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L’effetto Stroop

La scoperta dell’effetto Stroop ha condotto allo sviluppo dell'omonimo test usato per valutare la capacità di inibire l’interferenza cognitiva

Di Anna Boccaccio

Pubblicato il 16 Feb. 2024

Aggiornato il 23 Feb. 2024 12:21

L’effetto Stroop

L’effetto Stroop trae il nome dallo psicologo statunitense John Ridley Stroop, che nel 1935 elaborò i risultati dei suoi esperimenti e li pubblicò all’interno dell’articolo Studies of interference in serial verbal reactions del Journal of Experimental Psychology. Si riferisce alla difficoltà nel denominare un colore fisicamente osservato mentre si legge il nome di un colore differente. 

L’effetto Stroop ha costituito per decenni il “gold standard” delle misure di attenzione (Macleod, 1992) e la base per successive ricerche nel campo della psicologia sperimentale e clinica. 

L’esperimento originale dell’effetto Stroop

Nello studio degli anni ‘30, Stroop utilizzò due tipi di materiale stimolo: nomi di colori stampati con inchiostro nero (stimoli congruenti) e nomi di colori stampati con inchiostri di colore diverso da quello indicato dal nome stesso (stimoli incongruenti). 

Es:

  • ROSSO (stimolo congruente)
  • ROSSO (stimolo incongruente)

L’esperimento era composto da due parti: nella prima, il ricercatore chiedeva ai partecipanti di leggere, il più velocemente possibile, le parole riportate con l’inchiostro nero, in seguito chiedeva loro di leggere le parole stampate, indipendentemente dal colore dell’inchiostro; nella seconda parte, domandava ai soggetti di denominare, il più rapidamente possibile, il colore dell’inchiostro invece che le parole scritte. Ad esempio, “ROSSO” poteva essere scritto con inchiostro verde e i partecipanti dovevano identificare il colore verde, anziché leggere la parola. 

Stroop riscontrò che i soggetti coinvolti nell’esperimento impiegavano maggiore tempo nel riconoscere il colore dell’inchiostro, piuttosto che nel leggere semplicemente le parole stampate del primo esperimento. Stroop ipotizzò che si fosse verificato un fenomeno di interferenza tra stimoli incongruenti e che tale interferenza avesse ritardato i tempi di risposta dei soggetti. 

Il test di Stroop

La scoperta dell’effetto Stroop ha condotto allo sviluppo del Test di Stroop Color-Word. Si tratta di un test neuropsicologico usato per valutare la capacità di inibire l’interferenza cognitiva che si verifica quando l’elaborazione di una caratteristica specifica di uno stimolo impedisce l’elaborazione simultanea di una seconda caratteristica dello stesso stimolo (Scarpina, Tagini, 2017). Scopriamone il funzionamento.

Il Test di Stroop, versione semplificata dell’esperimento originale, presenta informazioni incongruenti: colore di una parola e contenuto della parola stessa. Per ciascuno di noi, sarebbe automatico leggere la parola presentata; il test, al contrario, richiede di nominare il colore dell’inchiostro con cui la parola è scritta, e quindi emettere una risposta non automatica. Per riuscire nel compito, occorre inibire la risposta automatica della lettura, ovvero inibire l’interferenza cognitiva creata dalla risposta automatica (MacLeod, Dunbar, 1988; Ivnik et al., 1996). Alla luce di tale meccanismo, il Test di Stroop è anche detto test di controllo dell’inibizione.

È stato inoltre utilizzato per misurare funzioni quali attenzione, velocità di elaborazione, flessibilità cognitiva (ovvero capacità di adattamento a situazioni differenti o nuove) e memoria di lavoro, ossia memoria a brevissimo termine utile a ritenere temporaneamente informazioni per poterle utilizzare (Jensen and Rohwer, 1966; Kane and Engle, 2000). Sono state sviluppate disparate versioni del Test di Stroop, in forma estesa, breve, cartacea o computerizzata (Caffarra et al., 2002).

Teorie esplicative dell’effetto Stroop

Sebbene la letteratura non abbia raggiunto un accordo unanime sulle cause del fenomeno, varie teorie esplicative sono state proposte, tra cui: 

  • Teoria dell’attenzione selettiva: l’attenzione selettiva consiste nella capacità di scegliere quali informazioni, tra quelle che giungono ai nostri organi di senso, elaborare e far accedere alla nostra coscienza, e quali ignorare. In relazione all’effetto Stroop, identificare il colore delle parole richiede maggior attenzione rispetto all’attività di lettura. Questa teoria suggerisce che il cervello umano processa in modo prioritario l’informazione scritta, piuttosto che quella associata al colore. 
  • Teoria dell’automaticità: la lettura rappresenta un processo automatico (Cattell, 1886), pertanto è involontaria, rapida e incontrollata (Moors, De Houwer, 2006). Per tale ragione i partecipanti mostravano difficoltà nel denominare l’inchiostro trascurando la parola (MacLeod, 2016).
  • Teoria della velocità di elaborazione: afferma che le parole vengono processate più rapidamente rispetto ai colori. Ne deriva la difficoltà di identificare il colore, una volta letta la parola (MacLeod, 2016).
  • Elaborazione parallela: Questa teoria suggerisce che il cervello crea differenti “percorsi” di elaborazione delle informazioni per differenti compiti. La velocità e l’accuratezza con cui un compito è eseguito dipendono da precedenti esperienze di addestramento che rendono un percorso più “robusto” rispetto ad altri (McClelland, 1989). In questo caso, leggere potrebbe essere più semplice e veloce rispetto a nominare un colore.

