore. 

Vantaggi e rischi del wishful thinking

In alcune situazioni e in una certa misura, il wishful thinking può avere i suoi vantaggi, ad esempio può promuovere maggiori livelli di speranza e motivazione. Tuttavia, l’eccesso di wishful thinking può portare a conseguenze negative in termini di ottimismo irrealistico, valutazioni inappropriate e inficiando i processi di presa di decisione consapevoli ed efficaci. In un eccesso di wishful thinking si ignorano indizi negativi, andando incontro a valutazioni irrealistiche e ingenerando possibili frustrazioni e delusioni. 

Riferimenti Bibliografici
  • Babad, E.; Katz, Y. (1991). Wishful Thinking—Against all Odds. Journal of Applied Social Psychology. 21 (23): 1921–1938
  • Bastardi, A., Uhlmann, E. L., & Ross, L. (2011). Wishful thinking: Belief, desire, and the motivated evaluation of scientific evidence. Psychological Science, 22(6), 731–732. 
  • Changizi, M. A.; Hall, W. G. (2001). “Thirst modulates a perception”. Perception. 30 (12): 1489–1497.
  • Dunning, D., & Balcetis, E. (2013). Wishful Seeing: How Preferences Shape Visual Perception. Current Directions in Psychological Science, 22(1), 33-37. 
  • Krizan, Z.; Windschitl, P. D. (2007). “The influence of outcome desirability on optimism”. Psychological Bulletin. 133 (1): 95–121.
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