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Essere terapeuti. Forza e fragilità dello psicoterapeuta e della psicoterapia (2022) di Giuseppe Vinci – Recensione

Il libro Essere terapeuti (2022) di Vinci approfondisce l’identità, le sfide e la complessità del ruolo del terapeuta nella pratica professionale

Di Alberto Vito

Pubblicato il 17 Lug. 2025

Essere terapeuti (2022): l’identità del terapeuta tra esperienza, relazione e consapevolezza

L’ultimo libro Essere terapeuti (2022) di Giuseppe Vinci, terapeuta e didatta di orientamento sistemico-relazionale, affronta il tema di grande attualità concernente lo stile personale del terapeuta. Come è noto, l’identità professionale del terapeuta non si fonda solo su basi solide, acquisite in anni di formazione, e su una spiccata capacità di stabilire relazioni autentiche e profonde, ma è costituita anche dalla consapevolezza di quanto la propria storia, le proprie esperienze, la propria personalità incidano sulla complessità personale e sul proprio modo di lavorare. 

Il testo Essere terapeuti (2022) di Vinci si propone come una riflessione sulla possibilità e il senso dell’essere terapeuta, puntando non sulle caratteristiche del paziente quanto proprio su quelle del curante, il suo sé stesso. Per corredare il proprio punto di vista, l’autore fa ricorso anche ad un’ampia citazione di scrittori esterni alla psicologia, tra cui molti letterari, in quanto, come Vinci afferma, psicologia, arte e letteratura sono discipline della vita e che tutto è connesso, attraverso un’intricata e affascinante rete di relazioni. Ho apprezzato i riferimenti ad autori molto conosciuti (ad esempio Szymborska, Borges, Calvino, Simenon, Eco, Grossman), indubbi gran conoscitori dell’animo umano), ed ho trovato molto pertinente anche il riferimento a Severino Cesari, autore noto ma non notissimo. Il suo Con molta cura è a mio avviso la più utile descrizione della propria esperienza da parte di un malato oncologico, la cui lezione andrebbe letta da ogni medico e da ogni paziente.

Decisamente interessante anche la definizione degli obiettivi della psicoterapia, mutuata anche da S. Natoli: aiutare le persone a fare cose giuste nel modo migliore. Ovviamente Vinci mette bene in chiaro come la terapia non debba mai trasformarsi in una relazione di dipendenza. Per intenderci, è sempre il paziente a stabilire cosa è giusto per lui, e qual è il modo migliore per ottenerlo. Se non fosse così, la psicoterapia rischierebbe di costituire una forma di plagio. Anzi, una delle abilità che il terapeuta in formazione deve acquisire è proprio quella di sfuggire alla delega a cui talvolta i pazienti ci pongono. Per alcuni di essi, non c’è nulla di male a chiedere ad un esperto cosa è meglio fare, ad esempio se sposare o lasciare un partner, se mollare gli studi o soddisfare i desiderata dei genitori, ma il nostro compito non è decidere al posto degli altri.

Essere terapeuti (2022): limiti, sfide e risorse del ruolo clinico

È evidente quanto l’autore del libro Essere terapeuti (2022) ami il suo lavoro, non certo per una concezione narcisistica o per gli aspetti di “potere” legati all’asimmetria della relazione terapeutica che pure non gli sfuggono, quanto piuttosto per il dono del poter essere d’aiuto all’altro che ogni professione di cura comporta. Ma la sua non è affatto una visione romantica, anzi è molto concreto nel definire anche limiti e rischi del nostro operato. Non a caso, probabilmente i capitoli che reputo più originali per il lettore in formazione sono gli ultimi due, in cui Vinci si sofferma sulle potenzialità difficoltà del terapeuta e che, in modo assai opportuno, si titolano: Le fragilità del terapeuta, come di ognuno e Il nostro lato oscuro.

Il volume Essere terapeuti (2022) mi ha aiutato a riflettere anche su un aspetto attuale: come fare a conservare la funzione terapeutica, come presentata da Vinci, in un tempo sempre più accelerato e veloce? Laddove il paziente può tendere a telefonare, scrivere sms, mandare messaggi whatsapp e porre richieste d’aiuto in forme molteplici, quali competenze deve avere il terapeuta per riuscire a preservare il “pensatoio” reciproco che pure la psicoterapia deve essere?

Infine, come non condividere la sfida che egli ci propone come modello per la funzione terapeutica, accettando la dualità di due termini che sembrano opposti: semplicità e complessità. Ovvero accettare e riconoscere l’estrema complessità insita nella relazione terapeutica, ma al contempo vivere tale dimensione con la più assoluta semplicità, evitando il più possibili i fardelli delle sovrastrutture, sia contenutistiche che egoiche.

Giuseppe Vinci: un percorso tra psicoterapia, istituzioni e comunità

Giuseppe Vinci possiede una lunga esperienza, sia da clinico che da formatore sistemico-relazionale in strutture operanti nel campo della salute mentale, delle tossicodipendenze e della famiglia, a cui si è affiancata un altrettanto intensa attività di amministratore pubblico. È stato Dirigente Psicologo della ASL Taranto, attualmente è co-responsabile della Scuola di Psicoterapia Change di Bari (sede del CSTFR) è recentemente è stato nominato Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia. In passato, è stato sindaco di Grottaglie, suo paese natale, e membro del Consiglio Nazionale dell’Enpap.

Riferimenti Bibliografici
  • Vinci G. (2022), Essere terapeuti. Forza e fragilità dello psicoterapeuta e della psicoterapia, Alpes Italia, Roma, pp. 109.
  • Cesari S. (2017), Con molta cura, Rizzoli, Milano. 
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