expand_lessAPRI WIDGET

Colloquio Psicologico: Come agire nel Primo Colloquio #5

Nel corso di un colloquio psicologico lo psicologo può spesso trovarsi nelle condizioni di fare una domanda. Alcuni autori suggeriscono di evitarle.

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 30 Apr. 2013

Aggiornato il 18 Giu. 2013 00:09

 

Il Colloquio Psicologico:

Come Agire nel Primo Colloquio– Parte 5

LEGGI: PARTE 1 – PARTE 2 – PARTE 3 – PARTE 4

 

Colloquio Psicologico. Come agire nel Primo Colloquio #5. - Immagine: © M.studio - Fotolia.comCOME FARE DOMANDE

Nel corso di un colloquio psicologico lo psicologo può spesso trovarsi nelle condizioni di fare una domanda. Alcuni autori suggeriscono di evitarle.

IL COLLOQUIO PSICOLOGICO – MONOGRAFIA

Nel corso di un colloquio psicologico lo psicologo può spesso trovarsi nelle condizioni di fare una domanda. Fine e Glasser [1996] suggeriscono di evitare, se possibile di fare domande, perché il rischio che si corre è quello di ricadere nella trappola delle domande e cioè di far piombare il colloquio psicologico in un fredda sequela di domande-risposte che emula il rapporto comunicativo genitore-figlio e che è assolutamente dannosa per l’instaurazione di un rapporto di fiducia.

LEGGI GLI ARTICOLI SU: EMPATIA

Colloquio-psicologico. - Immagine: © sabine voigt - Fotolia.com
Monografia sul Colloquio Psicologico. A cura di Gabriele Caselli, Ph.D.

Difficilmente una volta che si è stabilita questa trappola si può tornare indietro. Ciò nonostante si è sempre inclini a fare domande, se non altro per verificare le proprie ipotesi sperimentali e per approfondire argomenti che stanno a cuore allo psicologo, o semplicemente perché non si sa cos’altro dire e ci si rifugia dietro un quesito che possa prolungare la comunicazione e trasmettere qualche informazione in più. Tuttavia, se anche possono aiutare lo psicologo e la sua ansia, possono essere dannose per il paziente.

LEGGI GLI ARTICOLI SU: LINGUAGGIO & COMUNICAZIONE

Nel momento in cui ci troviamo a dover fare delle domande dobbiamo seguire alcune linee guida:

–    se è possibile evitarle e trasformarle in risposte riflessive o in parafrasi,

–    assicurarsi che siano domande rilevanti rispetto a ciò che sta dicendo il paziente, anche per evitare di mostrare disattenzione,

–    cercare di porre domande che favoriscano il cambio di prospettiva, la conoscenza di nuovi punti di vista e l’insight,

 –    evitare di chiedere “perché” dal momento che potrebbe attivare meccanismi difensivi del paziente come se fosse implicito che non avrebbe dovuto farlo,

–    fare domande aperte piuttosto che chiuse dal momento che conducono più difficilmente alla trappola delle domande e che permettono al paziente di mantenere le redini del fluire del colloquio psicologico.

LEGGI GLI ARTICOLI SU: IN TERAPIA

Bisogna anche prestare attenzione a quando porre domande. È importante che il momento delle domande sia separato dal resto della comunicazione per non interferire sul discorso del paziente. Questa fase può realizzarsi all’inizio o alla fine del colloquio e lo psicologo può sottolineare l’inizio e la fine dei diversi momenti della sessione. In alcuni casi è possibile far evolvere il colloquio senza utilizzare domande chiuse, in tal caso il resoconto sulle informazioni ottenute può essere fatto dopo il termine del colloquio stesso.

Infine, se capita di porre una domanda in mezzo al fluire della comunicazione del paziente bisogna accertarsi di recuperare il filo del discorso e di rendere breve l’interruzione. In ogni caso ove è possibile gli autori auspicano la rinuncia alle domande.

 

LEGGI:  

EMPATIA – LINGUAGGIO & COMUNICAZIONE – IN TERAPIA

IL COLLOQUIO PSICOLOGICO – MONOGRAFIA

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

Tutti gli articoli
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel