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Giovani perfezionisti in trappola

La ricerca del perfezionismo sembra essere tipica della nostra società, ma contrastare questa tendenza può migliorare la qualità di vita

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 06 Set. 2024

Il perfezionismo nei giovani adulti

Articolo in collaborazione con Cliniche Italiane di Psicoterapia – Età Evolutiva

Il perfezionismo è l’adesione a standard esageratamente elevati ed eccessivi con un intenso bisogno di mostrarsi impeccabili e la tendenza a fare pressione su se stessi (Shafiq et al., 2024).

Purtroppo non sempre questa modalità di funzionamento viene identificata come dannosa in quanto la ricerca della perfezione può avere alcuni risvolti positivi come impegno nello studio o nel lavoro, ordine, precisione, ma a che costo? Il perfezionismo porta spesso con sé stress e pressioni non indifferenti, che rischiano di interferire con la qualità di vita. 

Essere perfezionisti, infatti, non significa semplicemente darsi degli obiettivi e impegnarsi per raggiungerli, ma seguire degli standard eccessivamente elevati e perseguirli con estrema rigidità. Se questi standard non vengono raggiunti o non vengono mantenuti, subentrano forti emozioni negative, dovute a pensieri autocritici. L’errore non è tollerato né accettabile. 

Il perfezionismo sembra essere particolarmente presente tra i giovani adulti. La giovane età adulta è un periodo di transizione in cui ci si trova ad assumere nuovi ruoli dal punto di vista sia sociale che accademico-lavorativo e questo cambiamento apre comprensibilmente a nuove sfide (Lee et al., 2022).

Per misurare il perfezionismo, è stata costruita una apposita scala, la Multidimensional Perfectionism Scale (MPS; First, Marten, Lahart e Rosenblate, 1990; Adattamento italiano a cura di Ruggiero, 2007). Come riporta la Dott.ssa Christina Caron nel suo articolo sul New York Times i ricercatori stanno riscontrando un sempre maggiore aumento del perfezionismo tra i giovani e, negli studenti universitari, i tassi di perfezionismo sono aumentati negli ultimi decenni, raggiungendo l’apice negli ultimi 15-20 anni.

Da dove arriva il perfezionismo?

Uno stile di vita improntato al perfezionismo può nascere dall’influenza di stili genitoriali particolarmente rigidi, ma anche dell’ambiente socio-culturale circostante e delle richieste scolastiche/universitarie e ambientali. Ad oggi, anche i social network rivestono un ruolo non da poco: spesso sulle piattaforme social vengono proposti modelli di vita ideali e poco realistici. Ma la perfezione non è possibile, è un obiettivo irraggiungibile e quindi per forza fonte di frustrazione e delusioni. Attenzione: perseguire obiettivi elevati e voler dare il meglio di sé non è sbagliato, ma diventa disfunzionale nel momento in cui non si tratta più di una preferenza, ma di un obbligo. La sensazione può diventare quella di non avere scelta, di dover necessariamente essere perfetti a tutti i costi e proprio questo diventa una trappola in cui la persona rimane incastrata. 

Il Prof. Thomas Currant della London School of Economics and Political Science ha affermato che il tipo di perfezionismo più in aumento oggi è il perfezionismo socialmente prescritto, cioè quello radicato nella convinzione che gli altri si aspettano che siamo perfetti (Caron, 2024).

Come uscire dalla trappola del perfezionismo?

La Dott.ssa Caron (2024) fornisce tre suggerimenti per contrastare il perfezionismo, validi non solo per chi sa già di essere perfezionista, ma per tutti, in quanto la spinta al perfezionismo sembra essere una caratteristica tipica delle società contemporanee.

Prendere le distanze dai propri pensieri

Il distanziamento è un modo per ridurre il nostro dialogo interiore e interagire con esso in modo diverso. Per farlo possiamo ad esempio rimandare i pensieri al momento adeguato (rimuginare di notte sui nostri errori non ci servirà a nulla e spesso le preoccupazioni fanno meno paura alla luce del giorno), mettere i pensieri in prospettiva e chiedersi se un errore di oggi avrà davvero importanza tra due mesi o tra due anni; utilizzare la seconda persona invece della prima persona nei propri pensieri perché questo aiuta a costruire un dialogo interno più costruttivo e positivo.

Accettare ciò che è abbastanza buono

Il perfezionismo ci fa sembrare che niente sia mai abbastanza, ma, come abbiamo spiegato alcune righe sopra, la perfezione non esiste. E’ più sensato quindi spostare il proprio standard da “perfetto” ad “abbastanza buono”, imparando a lasciar andare. Solo così sarà possibile ridefinire le proprie priorità nella vita e metterle in prospettiva, senza dare sempre e solo peso alla performance e a ciò che gli altri possono osservare dall’esterno.

Praticare l’auto compassione

Se il perfezionismo è diventato parte della propria vita, possiamo immaginare che ci sia un motivo e che sia servito a qualcosa. Tuttavia, quando i costi superano i benefici bisogna riconoscerlo, accettare la situazione e andare avanti, verso il cambiamento e verso uno stile di vita più gentile con se stessi.

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Maria Gazzotti
Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

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