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Il Pensiero divergente: la capacità di pensare con originalità

Il pensiero divergente, in quanto modalità di pensiero originale e non convenzionale, è rilevante in relazione ad altre abilità, come problem-soving e decision-making

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 08 Feb. 2024

Aggiornato il 09 Feb. 2024 14:26

Definire il pensiero divergente

Il pensiero divergente (in inglese, divergent thinking – DT) è definito come la capacità di pensare molte e differenti possibili soluzioni, anche inusuali e originali, di fronte a una determinata domanda, questione, compito o problema (Runco, 1986). 

In quanto connesso alla creatività, il pensiero divergente è stato studiato in relazione al costrutto dell’intelligenza. In particolare nel modello dell’intelligenza di Guilford la creatività è correlata alla produzione divergente; può implicare la produzione divergente di diversi contenuti a livello semantico (es. fluenza del lessico in un compito di scrittura), piuttosto che di contenuti simbolici innovativi, contenuti grafici o comportamentali (es. un gesto inatteso e non convenzionale verso qualcuno), o relativi alla funzionalità di oggetti (es. produzioni divergenti riguardo a usi insoliti di un oggetto, ad esempio una graffetta). Guilford (1967) distingue quindi tra il processo di pensiero divergente, inteso come produzione di molte differenti possibili idee e soluzioni, e il pensiero convergente, che implica il raggiungimento di una singola e corretta risposta a un problema. Di contro, il pensiero convergente può essere definito come la scelta di un’opzione/idea/possibilità che viene valutata come più meritevole e conveniente da perseguire di fronte a un problema o questione. Il pensiero convergente è caratterizzato dalla capacità di produrre risposte basate sulle regole d’inferenza logica e di strategie e conoscenze precedentemente apprese. 

Il pensiero divergente, in quanto modalità di pensiero originale e non convenzionale, diventa rilevante in relazione ad altre abilità, come ad esempio nel problem-soving e nel decision-making, sia in contesti individuali che in contesti di gruppo. 

Valutare il pensiero divergente

Il pensiero divergente risulta essere strettamente correlato alla creatività, intesa come capacità di un individuo di generare idee che siano innovative, sorprendenti e coinvolgenti (Kaufman & Sternberg, 2010).

Secondo Guilford (1967) il pensiero divergente è operazionalizzabile e valutabile secondo diversi indici (Guilford, 1967):

  • Fluidità: indice relativo alla numerosità delle idee prodotte (parametro quantitativo).
  • Originalità: tendenza a produrre idee e opzioni originali e differenti da quelle maggioritarie;
  • Flessibilità: capacità di adottare strategie diverse e di passare da un compito a un altro che richieda un approccio differente;
  • Elaborazione: capacità di concretizzare le proprie idee.

Generalmente, i test che valutano il pensiero divergente richiedono ai soggetti di produrre molteplici idee (quante più possibili) in risposta a uno specifico stimolo, di carattere verbale o grafico (es. disegnare in molti modi possibili una figura incompleta, scrivere possibili risposte a una situazione ipotetica, elencare i possibili usi di un oggetto). 

Uno dei test più utilizzati in Europa e negli Stati Uniti per l’assesment del pensiero divergente per soggetti in età evolutiva è il Test della Creatività del Pensiero Divergente (TCD), che viene applicato in particolare in ambito scolastico (scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado). Tra i test applicabili ad ampie fasce di popolazione ritroviamo il Torrance Tests of Creative Thinking (TTCT), il test Alternative Uses or Consequences, e lo spagnolo CREA test. 

Altri test che valutano il pensiero divergente sono stati messi a punto e validati per la misurazione del pensiero divergente in contesti e campioni specifici, come ad esempio il Purdue Creativity Test, che valuta il pensiero divergente negli ingegneri.

Strategie per promuovere il pensiero divergente

La ricerca psicologica si è focalizzata anche su strategie e programmi volti a migliorare e promuovere il pensiero divergente, evidenziandone l’efficacia (si veda la meta-analisi di Scott, Leritz, & Mumford, 2004a, 2004b). 

Alcune tecniche presenti in letteratura che aiutano a promuovere il pensiero divergente, in contesto individuale o di gruppo, sono ad esempio:

  • il brainstorming (la generazione esplicita di un gran numero di idee in modo destrutturato e creativo, basata su processi associativi tali per cui da un’idea può derivarne un’altra, sospendendo – nella fase di brainstorming- qualsiasi valutazione in merito alle idee stesse);
  • il mind o subject mapping: che implica il rendere in forma grafica il processo e gli esiti del brainstorming attraverso la realizzazione di una mappa grafica che connetta le diverse idee;
  • tenere un diario nella quotidianità, ove registrare idee che possono insorgere spontaneamente in relazione a uno o più stimoli;
  • scrittura libera: focalizzandosi su un certo argomento la persona scrive liberamente e fluidamente in modo destrutturato e continuo per un breve periodo di tempo;
  • la tecnica dei sei cappelli di De Bono (De Bono, 1985): consiste in una tecnica messa a punto per aumentare il numero di idee e prospettive utili ad analizzare e risolvere un problema: indossando ognuno dei sei cappelli differenti, si promuove la moltiplicazione dei punti di vista e di possibili soluzioni di fronte a una determinata questione. 
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Linda Confalonieri
Linda Confalonieri

Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • De Bono, Edward (1985). Six Thinking Hats: An Essential Approach to Business Management. Little, Brown, & Company.
  • Feldman S. Robert, Psicologia Generale, III edizione, Milano, Mc Graw Hill, 2017.
  • Guilford, J. P. (1967). The nature of human intelligence. New York: McGraw-Hill.
  • Kaufman, J. C., & Sternberg, R. J. (Eds.) (2010). Cambridge handbook of creativity. Cambridge University Press.
  • Runco, M. A. (1986). Flexibility and originality in children’s divergent thinking. Journal of Psychology, 120, 345–352.
  • Scott, G., Leritz, L. E., & Mumford, M. D. (2004a). The effectiveness of creativity training: A quantitative review. Creativity Research Journal, 16, 361–388.
  • Scott, G., Leritz, L. E., & Mumford, M. D. (2004b). Types of creativity training: Approaches and their effectiveness. Journal of Creative Behavior, 38, 149–179.

 

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