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Lausanne Trilogue Play: co-genitoralità e applicazioni cliniche

Il Lausanne Trilogue Play aiuta a comprendere l’impatto della co-genitorialità sul bambino e prestare attenzione al suo contributo alle dinamiche familiari

Di Giulia Goldin

Pubblicato il 12 Ott. 2020

Aggiornato il 16 Ott. 2020 11:50

l Centro per gli Studi sulla Famiglia (CEF) dell’Istituto di Psicoterapia dell’Università di Losanna ha messo a punto un modello di osservazione strutturata delle dinamiche tra madre, padre e bambino: il Lausanne Trilogue Play (LTP; Fivaz-Depeursinge & Corboz-Warnery, 2000).

 

Se storicamente la psicologia dello sviluppo si è focalizzata sulla diade madre-bambino, ora assume sempre più rilievo la diade padre-bambino e la consapevolezza che, in realtà, il piccolo si trova spesso all’interno di un contesto in cui sono presenti più caregiver.

A partire dagli anni Settanta, infatti, grazie al diffondersi dell’approccio ecologico dello sviluppo di Bronfenbrenner, gli psicologi si sono sempre più interessati al microsistema in cui il bambino definisce le sue connessioni relazionali.

Nel corso degli anni si sono sviluppate diverse procedure di osservazione per la valutazione delle relazioni familiari, che differiscono a seconda del costrutto indagato.

Co-parenting e stili co-genitoriali

Il costrutto del co-parenting (o co-genitorialità), inizialmente nato nel contesto degli studi riguardanti le coppie divorziate, negli ultimi decenni ha acquisito riconoscimento anche nei sistemi familiari integri (Margolin et al., 2001).

Esso può essere definito come quella componente che rileva la qualità della relazione tra i due genitori, la responsabilità condivisa e il grado di cooperazione o contrasto circa le pratiche di cura nei confronti del figlio (McHale, 2007).

Secondo degli studi, la co-genitoralità in epoche precoci di vita del bambino e il suo stile di coinvolgimento sono correlati con lo sviluppo sociale ed emotivo all’età di cinque anni (Favez, Lopes, Bernard et al., 2012).

Il co-parenting è influenzato dalle caratteristiche di personalità del genitore, dal temperamento del bambino, dalla qualità di relazione tra i genitori e da fattori extrafamiliari, spesso stressanti, di carattere economico e lavorativo (Delvecchio et al., 2013).

McHale individua come variabili del co-parenting il contatto affettivo, il coinvolgimento reciproco e il grado di cooperazione tra i genitori e il comportamento centrato sull’adulto o centrato sul figlio.

Dalla combinazione di questi fattori derivano quattro differenti stili di co-genitorialità: coesa, escludente, centrata sul figlio, competitiva. La co-genitorialità coesa si caratterizza per un alto grado di calore, coinvolgimento reciproco, cooperazione e moderata centratura sul figlio. Lo stile escludente vede un grande squilibrio nel livello di coinvolgimento dei due genitori, mancanza di calore, scarsa cooperazione e basso antagonismo. Nel caso di co-genitorialità centrata sul figlio, i genitori collaborano ma con scarso calore e coinvolgimento reciproco. Infine, la co-genitorialità competitiva si caratterizza per bassa cooperazione, calore e coinvolgimento reciproco che portano ciascun caregiver a cercare di guadagnarsi l’attenzione esclusiva del figlio.

Il Lausanne Trilogue Play

Il Centro per gli Studi sulla Famiglia (CEF) dell’Istituto di Psicoterapia dell’Università di Losanna ha messo a punto un modello di osservazione strutturata delle dinamiche tra madre, padre e bambino: il Lausanne Trilogue Play (LTP; Fivaz-Depeursinge & Corboz-Warnery, 2000).

Questo paradigma permette sia di comprendere l’impatto della co-genitorialità sul bambino tra i 0-3 anni sia di prestare attenzione al contributo del figlio alle dinamiche familiari.

