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I paradossi della psicopatologia (2024) di Francesco Mancini e Amelia Gangemi – Recensione

I paradossi della psicopatologia (2024) è un libro che insegna al lettore a pensare alla mente, alle sue funzioni e ai suoi disturbi

Di Mauro Giacomantonio

Pubblicato il 15 Ott. 2024

Paradossi psicopatologici

Capire la sofferenza mentale e i disturbi psicologici è ancora una sfida aperta per la comunità scientifica. Ogni passo avanti in questa direzione è prezioso. Il libro di Francesco Mancini e Amelia Gangemi si propone proprio questo obiettivo e ha diversi meriti.

Il primo merito è che chiunque legga questo libro sarà “allenato” a ragionare sulla mente, il suo funzionamento e le sue sofferenze. Non è un classico manuale che elenca nozioni da imparare. Il libro guida il lettore in un unico, grande ragionamento che si sviluppa in tutte le sue componenti.

Si parte con una visione della psicopatologia come mancanza di un cambiamento possibile e opportuno. Questo mette in evidenza il concetto di paradosso nevrotico, ovvero la tendenza a persistere in comportamenti dannosi e disfunzionali, spesso criticati dallo stesso individuo. Come ogni paradosso, anche questo è difficile da spiegare, e molti autori hanno proposto delle soluzioni. Qui, Mancini e Gangemi offrono una critica approfondita delle spiegazioni più diffuse sui paradossi psicopatologici, chiamata nel libro la “pars destruens”.

Il lettore potrebbe sentirsi a disagio leggendo questa sezione perché molte credenze comuni, date per assodate dalla stragrande maggioranza di coloro che si occupano di questi temi, vengono messe in discussione con logica rigorosa. Ad esempio, gli autori dimostrano che la sofferenza psicologica non può essere spiegata da un semplice aumento delle distorsioni cognitive o da un vantaggio secondario derivante dalla sofferenza stessa. Inoltre, viene anche criticata la visione diffusa che vede la mente divisa in parti indipendenti (ad esempio, emozione contro ragione) con sistemi di regolazione autonomi. Lo stile della critica è rigoroso e affascinante. Come scritto precedentemente, questa parte “destruens” è un esempio di come si dovrebbe ragionare per comprendere la mente: “Se fosse vero quello che dice questa teoria, allora dovremmo osservare che…”. Questo è un vero valore aggiunto per il lettore, perché insegna un metodo che va oltre la semplice critica di una singola teoria o punto di vista.

Tale critica logica conduce il lettore alla “pars costruens”, dove viene proposta una nuova prospettiva per superare le vulnerabilità discusse. La soluzione proposta è semplice (si fa per dire) ed elegante: il presupposto è che i processi cognitivi non siano orientati verso l’accuratezza, ma siano strumenti pragmatici al servizio delle motivazioni nel rispetto di un principio prudenziale (Friedrich, 1993): evitare di giungere a conclusioni capaci di compromettere gravemente i propri scopi. Ad esempio, se si assume di essere sotto minaccia, i processi cognitivi sono orientati in modo da evitare di sottostimare i rischi e di sopravvalutare le informazioni di sicurezza. Ciò facilita la focalizzazione, il rafforzamento e dunque la persistenza delle rappresentazioni di minaccia anche a dispetto delle informazioni oggettivamente disponibili e dei costi che tale orientamento prudenziale implica per la persona. 

Gli autori articolano questa tesi facendo riferimento alla psicologia cognitiva, sociale e dello sviluppo. Questo è un altro grande merito del libro. Infatti, spiegano i disturbi mentali usando processi psicologici di base, tenendosi lontano dall’auto-referenzialità tipica di alcune spiegazioni psicopatologiche. Un esempio estremo di auto-referenzialità è spiegare il pianto frequente e la tristezza come un “deficit” di gioia e allegria.

Affrontare i problemi della mente e della psicopatologia

Questo libro, data la sua articolazione e ricchezza, forse non è adatto alla lettura sotto l’ombrellone o in metropolitana. Merita tempo e spazio per essere studiato e per aiutare il lettore, sia esso psicologo, psichiatra, specializzando o semplice appassionato, a formarsi su come ragionare e affrontare i problemi della mente e della psicopatologia. E la formazione non deve sempre essere facile e veloce.

Riferimenti Bibliografici
  • Francesco Mancini, Amelia Gangemi (2024). I paradossi della psicopatologia. Raffaello Cortina Editore.
  • Friedrich, J. (1993). Primary error detection and minimization (PEDMIN) strategies in social cognition: A reinterpretation of confirmation bias phenomena. Psychological Review100, 298–319.
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