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L’individuo e le relazioni ai tempi del Covid-19

Il progetto “Diamoci una mano” ha lo scopo di offrire sostegno e supporto a distanza alla popolazione in questo momento di difficoltà legato al covid-19

Di Santina Micieli

Pubblicato il 29 Mag. 2020

Attualmente, la situazione di emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha portato a risvegliare nella popolazione diverse paure, segnando significativamente la vita e le abitudini di ciascuno di noi.

 

A livello psicologico sono state riscontrate diverse condizioni psicopatologiche non indifferenti, in particolare la situazione di isolamento dalle relazioni interpersonali significative ha prodotto l’insorgenza di: disturbi d’ansia, nello specifico l’ipocondria, ovvero, la paura di contrarre il virus e, oltre a questa paura, è emersa anche la paura di diffonderlo alle persone che ci circondano; depressione, in quanto la situazione di isolamento sociale sembrerebbe produrre l’incremento di ruminazioni e pensieri negativi che potrebbero sfociare in sintomi depressivi o potrebbero esacerbare i sintomi depressivi (qualora fossero già presenti nei soggetti); insonnia, che potrebbe essere ricondotta o alla presenza di disturbi d’ansia e/o depressivi o alla condizione di cambiamento dello stile di vita.

A livello relazionale si assiste ad un aspetto piuttosto ambivalente, se da un lato si assiste ad un isolamento forzato, dettato dalla condizione di emergenza, dall’altro si assiste ad un cambiamento radicale delle dinamiche relazionali e della rete sociale, infatti ci si relaziona in modo molto più semplice attraverso i social, ad esempio vengono fatte delle video conferenze tramite Skype, Duo, Facebook, etc.. Quest’ultimo aspetto riguarda anche le persone con particolari problematiche nella gestione di relazioni al di fuori delle mura della propria stanza, i quali hanno trovato nel monitor di un pc, un mezzo perfetto per poter entrare a contatto con l’Altro.

Queste considerazioni sono state fatte dal Dottor Emanuele Ruggeri, il quale dichiara che per lo più sono gli studenti universitari, il personale sanitario (soprattutto specializzandi) e gli studenti che si trovano all’estero a chiedere sostegno psicologico, per una migliore gestione dell’ansia e della paura. Inoltre, egli afferma

…l’epidemia di Covid-19 sta segnando la vita di tutti noi. Non solo dal punto di vista fisico ma anche mentale. Quando torneremo alla normalità, sarà fondamentale un sostegno psicologico, forse ancor più di ora.

Proprio per questa ragione, insieme a Camilla Vizzotto e Daniele Busatta, è stata data vita al progetto “Diamoci una mano”, in cui ci sono medici e psicologi provenienti da tutta Italia, che hanno uno scopo comune: quello di aiutare la popolazione in questo momento difficile.

Il gruppo di professionisti, ha creato un portale per poter avviare quest’iniziativa, dando sostegno e supporto a distanza e gratuito della durata di circa 30 minuti. Il servizio funziona collegandosi ad internet, digitando www.diamociunamano.com nella barra di ricerca e si entra nel sito; qui si trova uno spazio dedicato alle domande di colloquio. Ciascun utente può inviare la propria richiesta, indicando il giorno che preferisce, l’orario e il suo contatto Skype. A quel punto, la domanda arriva al team e si procede con gli incontri.

Un dato piuttosto importante che è emerso e che è stato dichiarato dal dottor Ruggeri è che: “Nei primi dieci giorni dopo il lancio del progetto abbiamo superato le cento richieste. Abbiamo svolto 150 colloqui telematici. Si rivolgono a noi persone di ogni fascia d’età, abbiamo sia giovani che adulti. Nei colloqui i più giovani dimostrano preoccupazione per le loro relazioni sociali, quindi le amicizie, ma anche il rapporto con i familiari. Spesso, infatti, i ragazzi sono studenti fuorisede, che a causa del lockdown sono rimasti bloccati nella città dove studiano. Ma c’è un altro dato importante: riceviamo molte richieste da ragazzi all’estero, giovani che si trovano in Erasmus o dottorandi che stanno frequentando gli studi in altri Paesi.

Tra gli utenti dei colloqui a distanza non mancano però gli adulti. In questo caso oltre allo smarrimento per la situazione eccezionale gli adulti hanno una maggiore preoccupazione di contrarre la malattia, e temono anche per i loro cari.

Guardando al futuro, coloro che si rivolgono a “Diamoci una mano” sembrano non pensare più di tanto a quando questa emergenza finirà. Le persone che ci chiamano si preoccupano più dell’immediato, di quello che vivono nella vita di tutti i giorni, non vedo grande inquietudine per quello che accadrà dopo. Tuttavia ritengo che quando l’emergenza Coronavirus terminerà, dovremo essere pronti ad affrontarne le ricadute, anche psicologiche, non solo fisiche.

In Italia c’è sempre stata diffidenza nei confronti del disagio psichico, dobbiamo invece capire che la salute mentale è importante quanto quella fisica.

La formula dei colloqui a distanza potrebbe essere una soluzione innovativa per il futuro. Al di là dell’emergenza Covid-19, il metodo del colloquio via Skype potrebbe essere una delle possibili strade per ridurre il timore di molte persone nel chiedere aiuto.

C’è, infine, un altro aspetto, molto importante, che vorrei sottolineare: “le persone si sono fidate di noi nonostante la distanza, nonostante non ci si conoscesse, è un buon punto di partenza e un messaggio di speranza per tutti”.

 

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