Il Lausanne Trilogue Play è un intervento standardizzato in cui il bambino non è sottoposto a stress, come nella Strange Situation, ma deve interagire coi genitori in un compito piacevole, ponendo così la famiglia nella condizione migliore.

Vi sono diverse varianti del  Lausanne Trilogue Play a seconda della fase di sviluppo del bambino: quando ha pochi mesi di vita i genitori sono seduti su due sedie, orientate in modo da formare un triangolo, consentendo loro di guardare e dialogare col figlio posto su un seggiolino, mentre ad un’età maggiore la famiglia si siede intorno a un piccolo tavolo rotondo e vengono forniti dei giocattoli.

I tre diversi sottosistemi (madre-figlio, padre-figlio e madre-padre) vengono analizzati attraverso quattro diversi momenti. La prima parte dell’intervento prevede che un genitore giochi attivamente con il bambino mentre l’altro osserva, nel secondo momento i ruoli dei due genitori si invertono, nella terza parte i due genitori giocano entrambi col figlio e, infine, la coppia conversa lasciando il figlio in una posizione di terzo. In questo modo è possibile osservare, rispettivamente, le diadi, la triade e simultaneamente la coppia genitoriale e le capacità autoregolative del piccolo.

Un aspetto particolarmente analizzato è l’alleanza familiare, intesa come la capacità del nucleo familiare di coordinarsi per raggiungere un obiettivo. Tale aspetto è stato introdotto da Salvador Minuchin (1974) e si verifica quando i confini all’interno della famiglia sono chiari e flessibili. Nel corso della valutazione tramite Lausanne Trilogue Play, gli indicatori di alleanza familiare presi in considerazione sono la partecipazione dei membri, l’organizzazione dei ruoli di ciascun componente, il grado di attenzione rispetto al gioco e ai partecipanti e la condivisione delle emozioni.

Applicazione clinica del LTP

Vi sono modelli di consultazione clinica che usano il Lausanne Trilogue Play come modalità sistemica per valutare il nucleo familiare.

Il Developmental Systems Consultation (DSC), per esempio, prevede due sedute: nel primo incontro si utilizza il Lausanne Trilogue Play, videoregistrato su consenso, per poter analizzare la comunicazione familiare, il contributo del bambino e l’alleanza familiare mentre nella seconda seduta avviene una restituzione ai genitori tramite l’analisi dei video, evidenziando le risorse ma anche le aree problematiche.

A questo intervento può seguire un trial intervention, ovvero l’utilizzo di strategie non verbali da parte del consulente per sollecitare il cambiamento nel caso di difficoltà o conflitti tra i genitori.

Nel caso di famiglie ad alto rischio, in cui uno o entrambi i genitori hanno una malattia psichiatrica o fanno uso di sostanze, è utile condurre DSC ripetute nel tempo.

Il Lausanne Trilogue Play si dimostra, dunque, un valido strumento di osservazione diretta che permette di rilevare numerose informazioni sull’interazione triadica.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Delvecchio, E., Mabilia, D., Di Riso, D., Salcuni, S., & Lis, A. (2013). Family and Families. Padova: UNIPRESS.
  • Favez, N., Lopes, F., Bernard, M., Frascarolo, F., Lavanchy Scaiola, C., Corboz‐Warnery, A., & Fivaz‐Depeursinge, E. (2012). The development of family alliance from pregnancy to toddlerhood and child outcomes at 5 years. Family Process, 51(4), 542-556.
  • Fivaz-Depeursinge, E., Corboz-Warnery, A., & Riva Crugnola, C. (2000). Il triangolo primario: le prime interazioni triadiche tra padre, madre e bambino. Milano: R. Cortina.
  • Margolin, G., Gordis, E. B., & John, R. S. (2001). Coparenting: a link between marital conflict and parenting in two-parent families. Journal of family Psychology, 15(1), 3.
  • Mchale, J. P. (2007). When infants grow up in multiperson relationship systems. Infant mental health journal, 28(4), 370-392.
  • Minuchin, S. (1974). Famiglie e terapia della famiglia. Roma: Astrolabio.
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