“Liberati della brava bambina” – Le tematiche affrontate
“Liberati della brava bambina”, scritto a quattro mani da Gancitano e Colamedici e pubblicato nel 2019 da HarperCollins, è una raccolta di otto storie che alternano figure femminili della mitologia “classica” (anche se attraverso punti di vista alternativi) a personaggi televisivi attuali e freschi. Il fulcro di tutto è la donna o, meglio, la “brava bambina” che ogni donna è costretta a essere dalla cultura patriarcale, anche dopo aver superato la tenera età.
Quello che viene definito dai due autori come “il problema senza nome” prende varie forme attraverso le storie delle protagoniste: Era spiega le ripercussioni della rinuncia alla realizzazione; Malefica presta la sua voce per parlare di rabbia incontrollata dopo aver subìto un doloroso torto; Elena mostra le varie sfaccettature correlate alla responsabilità di scegliere; Difred incarna la libertà d’azione; Medea simboleggia il tradimento di sé; Daenerys accompagna alla scoperta della conquista del potere “finalmente” in mano a una donna; Morgana impersonifica il conflitto con il mondo e Dina il bisogno di condivisione.
Vengono toccate tutte le principali ferite esistenziali con le quali una donna è costretta a interfacciarsi nel corso del suo percorso di crescita in questa società e viene fatto un primo regalo alla lettrice che inizia a sentire echeggiare nella propria testa le parole “non sei sola”, e già può tirare un sospiro di sollievo – che poco non è. Infatti, è quasi del tutto certo che una lettrice attenta si ritroverà coinvolta e trasportata da almeno una delle storie delle protagoniste e capirà, pagina dopo pagina, che forse la colpa di tutte le sue insicurezze, delle paure, della rabbia, delle frustrazioni non è sua, ma sta in qualcosa di più grande e largamente strutturato a forza sopra ognuno di noi – maschio o femmina che sia.
La parte più interessante, preceduta da un sensibile e attento capitolo che riguarda l’uomo di oggi e l’importanza di accogliere anche la sua incertezza in questa ricreazione dei ruoli, agli occhi di una psicologa come è quella che scrive adesso, è inevitabilmente da ricollegarsi a uno dei capitoli conclusivi: “La narrazione di sé come soluzione”. Qui, i due autori mostrando grande sapienza filosofica e non solo, sottolineano l’ormai risaputa valenza delle storie per l’umano, andando a concludere quanto sia importante non soltanto leggere le storie altrui, per capire se stessi e riconoscere i propri traumi, ma anche raccontare la propria. Si esplicita una realtà, ormai risaputa per gli addetti ai lavori, ricollegabile al beneficio intrinseco alla rinarrazione che l’umano compie nel suo percorso di conoscenza della propria interiorità psichica, anche attraverso la lettura di un valido libro.
“Liberati della brava bambina” – Alcuni spunti
Creare un’opera di questa profondità dalla scrittura semplice e diretta ha l’ulteriore merito di arrivare a ogni sostrato della popolazione e veicolare, quindi, su larga scala, delle consapevolezze essenziali, fornendo anche degli strumenti espliciti attraverso i quali andare oltre alcune convinzioni nocive e, di conseguenza, evolversi. Visti gli ormai noti e mostruosamente frequenti fatti di cronaca, è bene che queste ferite tipiche del sesso femminile, messe magistralmente in luce da Gancitano e Colamedici, vengano fatte presenti a colei che potrebbe essere ferita e in gabbia, senza neanche essersene resa conto. Ancora più importante è spronarla a parlarne, a condividere e rendere la propria storia essa stessa uno strumento d’aiuto per sé e per gli altri.
In conclusione, “Liberati della brava bambina” è un testo che ha in sé tante qualità, tra cui quella di fungere da strumento psicologico imprescindibile, per donne e non solo. Ecco un breve ma emblematico estratto a cura dei due autori:
Le parole sono importanti, come urlava Nanni Moretti, proprio perché rappresentano e modellano una determinata visione del mondo. […] Molti studi hanno dimostrato che la questione non riguarda tanto il parlare correttamente, quanto il pensare correttamente: hanno dimostrato che la lingua condiziona il modo di pensare, e che parlando male si pensa male. I limiti del linguaggio sono i limiti del mio mondo: parlando sessista, si pensa sessista.
Leggere il testo di Gancitano e Colamedici è un ottimo punto d’avvio per iniziare a leggere bene, poi parlare bene e in conclusione pensare bene, così da smettere finalmente di credere che la donna debba essere una “brava bambina”.