Prospettive di ricerca dell’effetto Stroop

Sebbene l’effetto Stroop possa apparire un esperimento privo di effetti sulla psicologia umana, in realtà potrebbe rivelare il modo in cui elaboriamo le informazioni. Secondo uno studio pubblicato su Psychological Review “:

gli effetti osservati nel compito di Stroop forniscono una chiara immagine della capacità degli individui di attenzione selettiva e dell’abilità di alcuni stimoli di sfuggire al controllo attentivo” (Cohen et al., 1990, p.333, traduzione libera).

Ulteriori pubblicazioni evidenziano che l’articolo di Stroop del 1935 risulta tra i più citati della letteratura psicologica e che più di 700 studi hanno tentato di spiegare alcune sfumature dell’effetto Stroop, mentre centinaia sono stati direttamente o indirettamente influenzati dall’articolo di Stroop (MacLeod, 1992).

Il Test di Stroop è ampiamente utilizzato nella diagnosi dell’ADHD sia in età evolutiva che in età adulta e nella valutazione di pazienti con lesioni cerebrali.

Nonostante l’effetto Stroop non sia ancora stato definitivamente spiegato, rappresenta un caposaldo della psicologia sperimentale e clinica a cui psicologi e scienziati hanno fatto riferimento per molti decenni.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Caffarra, P., Vezzadini, G., Dieci, F., Zonato, F., Venneri, A. (2002), Una versione abbreviata del test di Stroop: Dati normativi nella popolazione Italiana. Nuova Rivista di Neurologia, 12(4), 111-115.
  • Cattell, J. M. (1886). The Time it Takes to See and Name Objects. Mind, 11(41), 63–65. JSTOR.
  • Cohen, J. D., Dunbar, K., & McClelland, J. L. (1990). On the control of automatic processes: A parallel distributed processing account of the Stroop effect. Psychological Review, 97(3), 332–361. 
  • Ivnik, R. J., Malec, J. F., Smith, G. E., Tangalos, E. G., and Petersen, R. C. (1996). Neuropsychological tests’ norms above age 55: COWAT, BNT, MAE token, WRAT-R reading, AMNART, STROOP, TMT, and JLO. Clin. Neuropsychol. 10, 262–278. doi: 10.1080/13854049608406689
  • Jensen, A. R., and Rohwer, W. D. (1966). The Stroop Color-Word Test: a Review. Acta Psychol. 25, 36–93. doi: 10.1016/0001-6918(66)90004-7
  • Kane, M. J., and Engle, R. W. (2003). Working-memory capacity and the control of attention: the contributions of goal neglect, response competition, and task set to Stroop interference. J. Exp. Psychol. Gen. 132, 47–70. doi: 10.1037/0096-3445.132.1.47
  • King, J.A., Colla, M., Brass, M., Heuser, I., von Cramon, D. (2007). Inefficient cognitive control in adult ADHD: evidence from trial-by-trial Stroop test and cued task switching performance. Behav Brain Funct. Aug 20;3:42. doi: 10.1186/1744-9081-3-42. PMID: 17708762; PMCID: PMC1988818.
  • MacLeod, C. M. (1992). The Stroop task: the “gold standard” of attentional measures. J. Exp. Psychol. Gen. 121, 12–14. doi: 10.1037/0096-3445.121.1.12
  • MacLeod, C. M. (2016). Stroop Effect. In R. Luo (Ed.), Encyclopedia of Color Science and Technology (pp. 1–6). Springer Berlin Heidelberg. 
  • MacLeod, C. M., and Dunbar, K. (1988). Training and Stroop-like interference: evidence for a continuum of automaticity. J. Exp. Psychol. Learn. Mem. Cogn. 14, 126–135. doi: 10.1037/0278-7393.14.1.126
  • Moors, A., & De Houwer, J. (2006). Automaticity: A theoretical and conceptual analysis. Psychological Bulletin, 132(2), 297–326.
  • Scarpina, F., Tagini, S. (2017) The Stroop Color and Word Test. Front Psychol. Apr 12;8:557. doi: 10.3389/fpsyg.2017.00557. PMID: 28446889; PMCID: PMC5388755.
  • Stroop, J. R. (1935). Studies of interference in serial verbal reactions. J. Exp. Psychol. 18, 643–662. 10.1037/h0054651
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