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Neurofinanza: i meccanismi cerebrali dietro le nostre decisioni economiche

Le neuroscienze ci suggeriscono perché le decisioni economiche che prendiamo ogni giorno sono guidate più dalle emozioni che dalla logica

Di Guest

Pubblicato il 28 Ott. 2025

Psicologia ed economia: un legame più stretto del previsto

Ogni giorno prendiamo decisioni economiche, grandi o piccole: fare un acquisto online, scegliere un abbonamento, rimandare una spesa. E anche se pensiamo di agire in modo razionale, la verità è che il nostro cervello ha già deciso prima ancora che ce ne rendiamo conto. Bastano pochi millisecondi perché il cervello reagisca a stimoli come sconti, recensioni o colori accattivanti. Queste risposte avvengono così rapidamente da essere inconsapevoli. Anzi, in molti casi è possibile prevedere con accuratezza se compreremo qualcosa, basandoci solo sulle nostre prime reazioni neurali. In altre parole: spesso è il cervello a guidarci d’istinto, e solo dopo costruiamo una spiegazione razionale per giustificare la nostra scelta.

Le aree del cervello coinvolte nelle decisioni economiche

Nel nostro cervello, pensare al denaro mette in moto un vero e proprio “gioco di squadra” tra diverse aree cerebrali:

  • Il nucleo accumbens, ad esempio, è uno snodo centrale nel sistema della ricompensa, una sorta di centralina del piacere. Si attiva quando anticipiamo qualcosa di desiderabile: un prodotto che ci attrae, un’offerta vantaggiosa, una possibile vincita. In pratica, è ciò che ci fa dire “lo voglio” ancor prima di riflettere sul prezzo o sull’utilità reale.
  • Al contrario, l’insula tende ad attivarsi quando percepiamo un prezzo come eccessivo o un’offerta come poco equa. Questa regione è legata alle emozioni, nonché a stati di disgusto, avversione e percezione di allarme, e il suo coinvolgimento suggerisce che il cervello vive certi costi come spiacevoli o dolorosi, sia a livello razionale che fisico ed emotivo.
  • Un’altra area importante è la corteccia cingolata anteriore, che entra in gioco quando siamo combattuti tra opzioni diverse. È una delle aree coinvolte nel processo decisionale: si attiva quando desideriamo qualcosa ma siamo consapevoli che potrebbe non essere la scelta migliore.
  • Infine, la corteccia prefrontale è il nostro centro di controllo: quando ben attiva, permette di valutare le conseguenze a lungo termine, resistere all’impulso del momento e prendere decisioni coerenti con i nostri obiettivi. Tuttavia, in contesti ad alta pressione, come durante offerte lampo o promozioni aggressive, questa parte del cervello può essere messa in secondo piano, lasciando spazio a risposte più automatiche ed emotive.

Quando la razionalità vacilla: il potere dei bias cognitivi

Anche quando ci sentiamo padroni delle nostre scelte, il cervello tende a semplificare usando scorciatoie mentali, i cosiddetti bias cognitivi. Utili per risparmiare tempo ed energia, possono però portarci a valutazioni distorte.

L’effetto ancoraggio ci spinge, ad esempio, a prendere come riferimento il primo numero che incontriamo. Se un prodotto è scontato da 100 a 60 euro, tendiamo a percepirlo come un affare, anche se 60 potrebbe non essere un buon prezzo in assoluto. Il bias della rappresentatività ci porta invece a giudicare in base alle apparenze. Se un investimento ci sembra simile a uno che ha avuto successo, lo consideriamo automaticamente promettente, anche in assenza di dati concreti. Un altro meccanismo cruciale è poi l’avversione alla perdita: perdere qualcosa attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nel dolore fisico. Per questo motivo temiamo le perdite più di quanto desideriamo guadagni equivalenti, il che ci porta spesso a evitare i rischi, anche se ciò significa rinunciare a un’opportunità potenzialmente vantaggiosa.

Gratificazione immediata o autocontrollo?

Ogni volta che dobbiamo fare una scelta economica, ci troviamo davanti a un bivio: soddisfare subito un desiderio o pensare al futuro. Studi condotti attraverso risonanza magnetica funzionale (fMRI) (McClure et al., 2004) hanno rivelato che il cervello reagisce in modo diverso a seconda del tipo di ricompensa: quando una persona valuta una ricompensa immediata, come un acquisto d’impulso, si attivano soprattutto regioni cerebrali legate al piacere e alla gratificazione. Se invece la ricompensa è differita, entrano in gioco aree della corteccia prefrontale, coinvolte nelle funzioni di controllo e pianificazione. 

Un esempio concreto? Scegliere di destinare una parte del proprio stipendio a un fondo pensione, invece di spenderla per un acquisto gratificante ma effimero, come un nuovo smartphone. La seconda opzione è allettante per la soddisfazione immediata che offre, mentre la prima richiede uno sforzo cognitivo maggiore: sapersi proiettare nel futuro, valutare benefici a lungo termine e rinunciare al piacere del momento.

Dalla teoria alla pratica: perché la neurofinanza è utile

A livello personale, la neurofinanza aiuta risparmiatori, investitori e cittadini a diventare più consapevoli dei propri automatismi mentali, riducendo errori e scelte impulsive. Sul piano professionale, è utilizzata da consulenti, trader e gestori per ottimizzare strategie e gestire il rischio. Policymaker ed esperti di economia comportamentale la impiegano per creare interventi pubblici più efficaci. Ma anche ricercatori, formatori e sviluppatori fintech ne fanno uso per migliorare strumenti educativi e digitali, rendendo l’economia più vicina alle reali dinamiche umane. Non siamo macchine calcolatrici, e la neurofinanza lo dimostra: ci invita a superare il mito dell’uomo pienamente razionale e ci offre uno strumento in più per affrontare con maggiore consapevolezza le sfide economiche quotidiane.

Riferimenti Bibliografici
  • Casey, B. J., Somerville, L. H., Gotlib, I. H., Ayduk, Ö., Franklin, N. T., Askren, M. K., … & Shoda, Y. (2011). Behavioral and neural correlates of delay of gratification 40 years later. Proceedings of the National Academy of Sciences, 108(36), 14998–15003.
  • Kahneman, D., & Tversky, A. (1972). Subjective probability: A judgment of representativeness. Cognitive Psychology, 3(3), 430–454. 
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  • Loewenstein, G., & O’Donoghue, T. (2006). The heat of the moment: Modeling interactions between affect and deliberation. Carnegie Mellon University, Department of Social and Decision Sciences.
  • McClure, S. M., Laibson, D. I., Loewenstein, G., & Cohen, J. D. (2004). Separate neural systems value immediate and delayed monetary rewards. Science, 306(5695), 503–507.
  • Plassmann, H., Venkatraman, V., Huettel, S., & Yoon, C. (2015). Consumer neuroscience: Applications, challenges, and possible solutions. Journal of Marketing Research, 52(4), 427–435.
  • Sanfey, A. G., Rilling, J. K., Aronson, J. A., Nystrom, L. E., & Cohen, J. D. (2003). The neural basis of economic decision-making in the Ultimatum Game. Science, 300(5626), 1755–1757.
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  • Tversky, A., & Kahneman, D. (1974). Judgment under uncertainty: Heuristics and biases. Science, 185(4157), 1124–1131. 
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